martedì 13 giugno 2017

UN’ALLEANZA POPOLARE PER LA DEMOCRAZIA E L’UGUAGLIANZA

Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza
Il 18 giugno a Roma. È necessario uno spazio politico nuovo, ci vuole una sinistra unita e una sola, grande lista di cittadinanza aperta a tutti: partiti, movimenti, associazioni, comitati
Siamo di fronte ad una decisione urgente. Che non è decidere quale combinazione di sigle potrà sostenere il prossimo governo fotocopia, ma come far sì che nel prossimo Parlamento sia rappresentata la parte più fragile di questo Paese e quanti, giovani e meno giovani, in seguito alla crisi, sono scivolati nella fascia del bisogno, della precarietà, della mancanza di futuro e di prospettive. La parte di tutti coloro che da anni non votano perché non credono che la politica possa avere risposte per la loro vita quotidiana: coloro che non sono garantiti perché senza lavoro, o con lavoro precario; coloro che non arrivano alla fine del mese, per stipendi insufficienti o pensioni da fame.
La grande questione del nostro tempo è questa: la diseguaglianza. L’infelicità collettiva generata dal fatto che pochi lucrano su risorse e beni comuni in modo da rendere infelici tutti gli altri.
La scandalosa realtà di questo mondo è un’economia che uccide: queste parole radicali – queste parole di verità – non sono parole pronunciate da un leader politico della sinistra, ma da Papa Francesco. La domanda è: «E’ pensabile trasporre questa verità in un programma politico coraggioso e innovativo»? Noi pensiamo che non ci sia altra scelta. E pensiamo che il primo passo di una vera lotta alla diseguaglianza sia portare al voto tutti coloro che vogliono rovesciare questa condizione e riconquistare diritti e dignità.
Per far questo è necessario aprire uno spazio politico nuovo, in cui il voto delle persone torni a contare.
Soprattutto ora che sta per essere approvata l’ennesima legge elettorale che riporterà in Parlamento una pletora di “nominati”. Soprattutto in un quadro politico in cui i tre poli attuali: la Destra e il Partito Democratico – purtroppo indistinguibili nelle politiche e nell’ispirazione neoliberista – e il Movimento 5 Stelle o demoliscono o almeno non mostrano alcun interesse per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Ci vuole, dunque, una Sinistra unita, in un progetto condiviso e in una sola lista. Una grande lista di cittadinanza e di sinistra, aperta a tutti: partiti, movimenti, associazioni, comitati, società civile. Un progetto capace di dare una risposta al popolo che il 4 dicembre scorso è andato in massa a votare “No” al referendum costituzionale, perché in quella Costituzione si riconosce e da lì vorrebbe ripartire per attuarla e non limitarsi più a difenderla.
Per troppi anni ci siamo sentiti dire che la partita si vinceva al centro, che era indispensabile una vocazione maggioritaria e che il punto era andare al governo. Da anni contempliamo i risultati: una classe politica che si diceva di sinistra è andata al governo per realizzare politiche di destra. Ne portiamo sulla pelle le conseguenze, e non vogliamo che torni al potere per completare il lavoro.
Serve dunque una rottura e, con essa, un nuovo inizio: un progetto politico che aspiri a dare rappresentanza agli italiani e soluzioni innovative alla crisi in atto, un percorso unitario aperto a tutti e non controllato da nessuno, che non tradisca lo spirito del 4 dicembre, ma ne sia, anzi, la continuazione.
Un progetto che parta dai programmi, non dalle leadership e metta al centro il diritto al lavoro, il diritto a una remunerazione equa o a un reddito di dignità, il diritto alla salute, alla casa, all’istruzione.
Un progetto che costruisca il futuro sull’economia della conoscenza e su un modello di economia sostenibile, non sul profitto, non sull’egemonia dei mercati sui diritti e sulla vita delle persone.
Un progetto che dia priorità all’ambiente, al patrimonio culturale, a scuola, università e ricerca: non alla finanza; che affronti i problemi di bilancio contrastando evasione ed elusione fiscale, e promuovendo equità e progressività fiscale: non austerità e politiche recessive.
Un simile progetto, e una lista unitaria, non si costruiscono dall’alto, ma dal basso. Con un processo di partecipazione aperto, che parta dalle liste civiche già presenti su tutto il territorio nazionale, e che si apra ai cittadini, per decidere insieme, con metodo democratico, programmi e candidati.
Crediamo, del resto, che il cuore di questo programma sia già scritto nei principi fondamentali della Costituzione, e specialmente nel più importante: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3).
È su questa piattaforma politica, civica e di sinistra, che vogliamo costruire una nuova rappresentanza. È con questo programma che vogliamo chiamare le italiane e gli italiani a votare.
Vogliamo che sia chiaro fin da ora: noi non ci stiamo candidando a guidarla. Anzi, non ci stiamo candidando a nulla: anche perché le candidature devono essere scelte dagli elettori. Ma in un momento in cui gli schemi della politica italiana sembrano sul punto di ripetersi immutabili, e immutabilmente incapaci di generare giustizia ed eguaglianza, sentiamo – a titolo personale, e senza coinvolgere nessuna delle associazioni o dei comitati di cui facciamo parte – la responsabilità di fare questa proposta. L’unica adeguata a questo momento cruciale.
Perché una sinistra di popolo non può che rinascere dal popolo.
Invitiamo a riunirsi a Roma il prossimo 18 giugno tutti coloro che si riconoscono in questi valori, e vogliono avviare insieme questo processo.

