martedì 19 maggio 2020

PRC - SALUTE E REDDITO PER TUTTE/I, NO ALLO STRAPOTERE DI CONFINDUSTRIA. DIAMO VOCE A CHI NON HA VOCE


SALUTE E REDDITO PER TUTTE/I, NO ALLO STRAPOTERE DI CONFINDUSTRIA. DIAMO VOCE A CHI NON HA VOCE
Pubblicato il 19 maggio 2020
Documento conclusivo del Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, 16/17 maggio 2020.
Il decreto c.d. Rilancio e lo scontro politico che lo ha preceduto confermano il quadro analitico e le preoccupazioni che il nostro partito ha espresso nei documenti (Prima la salute non il profitto e Fase 2) e negli ordini del giorno approvati nelle scorse settimane dalla Direzione Nazionale che il Comitato Politico Nazionale fa propri con la piattaforma delineata di proposte per affrontare la crisi. Questo quadro di proposte e analisi è arricchito dalla piattaforma programmatica elaborata dal Partito della Sinistra Europea.
La decisione da parte del governo di avviare la cosiddetta fase 2 nonostante il contagio sia ancora in atto – come d’altronde in altri paesi – è assai indicativa dell’egemonia capitalistica sulle nostre società e in particolare sulla politica.
Nessuna emergenza di per sé induce automaticamente cambiamenti positivi senza conflitto sociale e lotta politica adeguata. La pandemia, l’impreparazione con cui è stata affrontata e la stessa gestione di questa emergenza sanitaria rappresentano una chiara prova del fallimento del modello economico e sociale neoliberista.
Le politiche di austerità, con i tagli e la privatizzazione della sanità e lo strapotere del padronato che ha impedito una chiusura efficace delle attività non essenziali, hanno prodotto una strage evitabile.
La realtà drammatica che si è determinata apre uno spazio ed evidenzia la necessità di una sinistra anticapitalista ed antiliberista che porti avanti un’offensiva sociale e culturale, contrastando l’egemonia del “pensiero unico” e di un capitalismo predatorio e socialmente irresponsabile.
La crisi provocata dalla pandemia costringe i governi di tutto il mondo ad un aumento fortissimo della spesa pubblica, ma questa non costituisce di per sé un reale cambiamento delle coordinate di fondo delle politiche dominanti da un trentennio.
Le dichiarazioni di Mario Draghi dimostrano che in una fase come questa è interesse in primo luogo del capitale che gli stati si facciano carico di un gigantesco intervento pubblico per salvare l’economia.
Ma non basta l’aumento della spesa pubblica se non cambiano gli indirizzi di fondo.
Il decreto Rilancio, come le precedenti misure assunte dal governo, appare inadeguato ed evidentemente condizionato dalla subalternità dell’intero quadro politico a Confindustria.
Trionfa ancora una volta la riproposizione della centralità della grande impresa, verso la quale si ritiene dovuto un “assistenzialismo” senza condizionalità che invece si nega ai soggetti più deboli ed indigenti.
Il segno evidente più forte è nella sfrontata decisione di estendere a tutte le aziende – anche quelle che non sono state colpite dalla crisi – il taglio dell’Irap mentre si nega l’estensione del reddito di cittadinanza a chi ne ha bisogno, si stanziano cifre irrisorie per l’emergenza affitti e si giunge a far sparire nel nulla il “premio” di mille euro che per settimane era stato annunciato per gli operatori sanitari (una discutibile monetizzazione di un rischio che non avrebbe cancellato le responsabilità di aver lasciato infermieri e medici senza DPI nella prima fase della pandemia).
La notizia che una multinazionale come FCA, che ha spostato la sede legale all’estero per eludere il fisco in Italia, chiede che lo Stato faccia da garante presso le banche evidenzia quanto fossero fondate le nostre critiche ai provvedimenti assunti dal governo e anche dall’UE.
Al segno impresso sul decreto si aggiunge la vittoria da parte del fronte padronale sul piano dell’accelerazione della riapertura pur in assenza di misure adeguate per la prevenzione del contagio e la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori.
Invece di favorire grandi imprese – che distribuiscono dividendi a manager e azionisti mentre chiedono a Stato e banche di finanziare investimenti –  bisogna sostenere soprattutto piccole e medie imprese e lavoratori autonomi.
Il sostegno finanziario per le grandi imprese dovrebbe essere condizionato alla salvaguardia dei posti di lavoro, alla stabilizzazione del precariato, ad una ridefinizione della produzione con obiettivi determinati dal pubblico, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Va rilanciato il ruolo del pubblico in tutti i settori: sistema creditizio, produzioni strategiche, ricerca e servizi.
Abbiamo bisogno di un modello economico incentrato sul benessere pubblico e non sull’immenso accumulo di capitali da parte di pochi.
