sabato 30 aprile 2022
sabato 23 aprile 2022
FUORI LA GUERRA DALLA STORIA - BUON 25 APRILE 2022
Giusta l’equidistanza da torti, errori e furbizie.
di Guido Liguori -
In vista del 25 aprile si intensifica la polemica contro l’Anpi, per non essersi schierata senza distinguo con il nutrito fronte dei sostenitori di Kiev nell’attuale guerra in Ucraina. L’obiezione che da diverse parti le è stata rivolta è la seguente: poiché l’Anpi nasce da una esperienza di lotta armata, essa non può essere «pacifista». Tale atteggiamento vorrebbe dire rinnegare le proprie radici, cioè quella lotta armata per la libertà che è stata la Resistenza italiana.Dico subito che si tratta a mio avviso di una tesi – quella che vede una intrinseca contraddizione nella scelta «pacifista» dell’Anpi – di scarso fondamento.
Perché la Resistenza italiana ha dato vita a una Costituzione («la Costituzione nata dalla Resistenza», si è ripetuto infinite volte) che, nel momento in cui nasceva dalla guerra vittoriosa contro il nazifascismo, voleva anche che quella guerra fosse l’ultima; che gli orrori di cui si era stati spettatori o vittime o anche attori non avessero a ripetersi.
Per questo è una Costituzione che, nata da una guerra di liberazione vinta, dichiara di ripudiare la guerra non solo «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli», ma anche «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Che non vi fossero più guerre era una aspirazione allora largamente condivisa e i costituenti la fissarono nell’art. 11, che certo non promuove un pacifismo assoluto, non congruo a uno Stato (che
infatti ha e non può non avere un suo esercito e altri apparati basati sull’esplicazione della forza), ma dichiara che la guerra vada sempre evitata, che si debba sempre tentare di evitarla: con la trattativa, con il negoziato, con l’accordo preventivo, con l’interposizione di forze di pace, ecc.
È proprio questo che il cosiddetto Occidente (ovvero, oggi, gli Stati Uniti e la Nato da essi egemonizzata) non ha voluto fare nel caso della crisi ucraina sfociata nella guerra in corso. L’Occidente, infatti, non solo ha violato le promesse fatte a Gorbaciov di non estensione della Nato verso Oriente; ha anche fatto poi orecchie da mercante ai ripetuti avvertimenti russi, come è stato
avvertito e segnalato da diversi esponenti della diplomazia e della politica internazionale; ha alimentato, all’opposto, la guerra civile in Ucraina, facendo di questo paese, dal 2014 in poi, un’arma contro la Russia; ha permesso che restassero inascoltate le mediazioni tedesche in extremis, ecc.
Per tutto ciò, oggi non si può dire che l’Ucraina e l’Occidente abbiano tutte le ragioni di un paese aggredito. Come ovviamente non le ha la Russia, che al passo terribile dell’invasione non sarebbe mai dovuta arrivare, in nessun caso, che porta la responsabilità pesante di aver dato inizio a una guerra disastrosa e distruttiva quando avrebbe dovuto tentare altri strumenti di pressione, altre vie di persuasione per costringere l’Ucraina e soprattutto i suoi protettori internazionali a dar vita a una conferenza internazionale in grado di garantire la sicurezza nella regione.
Giusta è perciò la posizione dell’Anpi, che chiede di far tacere le armi e di riaprire la strada negoziale, nonostante i torti che hanno tutte le parti in gioco. O proprio a muovere da essi. Giusta è la sua equidistanza da questi torti, e dagli errori, dalle furbizie, di entrambe le parti, la Russia e l’Occidente, in questo gioco al massacro che ha come prima vittima il popolo ucraino.
L’Anpi, in questo suo non schierarsi a-problematicamente, rappresenta le ragioni della Resistenza e di quella Costituzione che da essa è scaturita, e nel suo posizionamento critico si riconosce chi la guerra proprio non la vuole, respingendo la propaganda guerrafondaia unidirezionale di questi mesi.
Il manifesto, 22 aprile
martedì 19 aprile 2022
DA "IL MANIFESTO" DEL 15 APRILE 2022 - INTERVISTA A DE MAGISTRIS
Oggi su il manifesto segnalo una buona intervista a Luigi De Magistris in forte sintonia con quanto proponiamo da lungo tempo.
