Le
maggioranze farlocche di Romano Prodi
Legge
elettorale. La riforma della legge elettorale è in agenda insieme al taglio dei
parlamentari, giunto all’ultimo giro di boa, e posto dal M5Stelle come
priorità.
Se il taglio
si facesse a legge elettorale invariata, la distorsione della rappresentatività
delle assemblee sarebbe fortissima e incostituzionale
Massimo Villone – IL MANIFESTO_ del 6-09-2019
In una
lettera al direttore del Corriere della sera (del 4 settembre) Romano Prodi si
lancia in un endorsement senza se e senza ma del maggioritario, in specie se
ispirato al doppio turno come in Francia, o all’uninominale di collegio come in
Gran Bretagna.
Sullo stesso
giornale D’Alema suggerisce cautela nella corsa verso un sistema proporzionale,
essendo preferibile un maggioritario che favorisca un ritorno al bipolarismo.
Su
Italiaoggi (5 settembre) Claudio Velardi concorda con Prodi e con D’Alema.
Decisamente,
un déjà vu.
La riforma
della legge elettorale è in agenda insieme al taglio dei parlamentari, giunto
all’ultimo giro di boa, e posto dal M5Stelle come priorità.
Se il taglio
si facesse a legge elettorale invariata, la distorsione della rappresentatività
delle assemblee sarebbe fortissima e incostituzionale.
Ad esempio,
nelle regioni minori solo i primi due partiti otterrebbero seggi in Senato.
Un ritorno
al proporzionale appare a molti una condizione necessaria.
Se ne
avverte una eco nel programma di governo (al punto 10), laddove si parla di
avviare un percorso di riforma della legge elettorale, assicurando il
«pluralismo politico e territoriale».
Ma non c’è
un esplicito richiamo al proporzionale, e forse qui le opinioni citate hanno
giocato un ruolo.
Nemmeno
sfugge che oggi qualsiasi impianto maggioritario darebbe al centrodestra un
vantaggio incolmabile.
La crisi di
agosto ha visto tra le ragioni di fondo la valutazione che il momento fosse
favorevole per assaltare Palazzo Chigi.
In questa
prospettiva Matteo Salvini ha corso un azzardo, ha scommesso, e ha perduto.
A tutto
questo i sostenitori del maggioritario rispondono che bisogna ripristinare il
bipolarismo.
È ovvio che
in un sistema tripolare o multipolare un maggioritario che garantisca il totem
della stabilità e della governabilità è fatalmente troppo distorsivo della
rappresentatività, e probabilmente incostituzionale.
Per Prodi
ciò non rileva, perché «una legge elettorale non è fatta per fotografare il
Paese, ma per dargli una maggioranza di governo possibilmente stabile».
Non potremmo
dissentire di più.
Una
assemblea elettiva assolve la sua funzione solo se è ampiamente
rappresentativa.
Diversamente,
è una inutile superfetazione istituzionale.
Chi vuole il
maggioritario o ritiene irrilevante qualsiasi misura di distorsione della
rappresentatività, o pensa a una strategia di alleanze che portando a una
competizione tra due coalizioni riduca al minimo la correzione maggioritaria
che garantisce la vittoria.
A sinistra o
nel centrosinistra si pensa a una alleanza pre-elettorale tra Pd e M5Stelle, e
forse ancora altri.
Ma è una
prospettiva plausibile?
Trovare una
compatibilità su temi quali le trivelle, la scuola, i beni culturali, il lavoro
o persino le grandi opere può essere alla fine non facile, ma possibile.
Ma che dire
del diverso modo di concepire la democrazia?
Vincolo di
mandato, eletti-portavoce, referendum propositivo, taglio dei parlamentari,
votazioni su Rousseau segnano un depotenziamento della democrazia
rappresentativa che fa allo stato parte del dna del Movimento, e trova qualche
eco anche nel programma di governo.
Una
strategia duratura di solide alleanze può bene trovare qui ostacoli
difficilmente superabili.
Ma poi,
siamo sicuri che le chiavi di lettura di un tempo siano ancora valide?
In Francia,
il doppio turno ha dato a Macron una maggioranza, ma non ha impedito – anzi,
indebolendo la rappresentatività del parlamento ha probabilmente concorso a
determinare – la rivolta dei gilet gialli.
In Gran
Bretagna, emblema della stabilità e della governabilità assicurata dal
maggioritario, Boris Johnson ha preso ceffoni dai Commons, e altri
probabilmente ne avrà.
La stessa
unità del regno scricchiola pericolosamente.
Sono prove che maggioranze farlocche
create con artifici elettorali non chiudono le faglie politiche, economiche e
sociali, e che il fulcro della democrazia è in un parlamento che dia pienamente
voce al paese, e non nei palazzi del governo.
Prodi chiede
che si prendano «le decisioni necessarie a far sì che l’Italia possa riprendere
il suo ruolo in Europa e nel mondo».
Dubitiamo
assai che abbiamo perso quel ruolo a causa di una legge elettorale non
abbastanza maggioritaria, e che basti correggere l’errore per riguadagnarlo.
Di MASSIMO VILLONE DA “IL MANIFESTO” DEL 6 -9-2019