Invece di finanziamenti a pioggia ci sarebbe bisogno di un piano di riconversione ambientale e sociale per l’economia che garantisse una piena e buona occupazione e proteggesse i diritti di tutte/i, a cominciare dalla parità di genere.
Il profitto capitalistico, nelle vesti più neutrali e naturalizzate della necessità economica del paese, è risultato più forte del rispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
Per questo denunciamo con forza e indignazione l’irresponsabilità di chi, dopo la strage causata dalla subalternità agli industriali, continua su una strada che può risultare assai pericolosa in termini di vite umane.
La stessa “regolarizzazione” dei migranti è stata pensata a partire del punto di vista delle imprese, decidendo di regolarizzare temporaneamente una parte minimale delle braccia – operanti solo in alcune categorie ad alto sfruttamento -  e non le persone, di negare l’accesso a tutte/i al servizio sanitario nazionale e di mantenere i/le migranti sotto il ricatto del permesso di soggiorno legato ad un contratto di lavoro.
Il fatto che il governo raccoglie consenso nel paese perché dà l’impressione di un impegno serio non implica una rinuncia al dovere della critica.
L’opinione pubblica democratica e di sinistra tende a stringersi intorno ad un governo centrista; permane anche se appannata la forza di una destra razzista e xenofoba e si sentono drammaticamente le conseguenze dell’assenza di una sinistra autonoma in parlamento, in gran parte delle istituzioni locali e nei media.
Siamo convinti che arroccarsi in difesa del “meno peggio”, come propongono settori della sinistra, dei movimenti e dell’intellettualità produca passivizzazione e non contribuisca neanche a contrastare la forza della destra e la sua narrazione che trova continuo alimento nel crescere del malcontento sociale.
Basti solo pensare al sud dove la situazione economica e sociale era drammatica con tassi di disoccupazione altissimi già prima del Covid-19 ed ora si corre il rischio concreto che il “welfare mafioso” si faccia spazio senza l’introduzione di un reddito per tutte/i.
Invece nel decreto assistiamo all’introduzione di norme per scippare i fondi europei al meridione.
La logica dell’ingoiare il rospo è stata da sempre funzionale poi all’affermarsi delle peggiori destre.
Proprio la drammaticità della crisi sanitaria, sociale e economica impone che si costruisca un’opposizione sociale e politica a partire da campagne e contenuti programmatici concreti.
C’è bisogno di una risposta da parte di una sinistra autonoma dal governo anche per difendere la democrazia e il livello di civiltà del confronto nel nostro paese.
La debolezza nostra e di tutta la sinistra anticapitalista ed antiliberista impone la necessità di un salto di qualità.
Non possiamo lasciare l’opposizione alla destra e ad un padronato che pratica con grande determinazione il conflitto e il proprio punto di vista di classe dominante.
Si sta preparando uno scenario in cui il costo della crisi ricadrà sulle classi popolari, sul lavoro dipendente ed autonomo, sulle piccole imprese.
Per affrontare la crisi bisogna fare il contrario di quel che propone Confindustria e lavorare per il cambiamento attraverso la costruzione di un movimento politico e sociale per l’alternativa.
Nella fase 2 è fondamentale costruire le condizioni – con le proposte e con adeguate forme di mobilitazione – per far emergere un punto di vista di sinistra, anticapitalista ed antiliberista, ambientalista e femminista, costituzionale e democratico.
Alla prepotenza di Confindustria va contrapposta una mobilitazione e una piattaforma che metta al centro i diritti delle classi lavoratrici e della maggioranza sociale del paese.
La critica del modello sociale neoliberista può diventare di massa se partiamo dalla concretezza dei problemi e delle proposte.
L’impegno incondizionato per la pace e il disarmo è uno degli elementi essenziali della politica di sinistra.
Senza pace, non c’è futuro per l’umanità.
La crisi del Covid19 ha esplicitato un ulteriore salto del clima da “guerra fredda” promosso dagli USA, che superano ogni record di spese militari, e che la Nato impone anche al nostro paese.
La lotta per il disarmo e il taglio delle spese militari oggi può incontrare consenso di massa e va portata avanti insieme a quella per il multilateralismo e la cooperazione tra i popoli.
Per questo l’impegno di questi mesi del nostro partito in termini di inchiesta, denuncia, elaborazione, informazione, relazione e pratiche di lotta e mutualistiche va proseguito e approfondito.
Va proseguita anche a livello europeo – con i partiti del Gue/NGL e della Sinistra Europea – la costruzione di una risposta alle scelte della Commissione e della governance neoliberista che ha visto nella piattaforma condivisa dalla SE un primo risultato positivo.
Il rilancio dell’iniziativa del partito – incluso il lavoro organizzativo dal tesseramento alla campagna per il 2×1000 (codice L19) – non ha un orizzonte autoreferenziale ma va visto come contributo alla costruzione di uno schieramento popolare di lotta, cambiamento e alternativa.