Stiamo lavorando alla costruzione di una coalizione sociale e politica alternativa ai partiti che sostengono il governo Draghi, il neoliberismo e la guerra. Il successo di Melenchon in Francia incoraggia ma ovviamente ogni paese ha la sua storia. Di certo il Pd non è di sinistra e va costruita un'alternativa popolare, senza identitarismi divisivi, su un programma radicale di cambiamento, ecologia, giustizia sociale, pace. La nostra convergenza non nasce da elettoralismi dell'ultima ora ma da anni di comune collocazione sui principali temi politici e sociali.
Se ci ritroviamo sempre nelle mobilitazioni è bene farlo anche in un progetto politico unitario di sinistra autentica. [foto scattata a Firenze a marzo alla manifestazione convocata dal collettivo #GKN con Giorgio, Luigi e Jorit] L'INTERVISTA De Magistris: «Voglio fare come Mélenchon» L'INTERVISTA. Parla l’ex sindaco di Napoli: un fronte di sinistra alle politiche. Pd e M5S? Sono forze di centro e votano il riarmo. Dialogo con Di Battista. "Il risultato francese ci indica la strada. Ma anche da noi abbiamo verificato che c’è un elettorato potenziale che vuole una sinistra nuova, antiliberista e pacifista"
di Andrea Carugati «Quello di Mélenchon è un risultato straordinario, con lui mi auguro di poter costruire un fronte europeo di sinistra innovativa e radicale. Ci incontrammo a Napoli nel 2018, apprezzò il lavoro che stavamo facendo sui beni comuni, sull’ex opg, insieme ai centri sociali. Ci siamo intesi subito». Luigi De Magistris, per 10 anni sindaco di Napoli, guarda con ammirazione e un pizzico di invidia al risultato di France Insoumise. Quale lezione per la sinistra radicale in Italia? Il risultato francese ci spinge a costruire quella sinistra che oggi non c’è. O meglio: c’è una sinistra diffusa che non trova più rappresentanza.
Un problema di vecchia data… Negli ultimi anni a livello nazionale non c’è stata la capacità di mettere insieme i pezzi, e non ci sono state neppure figure in grado di fare quel lavoro paziente di connessione, sui territori, coi movimenti. Un lavoro per costruire una sinistra autonoma, che non cerca mezza poltrona in cambio di un accordo col Pd. Una sinistra di lotta ma anche in grado di governare, affidabile.
Lei si propone per fare questo lavoro? Rivendico l’esperienza di governo a Napoli come quella più a sinistra degli ultimi dieci anni. Abbiamo tenuto insieme tutta la sinistra, tutte le forze che sostengono Draghi erano all’opposizione, più Fratelli d’Italia. Poi alle regionali in Calabria, nel 2021, abbiamo preso il 17% senza soldi, una campagna fatta con lo zainetto in spalla.
Vede uno spazio politico fuori dal centrosinistra? Faccio una premessa: Pd e 5 stelle oggi sono forze di centro che hanno votato l’aumento delle spese militari e l’invio di armi in Ucraina, la sinistra non c’è, in Parlamento è rappresentata dal solo Fratoianni che ha un diritto di tribuna. L’elettorato potenziale c’è, abbiamo verificato che se c’è una proposta arriva anche la risposta.
Dove sta questo elettorato? Nell’astensione, in un pezzo di delusi dal M5S. Ma anche in un mondo più moderato che non vuole votare partiti a favore della guerra e del riarmo.
Rifondazione e Potere al popolo stanno lavorando per una lista con lei.
Sì, lavoriamo insieme. Ma non basta. C’è una opposizione sociale, un elettorato diffuso che chiede contenuti diversi e credibilità. Se vuoi fare il fronte dei non allineati al sistema, devi essere credibile per la tua storia.
Insomma, lei vorrebbe fare il Mélenchon italiano?
Non mi piace fare paragoni con luoghi e storie che hanno la loro peculiarità. So perfettamente che da solo non vado da nessuna parte, ma mi metto a disposizione con volontà, tenacia, umiltà, e anche amore. Ora ho molto tempo a disposizione per girare l’Italia, mi entusiasma l’idea di costruire una coalizione sociale e popolare dei non allineati.
Contro il Pd e i suoi alleati? Con i dem una alleanza è impossibile. Lo era già prima, ma la guerra ha segnato una divaricazione ancor più netta. Noi costruiremo una alternativa al draghismo, al liberismo, all’economia di guerra. Non un fronte di chi dice solo no, ma di chi ha una proposta di governo.