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Una nuova sinistra per l'uguaglianza? Acerbo, Fratoianni e Civati: sì, vediamoci il 18

di Maurizio Acerbo
Condivido l'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per costruire dal basso una lista unitaria della sinistra, una lista del popolo del NO che il 4 dicembre ha sconfitto Renzi nel referendum. Come sottolineano Anna e Tomaso una lista della sinistra che si riconosce nella Costituzione e si batte contro le disuguaglianze crescenti non può che darsi un programma di netta rottura con le politiche neoliberiste di destra portate avanti dal Pd. 
L'appello prende atto del fatto che ormai destra e Partito Democratico sono indistinguibili e che c'è da costruire uno spazio politico nuovo riunendo partiti, movimenti, liste unitarie, esperienze territoriali. Chi come noi da anni propone di aggregare un polo della sinistra autonomo e alternativo rispetto al PD non può che dare il benvenuto a questo appello e condividere l'invito a ritrovarci il 18 giugno a Roma per una grande assemblea che dia inizio al percorso

di Nicola Fratoianni 
Anna Falcone e Tomaso Montanari stamattina hanno pubblicato un appello e dato appuntamento per il 18 giugno, a Roma, "Perché una Sinistra popolare non può che rinascere dal popolo" scrivono loro e hanno ragione.
Il loro appello parla di radicalità, ridefinisce la rappresentanza e propone l'unità.
Per questo noi facciamo un passo in avanti e con Giuseppe Civati firmiamo un'adesione unica. 
Per dire che ci siamo. Per dire che si può ripartire dal NO del 4 dicembre, per costruire una proposta forte e chiara. Per dire che Sì, è Possibile. Ci vediamo il 18 giugno, tutte e tutti insieme.

di Roberto Musacchio
A giudicare da quello che si vede da Fb, ma non solo, ce ne era un gran bisogno. Parlo del bell'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una lista di sinistra e di civiltà che riparta dalla democrazia e dell'uguaglianza. Io ci sarò con loro il 18 giugno a Roma. E sono convinto che saremo in tante e tanti. Tutti coloro che continuano cocciutamente nella vita a pensare e ad agire per un altro mondo possibile. C'è del buon senso in queste loro parole. E il buon senso è il contrario del senso comune. È il buon senso di chi ha difeso la Costituzione perché è ancora la cosa migliore che abbiamo. È il buon senso di chi non si è rassegnato alle cattive politiche di questi decenni che sono state cattive anche quando a farle sono stati i cosiddetti centri sinistri. Il buon senso di chi lotta contro le controriforme delle pensioni, la precarizzazione, le privatizzazioni dei beni comuni. Il buon senso di chi vuole si l'Europa ma non questa. Di chi pensa che i migranti siano donne e uomini che debbano avere più diritti della finanza. Il buon senso di chi vede una sinistra rinascere con Tsipras, con Iglesias, con Melenchon, in Portogallo, con Corbyn e si chiede: perché noi no? Il buon senso di sapere che la sinistra rinasce se è tale e se ha il coraggio di smetterla con i disastri di questi anni. Io ho provato in questi anni a far vivere questo buon senso con una militanza che non avesse più ambizioni di stare in primo piano. Anche per questo spero che vi sia, soprattutto in chi in questi lunghi anni ha avuto grandi responsabilità in politiche sbagliate che hanno fatto male alla sinistra ma anche al paese, il buon senso di non insistere nel danno. Abbiamo veramente bisogno di cambiare pagina.

di Alfonso Gianni
L'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari a favore di una grande lista di cittadinanza e di sinistra, fondata sul contrasto alle diseguglianze, di cui parla l'articolo più sociale della nostra bella Costituzione, l'articolo 3, rompe le solite logiche accordistiche e politiciste e rimette la questione con i piedi per terra. "Una grande lista di cittadinanza e di sinistra aperta a tutti: partiti, movimenti, associazioni, comitati, società civile" capace di rispondere a quella sinistra diffusa che si è manifestata in più occasioni, dalla vittoria del 4 dicembre (dove le idee costituzionali hanno realizzato un momento egemonico su uno schieramento assai variegato) allo sciopero delle donne dell'8 marzo, dalla raccolta tradita delle firme per il referendum suoi voucher, alle manifestazioni in solidarietà e in aiuto concreto ai migranti, la grande questione del nostro tempo. L'appuntamento per iniziare il percorso è per il 18 giugno a Roma. Un'occasione da non mancare.


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