Documento
approvato dalla Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
nella riunione di mercoledì 6 maggio.
La decisione
da parte del governo di avviare la cosiddetta fase 2 nonostante il contagio sia
ancora in atto – come d’altronde in altri paesi – è assai indicativa
dell’egemonia capitalistica sulle nostre società e in particolare sulla
politica. Esce confermato il quadro che delineato nel documento approvato nella
precedente riunione della direzione. Nessuna emergenza di per sé induce
automaticamente cambiamenti positivi senza conflitto sociale e lotta politica
adeguata. Un dato appare chiarissimo: i dati più gravi vengono dai due paesi
guida della destra iperliberista, gli USA e la Gran Bretagna.
Stiamo
entrando nella Fase 2 senza che spesso sussistano le condizioni minime per
salvaguardare lavoratrici e lavoratori e col rischio di una ripresa dei
contagi. Non sono state previste sanzioni penali rilevanti per le aziende
responsabili di mancata garanzia delle condizioni di sicurezza per la salute
dei lavoratori, né un serio e capillare piano di controlli nei luoghi di
lavoro, né pianificata la sicurezza nella rete del trasporto pubblico.
Mancano il
personale e le strutture sanitarie a livello territoriale, il trasporto
pubblico è totalmente impreparato tanto che si fa affidamento sull’uso dei
mezzi privati, la gestione della salute e della sicurezza delle fabbriche è
lasciata alla buona volontà degli imprenditori senza controlli preventivi e
strutture che possano effettuarli nel tempo.
Denunciamo
come irresponsabili queste scelte e il tentativo in atto su tutti i media di
attribuire tutte le responsabilità di una possibile ripresa dei contagi ai
cittadini indisciplinati.
Ma ora
occorre che esercitiamo tutta la vigilanza possibile per documentare e
denunciare i casi nei quali cittadini e lavoratori, vuoi su mezzi di trasporto
affollati, vuoi in luoghi di lavoro privi delle condizioni di sicurezza vedono
messa a rischio la propria salute.
La vigilanza
dal basso e la denuncia delle situazioni di rischio è un terreno di intervento
politico a cui dobbiamo dedicare la massima attenzione in tutti i territori.
Nonostante
il governo si sia dimostrato fin troppo cedevole alle pretese di Confindustria
assistiamo a un’offensiva dei nuovi vertici che va contrastata in quanto ha
come obiettivo palese quello di far cadere il costo della crisi sulla classe
lavoratrice e i ceti popolari.
Il blocco
dell’egoismo proprietario e delle imprese è molto aggressivo e tende non solo a
interdire qualsiasi misura riformatrice ma a rilanciare una nuova ondata di
riduzione dei diritti e di prepotenza padronale. E’ bene che a questa offensiva
si risponda a voce alta ricordando le responsabilità del padronato nella strage
lombarda e l’irresponsabilità sociali di grandi gruppi che hanno spostato la
sede legale all’estero ma acquistano grandi quotidiani nazionali per
condizionare politica e opinione pubblica.
Va contrastata
la tendenza a stringersi intorno al governo Conte rinunciando a una critica più
che necessaria a scelte politiche assolutamente inadeguate e spesso negative e
inaccettabili. La sinistra in questa fase deve con la massima autonomia dare
voce alle istanze sociali e prospettare alternative concrete non rassegnandosi
alla dialettica tra le posizioni della destra e quelle governative.
Nessuno come
noi ha denunciato in Lombardia e in Piemonte le Giunte della destra leghista e
proseguiamo la battaglia contro la cattiva gestione dell’emergenza sanitaria e
per il commissariamento anche sul piano giudiziario. Contrastiamo una destra
che mostra un volto sempre più padronale e che propone le solite ricette di
deregulation di berlusconiana memoria che già hanno seminato danni.