Anti-sistema e di governo non sono due concetti in contraddizione?
No, e credo di averlo in parte dimostrato governando. Si può essere di rottura rispetto al sistema del liberismo, delle privatizzazioni, del compromesso morale, della devastazione ambientale. E farlo governando.
Faccia un esempio. A Napoli abbiamo rispettato il risultato del referendum sull’acqua pubblica. Praticamente siamo stati gli unici.
Per fare una lista nazionale non basta essere radicati al sud.
C’è un anno di lavoro durissimo da fare, anche al Nord. Ricordo però che nel 2009, quando mi candidai alle europee da indipendente nell’Idv, dei 500mila voti che presi la maggioranza erano nel centronord. Non partiamo da zero. In cosa il vostro programma sarà diverso da quello del centrosinistra?
Ripeto che non esiste un centrosinistra. La nostra sarà l’unica proposta di sinistra. Punteremo su salario minimo, ribaltamento dei rapporti di forza tra persona e capitale, riduzione dell’orario di lavoro, riequilibrio fiscale a favore dei più deboli. Vogliamo ripensare le politiche energetiche e ambientali, dopo che Pd e M5s hanno tradito le promesse green, tagliare le spese militari a favore di sanità e istruzione, lotta alle mafie, una politica estera non subalterna agli interessi americani. Non vogliamo rivolgerci solo a pensionati e lavoratori dipendenti, ma anche le piccole imprese, gli autonomi.
Mélenchon ha sfondato nelle periferie.
Ho una certa esperienza in materia. E non solo le periferie urbane, ma anche le aree agricole, le montagne della Calabria.
Di Battista può essere un vostro interlocutore? Anche lui apprezza Mélenchon.
Penso di sì. Ha fatto degli errori ai tempi del Conte 1, si è crogiolato con la la storia che non esistono destra e sinistra, ma ha dimostrato coerenza. E sulla guerra siamo in perfetta sintonia. Vorrei capire però se ha un progetto alternativo in mente, o se vuole dare una mano a Conte per riportare i 5 stelle ai temi delle origini.
Anche nel 2013 la sinistra radicale si affidò a un magistrato, Antonio Ingroia. Non andò bene.
Nessun replay, posso assicurarlo. Ingroia ha una bella storia da magistrato, ma non c’è nessun paragone o connessione con quell’esperienza. Abbiamo due modi di intendere la politica completamente diversi.
Alle elezioni manca meno di un anno.
Siamo partiti e non ci fermiamo più, gireremo tutta l’Italia, è iniziata la fase di costruzione dal basso di un nuovo soggetto. Alle elezioni avremo il nostro simbolo, serve un contenitore nuovo con contenuti nuovi, come ha fatto Podemos in Spagna. La guerra ha accentuato la necessità di far prevalere le ragioni dell’unità, di mettersi in gioco con responsabilità e maturità in un progetto più grande.
domenica 17 aprile 2022
E' STATA IMBRATTATA PER L'ENNESIMA VOLTA LA NOSTRA BACHECA...
Esprimo solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Vimodrone (MI) vittime di una provocazione figlia della falsa narrazione dove “chi è per la pace e rifiuta di mettere l’elmetto come hanno invece fatto Letta, il Governo ed il PD diventa putiniano”.
Lo diciamo e lo ribadiamo con forza: siamo contro Putin e condanniamo l’invasione ucraina così come siamo contro la NATO e il suo colpevole espansionismo ad ogni costo e contro il mancato rispetto degli accordi di Minsk.
Siamo contro l’aumento delle spese militari a discapito di quelle previste per scuola e sanità per le quali il DEF prevede un abbattimento dal 4% al 3,5% per la scuola e addirittura di un punto percentuale per la sanità.
Siamo per la pace e per il disarmo, siamo contro tutte le guerre e condanniamo con forza l’azione del Governo e l’invio di armi in Ucraina che altro non faranno se non allungare i tempi della guerra ed il calvario della popolazione.
Siamo per trattare, trattare e ancora trattare e le fandonie costruite scientificamente da chi sta alimentando la guerra e il conflitto non ci toccano.
Un grande abbraccio alle compagne e ai compagni di Vimodrone. Continuami così!
SEGRETARIO REGIONALE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - FABRIZIO BAGGI