Il 18 è sciopero, la lettera dei Cobas ai lavoratori del Pubblico impiego In occasione dello sciopero generale proclamato dai sindacati di base venerdì prossimo 18 ottobre, i Cobas del pubblico impiego hanno scritto una lettera ai dipedenti pubblici, forse i più colpiti in questo momento dall'Austerity di Letta e Napolitano. "Da 5 anni i contratti pubblici sono fermi: non un euro di aumento, potere di acquisto ridotto ai minimi termini. In questi anni è accaduto di tutto e di più senza che i sindacati maggiormente rappresentativi, o sedicenti tali, abbiano mosso un dito. In alcuni paesi europei (e non solo la Grecia) il pagamento del debito è ricaduto sui lavoratori pubblici licenziati a migliaia , con stipendi ridotti del 30% . I governi succedutisi hanno ridotto ai minimi termini le materie oggetto di contrattazione sindacale, a colpi di decreti legislativi hanno ingessato i fondi della produttività prima con i limiti imposti alla spesa del personale, poi con l'intervento della Corte dei Conti che con la motivazione del danno erariale sta operando un autentico stravolgimento della contrattazione decentrata. In molti Enti pubblici stanno passando in rassegna i fondi della produttività degli ultimi dieci anni, al personale nel frattempo andato in pensione e a quello in servizio stanno per presentare il conto richiedendo indietro le somme che ritengono illegittimamente erogate. I tagli imposti dalla spending review, tagli accompagnati dal silenzio \assenso di sindacati, la piaga del precariato mai affrontata e men che mai risolta, carichi di lavoro in costante aumento, paghe ferme da anni e ridotte ormai a ben poca cosa, sono questi gli scenari apocalittici del Pubblico Impiego. Sappiamo che lo sciopero è forse un'arma spuntata grazie alle continue leggi che hanno stravolto l'esercizio del diritto di sciopero, ma non vediamo altra alternativa se non quella di starcene a casa o scendere in piazza per obiettivi astratti, manipolati da media, intellettuali e politici che scoprono la centralità della Costituzione dimenticando come la stessa sia stata progressivamente svuotata e ridicolizzata. I cantori della Costituzione (che noi difendiamo rivendicandone la applicazione laddove si parla di controllo e indirizzo a fini sociali dell’economia, di nazionalizzazione delle imprese nocive per gli uomoni e l’ambiente come l’Ilva) non hanno mosso un dito quando c’era da contrastare le privatizzazioni a dimostrazione che i diritti non possono affermarsi in astratto. Qualcuno ha strumentalmente messo in antitesi le date del 12 Ottobre e dello sciopero generale, chi lo ha fatto è complice di avere boicottato uno sciopero che con tutti i suoi limiti resta la sola risposta ad un Governo che si prepara ad attaccare con maggiore forza il lavoro, i precari, i diritti, il potere di acquisto e di contrattazione. Sappiamo quanto sia difficile oggi scioperare (molti Enti pubblici non ne danno neppure notizia all’utenza )perché anche 60 euro in fondo al mese rappresentano una grave perdita, ma ci chiediamo cosa altro potranno inventarsi Governo e sindacati compiacenti se i lavoratori e le lavoratrici subiranno tutte le loro decisioni passivamente, se prevarrà la rassegnazione sul conflitto per riconquistare tutto ciò che ci hanno tolto in termini di salario, diritti e potere di contrattazione. IL 18 Ottobre sciopera e vieni a manifestare a Roma"
giovedì 17 ottobre 2013
18 OTTOBRE - SCIOPERO DEI SINDACATI DI BASE
Il 18 è sciopero, la lettera dei Cobas ai lavoratori del Pubblico impiego In occasione dello sciopero generale proclamato dai sindacati di base venerdì prossimo 18 ottobre, i Cobas del pubblico impiego hanno scritto una lettera ai dipedenti pubblici, forse i più colpiti in questo momento dall'Austerity di Letta e Napolitano. "Da 5 anni i contratti pubblici sono fermi: non un euro di aumento, potere di acquisto ridotto ai minimi termini. In questi anni è accaduto di tutto e di più senza che i sindacati maggiormente rappresentativi, o sedicenti tali, abbiano mosso un dito. In alcuni paesi europei (e non solo la Grecia) il pagamento del debito è ricaduto sui lavoratori pubblici licenziati a migliaia , con stipendi ridotti del 30% . I governi succedutisi hanno ridotto ai minimi termini le materie oggetto di contrattazione sindacale, a colpi di decreti legislativi hanno ingessato i fondi della produttività prima con i limiti imposti alla spesa del personale, poi con l'intervento della Corte dei Conti che con la motivazione del danno erariale sta operando un autentico stravolgimento della contrattazione decentrata. In molti Enti pubblici stanno passando in rassegna i fondi della produttività degli ultimi dieci anni, al personale nel frattempo andato in pensione e a quello in servizio stanno per presentare il conto richiedendo indietro le somme che ritengono illegittimamente erogate. I tagli imposti dalla spending review, tagli accompagnati dal silenzio \assenso di sindacati, la piaga del precariato mai affrontata e men che mai risolta, carichi di lavoro in costante aumento, paghe ferme da anni e ridotte ormai a ben poca cosa, sono questi gli scenari apocalittici del Pubblico Impiego. Sappiamo che lo sciopero è forse un'arma spuntata grazie alle continue leggi che hanno stravolto l'esercizio del diritto di sciopero, ma non vediamo altra alternativa se non quella di starcene a casa o scendere in piazza per obiettivi astratti, manipolati da media, intellettuali e politici che scoprono la centralità della Costituzione dimenticando come la stessa sia stata progressivamente svuotata e ridicolizzata. I cantori della Costituzione (che noi difendiamo rivendicandone la applicazione laddove si parla di controllo e indirizzo a fini sociali dell’economia, di nazionalizzazione delle imprese nocive per gli uomoni e l’ambiente come l’Ilva) non hanno mosso un dito quando c’era da contrastare le privatizzazioni a dimostrazione che i diritti non possono affermarsi in astratto. Qualcuno ha strumentalmente messo in antitesi le date del 12 Ottobre e dello sciopero generale, chi lo ha fatto è complice di avere boicottato uno sciopero che con tutti i suoi limiti resta la sola risposta ad un Governo che si prepara ad attaccare con maggiore forza il lavoro, i precari, i diritti, il potere di acquisto e di contrattazione. Sappiamo quanto sia difficile oggi scioperare (molti Enti pubblici non ne danno neppure notizia all’utenza )perché anche 60 euro in fondo al mese rappresentano una grave perdita, ma ci chiediamo cosa altro potranno inventarsi Governo e sindacati compiacenti se i lavoratori e le lavoratrici subiranno tutte le loro decisioni passivamente, se prevarrà la rassegnazione sul conflitto per riconquistare tutto ciò che ci hanno tolto in termini di salario, diritti e potere di contrattazione. IL 18 Ottobre sciopera e vieni a manifestare a Roma"
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