Anche la
sentenza della Corte Costituzionale tedesca evidenzia le contraddizioni della
destra fascioleghista. Il ricorso contro l’intervento della BCE è stato
promosso, tra gli altri, proprio da un fondatore dell’AFD, partito di riferimento
della Lega in Germania.
La realtà è
che lo spazio sociale a una destra becera, senza proposte e piena di
contraddizioni lo offrono invece le inadeguate politiche del governo e dell’UE.
Il risultato
dei vertici europei è assolutamente disastroso per la mancanza di volontà di
aprire sul serio una fase nuova di interventi in grado di affrontare una crisi
di dimensioni enormi. E la posizione del governo italiano continua a essere
troppo condizionata dalla fedeltà alla governance ordoliberista europea del
Partito Democratico.
E’ il
momento per una battaglia in Italia e in Europa per imporre un’uscita dalla
crisi nel segno della solidarietà, della difesa e del rilancio della sanità
pubblica e del welfare, dei diritti di lavoratrici e lavoratori,
dell’occupazione, della riconversione dell’economia.
La nostra
proposta di utilizzare i soldi della Bce senza creare nuovo debito per gli
stati – in parte simile a quella del governo spagnolo – è l’alternativa a
scelte che sono volte a spendere ora per poi rimettere i popoli sotto il
ricatto del debito come vincolo esterno per imporre ulteriori tagli,
precarietà, riduzione dei diritti, e saccheggio del pubblico e dei beni comuni.
Di qui la
necessità che la campagna per l’intervento diretto della Bce deve proseguire
con un impegno forte di tutto il partito, utilizzando la raccolta delle firme
sulla petizione che abbiamo lanciato per far comprendere la nostra proposta e
costruire intorno ad essa lo schieramento necessario politico, sociale e
sindacale. In Italia e a livello europeo.
Rimane
aperta anche a livello nazionale la questione centrale del conflitto di classe
in questa fase: quella del come e da dove devono venire le risorse necessarie
per garantire la salute, i diritti, i redditi, il lavoro, le attività
economiche dentro l’emergenza e nella fase di uscita.
Dobbiamo
constatare che il governo si attesta su posizioni sbagliate di chiusura alla
patrimoniale e anche a modesti e provvisori aumenti della progressività fiscale
per i redditi più alti. Questo orientamento a difesa dell’egoismo proprietario
del 10% più ricco della popolazione lo pagheranno le classi popolari e le aree
più povere del paese se non si impone una politica di effettivo cambiamento. Se
ne profilano le conseguenze già nel DEF e nell’intenzione di sottrarre risorse
a un meridione già penalizzato nell’ultimo ventennio.
La
tassazione dei grandi patrimoni, la progressività fiscale, il taglio della
spesa per gli armamenti e le grandi opere inutili e dannose sono scelte
imprescindibili se si vuole rispondere all’emergenza sociale seguendo le
indicazioni contenute nella Costituzione.
L’arroganza
di Confindustria ricorda che solo uno schieramento che dia voce agli interessi
e si radichi nella classe lavoratrice può contrastare derive antidemocratiche e
l’imbarbarimento della società con un programma come quello che da tempo
prefiguriamo.
Il fatto che
un’antica nostra proposta programmatica – la riduzione dell’orario di lavoro a
parità di salario – riemerga nel dibattito pubblico su iniziativa di una task
force di esperti incaricati da un ministero dimostra che dal punto di vista
sociale la rottura con le politiche e il pensiero unico neoliberista ormai
dovrebbe essere semplice scelta di buon senso. La stessa piattaforma dei
sindacati della scuola che ricalca proposte che avanziamo da tempo contro le
cosiddette “classi pollaio” conferma che nel nostro paese c’è bisogno di
un’alternativa di sinistra.
