SINISTRA – RIFONDAZIONE COMUNISTA
ELEGGE MAURIZIO ACERBO NUOVO SEGRETARIO NAZIONALE
Il Comitato
politico nazionale di Rifondazione Comunista, al termine del X congresso
nazionale del partito, che si è concluso oggi, domenica 2 aprile, a Spoleto, ha
eletto Maurizio Acerbo come nuovo segretario nazionale del PRC.
Pescarese,
classe 1965, Maurizio Acerbo è stato deputato, consigliere regionale in Abruzzo
e comunale a Pescara, componente della segreteria nazionale di Rifondazione
Comunista, ed è da sempre attivo nei movimenti e nelle lotte sociali e
ambientaliste.
Paolo
Ferrero – segretario uscente di Rifondazione Comunista, vice presidente del
Partito della Sinistra Europea – ha dichiarato:
“Dopo aver
fatto per nove anni il segretario di Rifondazione Comunista sono molto felice
di poter passare il testimone a Maurizio Acerbo che con il suo entusiasmo, la
sua intelligenza e la sua passione saprà dare un contributo decisivo allo
sviluppo del partito, alla costruzione di una sinistra unitaria, al rilancio
della lotta per l’alternativa.”
LA RIVOLUZIONE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA CONTINUA
La
relazione di Paolo Ferrero al X Congresso nazionale di Rifondazione Comunista è
lunga e tocca tutti i punti politici più dirimenti che una sinistra di
alternativa si deve...
La
relazione di Paolo Ferrero al X Congresso nazionale di Rifondazione
Comunista è lunga e tocca tutti i punti politici più dirimenti che una sinistra
di alternativa si deve porre oggi per ritrovare un suo spazio nel contesto
sociale sempre più smarrito e sempre più in balia delle destre economiche,
liberiste e – aggettivo che Ferrero non considera negativamente – populiste.
Non parte da lontano Ferrero, ma rievoca la necessità
di ispirarsi ad una pratica comunista che non sia altisonante, generatrice di
proclami, feticista del passato, ma che semmai sia conscia della propria storia
e che sappia prendere da questa i tratti migliori: cominciando da quella Rivoluzione russa che è stato il primo tentativo,
che si è radicato nel tempo, delle masse popolari e proletarie di sovvertire un
ordine che “una settimana prima magari nessuno poteva pensare fosse possibile
capovolgere“.
Tutto, dunque, diventa possibile quando si aprono dei
varchi, quando si gettano sul terreno nuove ispirazioni, quando si prova, si
sperimenta. Ed è per questo che Rifondazione Comunista coniuga in questo suo X
Congresso il minuto di silenzio per Fidel Castro con
il “socialismo o barbarie” di Rosa Luxemburg passando per l’esperienza delle
Brigate di Solidarietà attiva che si sono date da fare in tanti luoghi d’Italia
in cui la terra è franata, dove vi sono state alluvioni devastanti e devastanti
terremoti.
Del resto, la sede del congresso è nell’epicentro
geologico e nel cuore politico di una Italia che tocca con mano il disastro:
Spoleto, bella, verde, ricca, culturalmente una capitale, è a due passi da ogni
piccolo centro distrutto da un sisma ininterrotto.
Sono le macerie materiali ma anche morali di un Paese
che mette davanti a tutto il profitto perché governato da forze liberiste e
perché il sistema dominante impone questo ai governi.
“Noi non siamo tra quelli che
pensano che il futuro si costruisca governando un po’ meglio di quanto hanno
fatto altre coalizioni, di destra, di centrosinistra. Noi, come comunisti,
pensiamo che il compito primo che abbiamo è costruire la politica sociale,
quella che quotidianamente si adopera, come le “casematte” di Gramsci,
per deviare il corso degli eventi ma senza punti di rottura che arrivino dal
potere istituzionale.“.
E’ il senso del passaggio sull’Europa, tra l’altro,
dove Ferrero fa un po’ di storia politica italiana quando cita la Rifondazione
Comunista che ruppe col governo Prodi che aveva affossato le 35 ore: “Se allora ci avessero
ascoltato, oggi non avremmo l’Europa della Merkel e di Renzi da un lato e della
Le Pen e di Salvini dall’altro. Avremmo l’Europa di Jospin, non quella di
Schroeder che ha aperto la strada alla cristallizzazione moderna del liberismo
continentale.”.
