I media ci volevano dividere,
l'Anpi è unito sul No. Intervista a Carlo Smuraglia
Intervista a
Carlo Smuraglia di Silvia Truzzi
Professor Smuraglia, proviamo a chiarire un dettaglio
a proposito della presunta spaccatura all’interno dell’Anpi, l’Associazione
nazionale partigiani. La votazione al congresso nazionale sul documento per il
No si è così conclusa: 347 voti a favore del documento, 3 astenuti, nessun
contrario. Dov’è la spaccatura?
"Tutto è
nato da un colonnino sul Corriere della Sera in cui si dava voce ad alcuni che
non erano d’accordo con la scelta della maggioranza. Da qui l’idea che ci
fossero contrasti insanabili e una divisione molto accentuata.
Certamente ci sono
alcuni di noi che sono favorevoli alla riforma Boschi ma, come ha ricordato,
c’è stato un voto al congresso nazionale e c’erano stati tanti congressi
provinciali, in cui la linea prevalente è stata nettamente per il No. Alla
minoranza abbiamo garantito ovviamente la libertà di espressione del pensiero,
chiedendo solo di non fare atti apertamente contrastanti con la linea
prevalente, come affiancare ai banchetti per il No altri per il Sì. Mi permetto
di aggiungere che il voto sul documento è stato anche confermato dal fatto che
sono stato rieletto all’unanimità, alla fine del congresso nel maggio scorso,
dopo aver sostenuto con forza le ragioni del No al referendum e nonostante
avessi proposto io stesso di cedere il posto a qualcuno più giovane."
E come è stato possibile
che passasse l’idea di una larga spaccatura?
"Un po’
ci si è messa una parte della stampa. Ricordo in agosto un titolo su un
quotidiano in cui si parlava di epurazione di un coordinatore regionale, che
invece era semplicemente decaduto dall’incarico dopo il congresso. Avremo un
comitato nazionale tra pochi giorni in cui prevedo si discuta di come
organizzare al meglio la campagna per il No al referendum costituzionale."
Sull’Unità Oscar Farinetti
ha definito inopportuna la decisione dell’Anpi di schierarsi e si augura che
l’associazione non si trasformi in un partito politico.
"È una
sua opinione, tardiva per quanto riguarda l’opportunità della scelta perché ne
abbiamo discusso per mesi in svariate sedi. Contesto poi che scegliere di
difendere la Costituzione significhi trasformarsi in un partito. Rileggiamo il
nostro Statuto. All’articolo 2 c’è scritto che l’Anpi difende i valori della
Resistenza e dell’antifascismo. E che s’impegna ad attuare e difendere la
Costituzione nello spirito in cui la votarono i costituenti. Cos’altro potremmo
fare, quando riteniamo che sia in atto uno stravolgimento della Carta?
L’Associazione ha tenuto in passato atteggiamenti molto simili, e non sotto la
mia presidenza. Lo dico perché Farinetti si augura che l’Anpi possa avere una
miglior dirigenza in futuro."
A quali episodi si
riferisce?
"C’era Arrigo Boldrini – il comandante Bulow, medaglia d’oro al valore
militare – presidente dell’Anpi fino al 2006: schierò l’associazione contro la
“legge truffa”nel ’53 e nel 1960 quando il governo Tambroni si formò con
l’appoggio dei fascisti. L’Anpi non è diventata un partito e così sarà anche
questa volta."
Ci sarà questo confronto
con Renzi?
"Sì,
anche se dobbiamo concordare le modalità del dibattito. Chiedo qualche garanzia
di imparziatilità e serenità perché il confronto si svolgerà in casa del Sì, a
una festa dell’Unità."
È stato ricontattato?
"No, ma
ora il presidente sta lavorando per l’emergenza del terremoto."
Spendiamo due parole sul
merito della riforma.
"L’elenco
dei difetti è lunghissimo. A partire dal metodo: la riforma è stata approvata
comprimendo la discussione, a suon di strappi, sedute notturne, canguri,
sostituzione dei membri in Commissione. Il contrario di ciò che suggerisce la
Costituzione. La riforma del Senato, non più elettivo, è un pasticcio
pericoloso. Sarà composto da sindaci e consiglieri regionali a mezzo servizio,
ma il Senato inciderà ancora su materie importanti. La sovranità appartiene al
popolo e non sarà più così, perché sarà seriamente intaccata. C’è poi il
combinato disposto con la legge elettorale per la Camera, dove 2/3 dei deputati
saranno nominati, con una lesione del principio di rappresentanza."
Il ministro
Boschi ha detto che molti partigiani, quelli veri che hanno combattuto, votano
sì. Lei è un partigiano vero?
"Non
solo sono stato partigiano, ma mi sono arruolato volontario nell’esercito di
Liberazione. Credo di aver fatto la mia parte. Ma questa distinzione è una
sciocchezza: sembrerebbe di capire che i veri partigiani sono solo quelli che
votano sì, mentre gli altri non sono niente nonostante il loro passato."
Questo articolo è stato
pubblicato sul Fatto Quotidiano il 31 agosto 2016.
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