Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza
Il 18 giugno a Roma. È necessario uno spazio politico nuovo, ci vuole una
sinistra unita e una sola, grande lista di cittadinanza aperta a tutti:
partiti, movimenti, associazioni, comitati
Siamo di fronte ad una decisione urgente. Che non è
decidere quale combinazione di sigle potrà sostenere il prossimo governo
fotocopia, ma come far sì che nel prossimo Parlamento sia rappresentata la
parte più fragile di questo Paese e quanti, giovani e meno giovani, in seguito
alla crisi, sono scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà, della
mancanza di futuro e di prospettive. La parte di tutti coloro che da anni non
votano perché non credono che la politica possa avere risposte per la loro vita
quotidiana: coloro che non sono garantiti perché senza lavoro, o con lavoro
precario; coloro che non arrivano alla fine del mese, per stipendi
insufficienti o pensioni da fame.
La grande questione del nostro tempo è questa: la
diseguaglianza. L’infelicità collettiva generata dal fatto che pochi lucrano su
risorse e beni comuni in modo da rendere infelici tutti gli altri.
La scandalosa realtà di questo mondo è un’economia che
uccide: queste parole radicali – queste parole di verità – non sono parole
pronunciate da un leader politico della sinistra, ma da Papa Francesco. La
domanda è: «E’ pensabile trasporre questa verità in un programma politico
coraggioso e innovativo»? Noi pensiamo che non ci sia altra scelta. E pensiamo
che il primo passo di una vera lotta alla diseguaglianza sia portare al voto
tutti coloro che vogliono rovesciare questa condizione e riconquistare diritti
e dignità.
Per far questo è necessario aprire uno spazio politico
nuovo, in cui il voto delle persone torni a contare.
Soprattutto ora che sta per essere approvata
l’ennesima legge elettorale che riporterà in Parlamento una pletora di
“nominati”. Soprattutto in un quadro politico in cui i tre poli attuali: la
Destra e il Partito Democratico – purtroppo indistinguibili nelle politiche e nell’ispirazione
neoliberista – e il Movimento 5 Stelle o demoliscono o almeno non mostrano
alcun interesse per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Ci vuole, dunque, una Sinistra unita, in un progetto
condiviso e in una sola lista. Una grande lista di cittadinanza e di sinistra,
aperta a tutti: partiti, movimenti, associazioni, comitati, società civile. Un
progetto capace di dare una risposta al popolo che il 4 dicembre scorso è
andato in massa a votare “No” al referendum costituzionale, perché in quella Costituzione
si riconosce e da lì vorrebbe ripartire per attuarla e non limitarsi più a
difenderla.
Per troppi anni ci siamo sentiti dire che la partita
si vinceva al centro, che era indispensabile una vocazione maggioritaria e che
il punto era andare al governo. Da anni contempliamo i risultati: una classe
politica che si diceva di sinistra è andata al governo per realizzare politiche
di destra. Ne portiamo sulla pelle le conseguenze, e non vogliamo che torni al
potere per completare il lavoro.
Serve dunque una rottura e, con essa, un nuovo inizio:
un progetto politico che aspiri a dare rappresentanza agli italiani e soluzioni
innovative alla crisi in atto, un percorso unitario aperto a tutti e non
controllato da nessuno, che non tradisca lo spirito del 4 dicembre, ma ne sia,
anzi, la continuazione.
Un progetto che parta dai programmi, non dalle
leadership e metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una
remunerazione equa o a un reddito di dignità, il diritto alla salute, alla
casa, all’istruzione.
Un progetto che costruisca il futuro sull’economia
della conoscenza e su un modello di economia sostenibile, non sul profitto, non
sull’egemonia dei mercati sui diritti e sulla vita delle persone.
Un progetto che dia priorità all’ambiente, al
patrimonio culturale, a scuola, università e ricerca: non alla finanza; che
affronti i problemi di bilancio contrastando evasione ed elusione fiscale, e
promuovendo equità e progressività fiscale: non austerità e politiche
recessive.
Un simile progetto, e una lista unitaria, non si
costruiscono dall’alto, ma dal basso. Con un processo di partecipazione aperto,
che parta dalle liste civiche già presenti su tutto il territorio nazionale, e
che si apra ai cittadini, per decidere insieme, con metodo democratico,
programmi e candidati.
Crediamo, del resto, che il cuore di questo programma
sia già scritto nei principi fondamentali della Costituzione, e specialmente
nel più importante: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art.
3).
È su questa piattaforma politica, civica e di
sinistra, che vogliamo costruire una nuova rappresentanza. È con questo
programma che vogliamo chiamare le italiane e gli italiani a votare.
Vogliamo che sia chiaro fin da ora: noi non ci stiamo
candidando a guidarla. Anzi, non ci stiamo candidando a nulla: anche perché le
candidature devono essere scelte dagli elettori. Ma in un momento in cui gli
schemi della politica italiana sembrano sul punto di ripetersi immutabili, e
immutabilmente incapaci di generare giustizia ed eguaglianza, sentiamo – a
titolo personale, e senza coinvolgere nessuna delle associazioni o dei comitati
di cui facciamo parte – la responsabilità di fare questa proposta. L’unica
adeguata a questo momento cruciale.
