La scontro istituzionale, politico e sociale che sta esplodendo nella comunità nazionale e locale intorno al caso ILVA ci allarma. Pensiamo che, come noi, tantissimi cittadini stanno assistendo con sgomento e apprensione ai fatti di questi giorni: si tratta di un'ampia maggioranza di donne e uomini di buon senso che credono che la legalità, la salute e il lavoro possano e debbano andare insieme in un paese che non voglia sprofondare nella barbarie. E' anzitutto a loro che rivolgiamo un appello, affinché facciano sentire la propria voce: solo così si potrà favorire una soluzione razionale del problema.
La legge è uguale per tutti! La ricchezza e il potere non esimono dal rispetto delle leggi e non consentono di distruggere la salute e l'ecosistema in nome di logiche di profitto. Invochiamo perciò il massimo rispetto per il lavoro della magistratura tutta, inquirente e giudicante, e stigmatizziamo con forza l'atteggiamento irresponsabile di quanti, anche fra le fila del governo, in queste ore attaccano l'operato dei giudici. Queste offese sono tanto più intollerabili in quanto chi le rivolge, in molti casi, in questi anni è stato silente – o persino complice, come sta emergendo dalle inchieste della magistratura – di fronte ai reati di cui è accusato il vertice di ILVA.
Sulla salute non si tratta! Ormai solo chi non vuol vedere può ignorare che la situazione sanitaria e ambientale a Taranto e provincia è catastrofica. Questo dicono le perizie sulla base delle quali il giudice Todisco ha ordinato il sequestro dei sei impianti del siderurgico; questo conferma una recentissima inchiesta dell'Istituto Superiore di Sanità. E' quindi necessario che il gruppo Riva metta a norma nel minor tempo possibile tutti gli impianti, assumendosi la responsabilità dei costi, stabilendo un preciso cronoprogramma degli interventi, seguendo le prescrizioni che verranno indicate dall'autorità giudiziaria, considerando i suggerimenti che deriveranno dalle organizzazioni sindacali che già hanno offerto la propria disponibilità; nonché risarcendo la comunità per i danni provocati secondo il principio comunitario “chi inquina paga”. Solo in questo modo l’acciaieria potrà continuare a produrre raggiungendo un equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro.
Una bonifica vera! Il decreto “per Taranto” varato dal governo nei giorni scorsi deve diventare una “Legge per Taranto”. All’interno devono essere contenuti gli interventi concreti per la bonifica del territorio, la tutela sanitaria della popolazione, lo sviluppo alternativo ed i nuovi investimenti, la tutela e l’incremento dell’occupazione. Tuttavia lo stanziamento finanziario e gli strumenti di attuazione previsti dal decreto sono del tutto inadeguati. Di fatto le somme stanziate, al netto di quelle già previste da tempo per l’autorità portuale (187 mln di €uro), sono poco meno di 150 mln di €uro per bonifiche, riqualificazione ambientale e rilancio produttivo. Così come inadeguata appare la governance del piano, fondata su un commissario e su una struttura di supporto. La complessità delle varie vicende richiede invece un finanziamento comparabile a quello già programmato per situazione analoghe (si pensi che a Porto Marghera i finanziamenti pubblici assommano a 3 miliardi €uro) e impone che la “regia” sia nella CITTA’ DI TARANTO (magari fisicamente con sede al quartiere Tamburi dove il comune possiede diversi immobili utilizzabili allo scopo) e che si crei una struttura, anche con adeguato personale, in grado di gestire i complessi iter da affrontare, aperta al contributo dei rappresentati di tutte le istituzioni e della società civile qualificata (associazioni sindacali e datoriali, movimenti ambientalisti ecc.).
Nuove opportunità di lavoro! L'opera di bonifica può diventare una grande opportunità di sviluppo per la nostra provincia e per l'intero paese, a patto che il governo elabori una politica industriale mirata. Per creare vero sviluppo alternativo è necessario sollecitare la nascita e la crescita di imprese innovative, in grado di sfruttare l'opportunità dell'opera di bonifica per costituire un polo specializzato nella messa in sicurezza, riqualificazione e manutenzione permanente del territorio, che possa operare anche in altri contesti analoghi e offra così uno sbocco occupazionale in particolare ai tanti giovani qualificati che oggi subiscono precarietà e disoccupazione.
Con tali ragioni, e per costruire una rete partecipativa con chi crede di volersi riprendere il futuro della nostra città, chiediamo a tutti coloro che vorranno dialogare con noi per cogliere questa straordinaria opportunità, di costituire un luogo di discussione e proposta in vista del 7 ottobre 2012, data in cui sarà convertito il decreto anzidetto, che deve essere la base per UNA LEGGE PER TARANTO.
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