venerdì 28 febbraio 2014

MILANO 1 MARZO ANTIRAZZISTA – MANIFESTAZIONE NAZIONALE P.LE LORETO

MILANO 1 MARZO ANTIRAZZISTA – MANIFESTAZIONE NAZIONALE P.LE LORETO – 1 marzo Antirazzista I DIRITTI PER LE/I MIGRANTI = DIRITTI PER TUTTE E TUTTI Manifestazione cittadina a Milano partenza da Piazzale Loreto/arrivo in Duomo Concentramento alle ore 14,30 Europa: un muro per molti un privilegio per pochi Sono trascorsi quasi 5 mesi dall’ecatombe di Lampedusa in cui in pochi attimi, 369 persone, uomini, donne e bambini hanno perso la vita a due passi dalla salvezza. Nel Mediterraneo, quello che, dagli albori della civiltà, ha rappresentato il ponte naturale fra culture, in pochi anni oltre 20 mila profughi da guerre e dittature hanno incontrato la morte. Il Mediterraneo è oggi un cimitero a cielo aperto. Accade perché entrare regolarmente in Europa è impossibile, perché è impossibile veder applicato il diritto di asilo, perché si spendono centinaia di milioni di euro in dispositivi volti a contrastare gli arrivi. Il Mediterraneo è oggi un mare totalmente militarizzato, dalle navi dell’agenzia europea Frontex, dalle missioni dei singoli Paesi il cui compito è scoraggiare gli arrivi e solo in subordine salvare chi rischia la vita. E non solo il Mediterraneo, ma quanto accade nel Mar Egeo in Grecia, le mura costruite in Turchia, le sparatorie nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco, non c’è angolo di confine che non veda repressione e violenza. Da anni si costruiscono centri di detenzione per migranti provenienti dall’Africa Sub Sahariana in Paesi in cui non sono garantiti i più elementari diritti umani, se ne finanzia la realizzazione i paesi europei, si formano gli agenti di polizia, funzionari anche italiani. Eppure si continua a partire, affidandosi nelle mani di trafficanti senza scrupoli che non fanno altro che aumentare le loro tariffe e chi ha la fortuna di arrivare, sfuggendo a guerre note come il conflitto siriano o a tensioni dimenticate come quelle che attraversano l’intero Corno d’Africa, si ritrova con un sistema di falsa accoglienza in cui le immense risorse di cui l’Italia usufruisce vengono gestite in modo approssimativo, clientelare e disarticolato. E i numeri lasciano il posto alle storie di singole persone che, dopo aver attraversato un deserto, aver lavorato come schiavi magari in Libia, essersi imbarcati sfidando il mare, si ritrovano a dormire in una tendopoli senza avere prospettive di futuro. La legislazione italiana, come quelle di ambito europeo, poco offre come possibilità reali mentre ci sono cooperative, società, consorzi anche con finalità apparentemente umanitarie, che lucrano su tante tragedie. C’è una ragione per cui questo accade. Non è vero che si vuole impedire totalmente l’ingresso di questi uomini e di queste donne. Una parte di loro deve poter entrare in Europa per vivere e lavorare da irregolare, manodopera ricattabile, invisibile, schiavizzata e perennemente in bilico. Su questi uomini e queste donne, impiegati in numerosi comparti, dall’agricoltura al lavoro domestico, dall’edilizia alla logistica, si fonda una catena di sfruttamento senza fine che nessuno osa combattere fino in fondo. Per alcuni non avviene così. Numerosi Paesi europei si stanno attrezzando con dispositivi che consentono di acquistare direttamente la cittadinanza o la residenza permanente a costo di cifre enormi. Malta vende 1800 cittadinanze a persone provenienti da ogni angolo del mondo al costo di 650 mila euro, l’Ungheria vende la residenza in cambio dell’acquisto di titoli di Stato, in Spagna si vorrebbe concedere il certificato di residenza a chi acquista uno dei tanti appartamenti invenduti frutto della bolla speculativa degli scorsi anni. Entrano i ricchi insomma con i loro capitali, soprattutto dalla Cina e dalla Russia, capitali di cui nessuno controlla la provenienza perché alle persone si chiede un permesso di soggiorno mentre ai soldi è dato libero accesso. Una frontiera di classe per una Europa di classe insomma, che mente quando parla di diritti e di sicurezza da tutelare e ragiona solo in termini di mercato e di profitto. Una frontiera che per troppi significa morte, violenza, sfruttamento e che per alcuni significa la libertà di fare affari col mondo intero. Non è questa l’Europa per cui battersi. Noi vogliamo un’altra Europa.

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