Come
Rifondazione Comunista lavoriamo affinchè i movimenti e le soggettività della
sinistra anticapitalista, antiliberista, ambientalista, femminista trovino le
forme di mobilitazione per dare forma a un’opposizione sociale efficace. La
gravità della crisi sociale e sanitaria e la pressione enorme che esercita
Confindustria dovrebbero spingere le organizzazioni sindacali, e in particolar
modo alla Cgil, a una risposta più forte e incisiva in termini di mobilitazione
e di piattaforma programmatica.
Il governo
non mostra l’intenzione di perseguire politiche redistributive e di reperire
risorse laddove ci sono e tantomeno di tagliare le spese militari o sulle
grandi opere inutili come il Tav in Val di Susa. Di conseguenza gli interventi
per aiutare le persone e le famiglie rimaste senza redditi e garantire la
tenuta dei settori economici sono del tutto insufficienti e molto inferiori
rispetto a quanto stanziato da altri stati.
Tanto più
gravi appaiono i ritardi con cui vengono erogati anche perché in molti casi
riguardano settori sociali che già in tempi normali non arrivano a fine mese o
piccole e piccolissime aziende che spesso hanno entrate assimilabili a quelle
da lavoro dipendente.
Se
nell’erogazione della cassa integrazione ordinaria si registrano ritardi
discutibili, nel caso della cassa in deroga i ritardi sono gravissimi. Anche in
questo caso le Regioni, esaltate dalla retorica delle fallimentari riforme di
centrodestra e centrosinistra, si dimostrano una palla al piede del paese e
gravano negativamente le 21 procedure e 21 tempistiche diverse, evidenziando i
danni per l’efficienza e l’universalità dei diritti nel Paese.
Ma il fatto
più grave è che fino ad oggi per milioni di persone non è stato stanziato
nulla. Parliamo di una platea di milioni di cittadine/i e la scelta di
trasformare in “contributo provvisorio” il reddito di emergenza va nella
direzione opposta rispetto a quella di un’estensione del reddito di
cittadinanza auspicata persino dal Papa.
Ai proclami di Grillo e alle dichiarazioni di Zingaretti corrisponde
nella realtà la scelta di non affrontare l’emergenza sociale nel paese e di non
implementare un welfare inclusivo. Da quanto finora emerso il “decreto Maggio”
non contiene risposte nemmeno i contributi per gli affitti.
Non è con
queste politiche che si contrasta la destra che soffia sul fuoco della
sofferenza sociale e della paura.
Per
affrontare la crisi bisogna fare il contrario di quel che propone Confindustria
e lavorare per la costruzione di un’alternativa politica e sociale al governo
Conte.
La Direzione
nazionale impegna il partito nella prosecuzione e rilancio delle campagne
avviate e in particolare
. petizione
“usare i soldi della Bce”
. campagna
per la patrimoniale e sulla tassazione progressiva
. estensione
del reddito di cittadinanza e reddito di quarantena per tutte/i subito,
. niente
aiuti alle imprese che hanno sede legale all’estero,
. vigilanza
dal basso a difesa della salute e della sicurezza nei trasporti e sui luoghi di
lavoro,
. no allo
scippo delle risorse per il sud,
.
commissariamento regione Lombardia,
.
piattaforma sociale (salario minimo orario, riduzione orario di lavoro a parità
di salario, lotta a precarietà e esternalizzazioni),
. rilancio
sanità pubblica,
.
regolarizzazione migranti,
. risorse
per la scuola pubblica statale, riduzione drastica alunne/i per classe,
adeguamento e messa a norma spazi, copertura posti di lavoro docenti e ATA,
. campagna
contro il regionalismo differenziato, sostegno e promozione dei “comitati
contro ogni forma di autonomia differenziata“,
. stop alle
spese militari e alle grandi opere inutili,
- solidarietà con Cuba e Venezuela
contro il blocco e le aggressioni USA e denuncia del ruolo della Nato.
La Direzione
nazionale, su proposta della segreteria nazionale, convoca il Comitato Politico
Nazionale (in collegamento telematico) per i prossimi 16 e 17 maggio.
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