Per
cui, l’Europa va riformata ma non dal punto di vista del
mercato: “non serve a nulla – dice il quasi ex segretario di
Rifondazione Comunista – distruggere l’Unione europea.
Occorre lavorare per costruire le dinamiche popolari che costringano le
istituzioni di Bruxelles a fare i conti con una forza costituente sul piano
sociale e politico per una trasformazione dell’attuale regime liberista in una
Europa dei popoli, della solidarietà e del lavoro.”.
Parallelamente a questo percorso transalpino, ma
unitario, Paolo Ferrero traccia le linee di politica interna riprendendo
passaggi del Documento 1 “Socialismo XXI, per un nuovo umanesimo” che ha
prevalso nei congressi dei circoli con il 71,5% dei voti. “Anche in Italia ci troviamo davanti alla necessità impellente di
costruire un terzo polo che, nella sua proposta, sia una alternativa alle forze
liberiste e a quelle xenofobe, razziste e neofasciste.
Nella vita si può sbagliare una volta, due volte, ma
non si può ricadere nello stesso errore più volte: bisogna imparare dalle
esperienze fatte e quindi io vorrei, lasciando oggi la guida di Rifondazione
Comunista, che il prossimo segretario o segretaria non si trovasse davanti ad
una situazione di mera composizione di liste elettorali prive di un senso dato
da una intenzione che si concretizzi in un progetto di lungo respiro.
Il modello a cui penso è quello catalano, dove a
nessuna forza viene chiesto di sciogliersi e dove, dentro al contenitore
politico, ogni testa è un voto e non ci sono assemblaggi di ceto politico.“.
Un terzo polo che
noi spesso abbiamo chiamato “quarto polo”, conteggiando come terzo quello
grillino. Ma poco cambia. Un terzo polo dove stare da comunisti, intendendo per
comunismo sempre la necessità del binomio che dà il nome al Partito: “della
Rifondazione Comunista”. La “rifondazione comunista è” per Ferrero “un processo che non si è
affatto concluso. Per questo, lo dico ai compagni che invocano l’unità
comunista, ogni altro tentativo di costruzione di una forza comunista fuori
dall’elaborazione della ‘rifondazione’, che è innovazione senza deperimento di
valori originari, quindi attualizzazione del comunismo, finisce con l’essere
ritualmente una proposizione di feticismi, di ancoraggi celebrativi legati al
passato.”.
L’ultima osservazione è sulle prossime elezioni
amministrative comunali. Ferrero riafferma un concetto che condividiamo con
assolutezza: “Per costruire una alternativa seria devi essere ovunque
alternativo: dunque Rifondazione Comunista se vuole essere alternativa non
può fare alleanze con il PD. In nessun luogo. In nessun modo. Altrimenti
viene meno la base stessa del progetto di costruzione di una alterità, viene
meno l’autonomia, viene meno il senso stesso del Partito.“.
La platea dei 400 delegati applaude il segretario. Lo
applaude Citto Maselli
(nella foto, a sinistra accanto a Pippo Civati), il
maestro, il regista che è sempre stato dalla parte dei più deboli e che è
sempre con noi, da iscritto e militante. Lo fanno anche coloro che gli sono
stati contrari in questo congresso, che si sono schierati contro l’ipotesi di
una costruzione di quel terzo polo della sinistra di alternativa di cui c’è
davvero impellente bisogno.
E gli interventi degli invitati sono lì a dimostrarlo.
Almeno nelle volontà espresse dalla tribuna. Nicola Fratoianni di
Sinistra Italiana chiede di individuare insieme le proposte attorno alle quali
costruire il soggetto unitario, cominciando dalla riduzione drastica
dell’orario di lavoro a parità di salario e da quanto affermato da Ferrero
sull’Europa: cambiarla senza smembrarla.
Anche Pippo Civati di
Possibile si schiera per la costruzione del terzo polo, ricordando il cammino
comune già percorso con Rifondazione comunista in questi anni, dopo la prima
delle scissioni “da sinistra” che hanno interessato il PD.
E la prima giornata del X Congresso nazionale di Rifondazione
Comunista si chiude così, con la votazione delle commissioni e l’appuntamento
al primo dei due giorni di dibattito con al centro il titolo stesso dell’assise
che diventa programma politico: “C’è bisogno di rivoluzione”.
MARCO
SFERINI – da LA SINISTRA QUOTIDIANA - 1° aprile 2017 - foto di Massimo Lombardi e Rosa Rinaldi
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