In questi mesi abbiamo dimostrato concretamente – segnalando le autentiche priorità sanitarie e sociali – l’utilità di un partito comunista che non rinuncia al punto di vista critico e di classe pur cosciente della propria inadeguatezza e della necessità di determinare un salto di qualità e un progetto che riunifichi tutte le sinistre di alternativa.
Il lavoro di Rifondazione Comunista in questi mesi è servito a far emergere quello che stava accadendo realmente nella società, dai luoghi di lavoro alle case di riposo.
Rifondazione Comunista è uno strumento di autodifesa delle classi popolari ed una risorsa a disposizione di chi a sinistra non si rassegna e non ha smesso di indignarsi. La stessa campagna per il 2×1000 dobbiamo perseguirla con questo approccio, quando chiediamo di scegliere la “sinistra di classe” intendiamo dire innanzitutto che Rifondazione Comunista è uno strumento per dare voce ai senza voce a partire dalle classi lavoratrici.
Se si rafforza Rifondazione Comunista si rafforza la sinistra.
Anche nelle elezioni amministrative e regionali dobbiamo lavorare a liste e/o coalizioni di alternativa ai poli politici esistenti, con grande impegno unitario verso la sinistra sociale e politica, i movimenti e l’associazionismo.
Il Comitato Politico Nazionale impegna tutto il partito al massimo sforzo nelle campagne per il tesseramento e per l’ampliamento dei sostegni attraverso il 2×1000, per una sottoscrizione straordinaria, rivolta anche a simpatizzanti, atta a potenziare le attività del nostro partito.
Il Comitato Politico nazionale impegna il partito nella prosecuzione e nel rilancio delle campagne avviate e indicate dalla Direzione:
A - campagna per un reddito di quarantena per tutte/i e per l’estensione del reddito di cittadinanza promossa da Bin Italia;
B - petizione “usare i soldi della Bce” e opposizione al MES; la Banca centrale europea dovrebbe garantire le enormi risorse necessarie per affrontare l’emergenza sociale, economica e sanitaria ed il meccanismo europeo di stabilità dovrebbe essere abolito;
C - rilancio sanità pubblica, a partire dagli investimenti in strutture, strumentazioni e dispositivi di protezione, collocando le produzioni in mani pubbliche, e da un piano di assunzioni di personale stabile, partendo dalla stabilizzazione di quelli arruolati in questi mesi, per arrivare ad avere organici di livello “europeo”, con la fine del numero chiuso nelle facoltà di medicina;
D - giustizia fiscale: campagna per patrimoniale e tassazione progressiva, fine dei paradisi fiscali all’interno e all’esterno dell’UE, tassa su GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) e NATU (Netflix, Airbnb, Tesla, Uber), niente aiuti alle imprese che hanno sede legale all’estero;
E - vigilanza dal basso a difesa della salute e della sicurezza nei trasporti e sui luoghi di lavoro;
F - no allo scippo delle risorse per il sud, superamento del patto di stabilità e risorse per i comuni;
G - campagna contro il regionalismo differenziato, sostegno e promozione dei “comitati contro ogni forma di autonomia differenziata“, commissariamento sanità regione Lombardia;
H - piattaforma sociale (piano per il lavoro per riconversione ecologica e welfare, salario minimo orario, riduzione orario di lavoro a parità di salario, lotta a precarietà ed esternalizzazioni);
I - regolarizzazione delle/dei migranti, a partire dal sostegno allo sciopero del 21 maggio e delle mobilitazioni che seguiranno, proponendo un provvedimento generalizzato che garantisca almeno un anno di soggiorno per ricerca occupazione, l’iscrizione anagrafica e quella al SSN;
L - risorse per la scuola pubblica statale, riduzione drastica alunne/i per classe, adeguamento e messa a norma spazi, copertura posti di lavoro docenti e ATA;
M - taglio drastico alle spese militari e stop alle grandi opere inutili, a partire dal Tav in Val di Susa;
N - finanziamento adeguato del fondo per contributo all’affitto, blocco  degli sfratti per morosità incolpevole fino a giugno 2021, piano straordinario casa con recupero del patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato compatibile con la residenza e sua assegnazione all’edilizia popolare;
O - campagna per la riduzione della detenzione carceraria nell’esecuzione penale, per la umanizzazione delle pene, contro l’espansione continua delle incriminazioni penali e contro il processo penale da remoto;
P - solidarietà con i popoli curdo e palestinese, con Cuba e Venezuela contro il blocco e le aggressioni USA e denuncia del ruolo della Nato.
Il Comitato Politico Nazionale impegna segreteria, direzione e dipartimenti a proseguire nel costruire – a partire dai contenuti – momenti di confronto e convergenza, campagne, iniziative e scadenze di mobilitazione unitaria con soggettività politiche, sociali, sindacali, culturali, associative.
Se con la Fase 2 si torna a lavorare si deve poter tornare a esercitare i diritti democratici sanciti dalla Costituzione.

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