Perché una sinistra di popolo non può che rinascere
dal popolo.
Invitiamo a riunirsi a Roma il prossimo 18 giugno tutti
coloro che si riconoscono in questi valori, e vogliono avviare insieme questo
processo.
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Una nuova sinistra per l'uguaglianza?
Acerbo, Fratoianni e Civati: sì, vediamoci il 18
di Maurizio
Acerbo
Condivido
l'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per costruire dal basso una lista
unitaria della sinistra, una lista del popolo del NO che il 4 dicembre ha
sconfitto Renzi nel referendum. Come sottolineano Anna e Tomaso una lista della
sinistra che si riconosce nella Costituzione e si batte contro le
disuguaglianze crescenti non può che darsi un programma di netta rottura con le
politiche neoliberiste di destra portate avanti dal Pd.
L'appello
prende atto del fatto che ormai destra e Partito Democratico sono
indistinguibili e che c'è da costruire uno spazio politico nuovo riunendo
partiti, movimenti, liste unitarie, esperienze territoriali. Chi come noi da
anni propone di aggregare un polo della sinistra autonomo e alternativo
rispetto al PD non può che dare il benvenuto a questo appello e condividere
l'invito a ritrovarci il 18 giugno a Roma per una grande assemblea che dia
inizio al percorso
di Nicola
Fratoianni
Anna Falcone
e Tomaso Montanari stamattina hanno pubblicato un appello e dato appuntamento
per il 18 giugno, a Roma, "Perché una Sinistra popolare non può che
rinascere dal popolo" scrivono loro e hanno ragione.
Il loro
appello parla di radicalità, ridefinisce la rappresentanza e propone l'unità.
Per questo
noi facciamo un passo in avanti e con Giuseppe Civati firmiamo un'adesione
unica.
Per dire che
ci siamo. Per dire che si può ripartire dal NO del 4 dicembre, per costruire
una proposta forte e chiara. Per dire che Sì, è Possibile. Ci vediamo il 18
giugno, tutte e tutti insieme.
di Roberto Musacchio
A giudicare
da quello che si vede da Fb, ma non solo, ce ne era un gran bisogno. Parlo del
bell'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una lista di sinistra e di
civiltà che riparta dalla democrazia e dell'uguaglianza. Io ci sarò con loro il
18 giugno a Roma. E sono convinto che saremo in tante e tanti. Tutti coloro che
continuano cocciutamente nella vita a pensare e ad agire per un altro mondo
possibile. C'è del buon senso in queste loro parole. E il buon senso è il
contrario del senso comune. È il buon senso di chi ha difeso la Costituzione
perché è ancora la cosa migliore che abbiamo. È il buon senso di chi non si è
rassegnato alle cattive politiche di questi decenni che sono state cattive
anche quando a farle sono stati i cosiddetti centri sinistri. Il buon senso di
chi lotta contro le controriforme delle pensioni, la precarizzazione, le
privatizzazioni dei beni comuni. Il buon senso di chi vuole si l'Europa ma non
questa. Di chi pensa che i migranti siano donne e uomini che debbano avere più
diritti della finanza. Il buon senso di chi vede una sinistra rinascere con
Tsipras, con Iglesias, con Melenchon, in Portogallo, con Corbyn e si chiede:
perché noi no? Il buon senso di sapere che la sinistra rinasce se è tale e se
ha il coraggio di smetterla con i disastri di questi anni. Io ho provato in
questi anni a far vivere questo buon senso con una militanza che non avesse più
ambizioni di stare in primo piano. Anche per questo spero che vi sia,
soprattutto in chi in questi lunghi anni ha avuto grandi responsabilità in
politiche sbagliate che hanno fatto male alla sinistra ma anche al paese, il
buon senso di non insistere nel danno. Abbiamo veramente bisogno di cambiare
pagina.
di Alfonso
Gianni
L'appello di
Anna Falcone e Tomaso Montanari a favore di una grande lista di cittadinanza e
di sinistra, fondata sul contrasto alle diseguglianze, di cui parla l'articolo
più sociale della nostra bella Costituzione, l'articolo 3, rompe le solite
logiche accordistiche e politiciste e rimette la questione con i piedi per
terra. "Una grande lista di cittadinanza e di sinistra aperta a tutti:
partiti, movimenti, associazioni, comitati, società civile" capace di
rispondere a quella sinistra diffusa che si è manifestata in più occasioni,
dalla vittoria del 4 dicembre (dove le idee costituzionali hanno realizzato un
momento egemonico su uno schieramento assai variegato) allo sciopero delle
donne dell'8 marzo, dalla raccolta tradita delle firme per il referendum suoi
voucher, alle manifestazioni in solidarietà e in aiuto concreto ai migranti, la
grande questione del nostro tempo. L'appuntamento per iniziare il percorso è
per il 18 giugno a Roma. Un'occasione da non mancare.
di Roberto Musacchio
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