Valentino Parlato, un comunista
di Maurizio
Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea
Con
Valentino Parlato la sinistra italiana perde una figura di assoluto
valore. Si può essere comunisti,
intelligenti, aperti, liberi e sorridenti. Valentino Parlato di sicuro lo è
stato. Per chi è cresciuto leggendo Il manifesto è forte l’emozione per una
grande perdita. Attraverso i decenni ci ha aiutato a riflettere e a agire
contribuendo a fare del giornale un luogo di incontro prezioso e unico per
culture, storie e punti di vista diversi e non allineati. Ma anche di confronto
con le culture riformiste laddove se ne trovava qualche traccia in questo
disgraziato paese. Valentino Parlato è sempre rimasto testardamente comunista:
“realizzare il comunismo non è cosa da poco. E’ – dovrebbe essere – un
passaggio storico, come l’uscita dalla schiavitù, come il passaggio dall’età
feudale a quella moderna. E non va dimenticato neppure che dopo la gloriosa
Rivoluzione Francese arrivò Napoleone I, sovrano assoluto, anche se un po’
meglio di Stalin”, scriveva in un intervento di pochi anni fa. Poneva la
domanda “il comunismo è davvero finito?” e rifiutava la riduzione a “barbarie”
di un’intera vicenda storica di cui rivendicava i meriti. Ricordava che con
quella “scrittarella” quotidiano comunista sotto la testata del Manifesto
avevano voluto affermare che si poteva essere comunisti anche al di fuori del
PCI. E dunque lo si poteva rimanere anche dopo la morte del grande partito:
quell’indicazione dovrebbe “segnare ancora una linea”, scriveva. Valentino
Parlato concludeva invitando a ragionare su “che cosa può o dovrebbe essere il
comunismo del XXI° secolo e di fronte alla crisi capitalistica più grave e
drammatica della nostra storia”. Non vi era nulla di conservatore, ma certo il
rifiuto di arrendersi allo spirito dei tempi e al senso comune dominante anche
a sinistra. Non a caso nelle ultime interviste rimarcava la necessità di fare i
conti con le discontinuità e le trasformazioni del capitalismo odierno. Si
rimane comunisti se – come Valentino Parlato – non si smette di interrogarsi e
se non si perde la curiosità.
Le più
sentite condoglianze di tutte le compagne e i compagni di Rifondazione
Comunista alla moglie, ai figli e agli amici di Valentino Parlato”.
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