Così
impediremo
lo scippo
dei referendum
Tommaso Sodano
Ipocrisia, furbizia e indecenza sono le espressioni che vengono alla mente dopo le ultime iniziative del Governo e le dichiarazioni di Berlusconi sul nucleare e sui Referendum.
Mercoledì della scorsa settimana il Senato ha approvato un emendamento del Governo, all'interno del decreto legge "Omnibus", con l'obiettivo dichiarato di evitare il referendum sul nucleare.
Ora il testo deve essere approvato dalla Camera (senza modifiche, altrimenti tornerebbe al Senato) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Solo a quel punto l'Ufficio centrale sui Referendum della Cassazione dovrà decidere se i quesiti referendari sono stati assorbiti o meno dalle modifiche legislative. La scadenza del decreto è il 30 maggio e quindi, anche considerando una corsia preferenziale al testo, ragionevolmente si avrà la certezza sullo svolgimento del Referendum a fine maggio, primi di giugno, dunque a pochissimi giorni dal voto. Ma il testo dell'emendamento non è chiaro e la partita Referendum è tutta da giocare. Del resto, a dirimere i dubbi sulla effettiva volontà e strategia del Governo ci ha pensato lo stesso Berlusconi, nel corso del vertice italo-francese, dichiarando che «la decisione di una moratoria sul nucleare è stata presa anche per permettere all'opinione pubblica di tranquillizzarsi : un referendum ora porterebbe ad uno stop per anni del nucleare in Italia».
Dunque, sondaggi alla mano, si vuole evitare l'espressione popolare sabotando i Referendum. Berlusconi ha detto testualmente che «se andassimo oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe possibile per molti anni a venire. Il governo quindi, responsabilmente, ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e magari, dopo un anno o due, si possa ritornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all'energia nucleare»: un vero attacco alla democrazia e alla libera espressione della volontà popolare, a cui strumentalmente si rifà spesso il Cavaliere.
Dunque, sondaggi alla mano, si vuole evitare l'espressione popolare sabotando i Referendum. Berlusconi ha detto testualmente che «se andassimo oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe possibile per molti anni a venire. Il governo quindi, responsabilmente, ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e magari, dopo un anno o due, si possa ritornare ad avere un'opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all'energia nucleare»: un vero attacco alla democrazia e alla libera espressione della volontà popolare, a cui strumentalmente si rifà spesso il Cavaliere.
Davanti a tale arroganza e spregio delle regole democratiche bisogna mantenere alta l'attenzione e continuare la campagna referendaria, intrecciandola con le elezioni amministrative per chiedere con forza il mantenimento dei quesiti referendari non essendo stato assorbito, nel testo approvato, lo spirito di quei quesiti: un no netto e chiaro al ritorno del nucleare nel nostro Paese.
Ed ovunque bisogna presentare ordini del giorno per far esprimere nei Consigli Comunali la dichiarazione di "Comune denuclearizzato", e dove si rinnovano i Consigli far diventare il "No al Nucleare" una pregiudiziale programmatica .
Il testo, come si diceva, non incarna lo spirito referendario e le dichiarazioni maldestre di Berlusconi potrebbero indurre la Cassazione a ritenere che siamo davanti ad una " frode del legislatore" ed a trasferire il referendum sulle nuove norme. Dunque la partita è tutta aperta. Ma, come è emerso nei giorni scorsi, oltre al nucleare il governo vuole mettere le mani anche sui due quesiti sull'acqua pubblica. Al momento non ci sono ancora iniziative legislative, tuttavia il Ministro Romani, il sottosegretario Saglia e altri esponenti del PdL stanno brigando per far decadere anche questo quesito referendario. L'idea su cui sta lavorando il Governo riguarderebbe il passaggio della responsabilità delle tariffe dell'acqua ad un'Authority ( su questo c'è scontro di potere nel Governo intorno a chi affidare la competenza, tra Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'Ambiente) .
Sull'acqua avranno maggiori difficoltà per la complessità della materia oggetto del referendum. Perché oltre al tema della tariffa sono in discussione anche le norme che riguardano il ciclo integrato delle acque e la sua gestione, su cui difficilmente potranno mettere mano in tempi così stretti. Ma è evidente che il Governo si sta muovendo per creare confusione e spostare l'attenzione su aspetti diversi della questione posta dal quesito referendario. Fa un certo effetto sentire il Governo "sensibile" al problema della rete di distribuzione che perde mediamente il 47% dell'acqua immessa, con punte del 70-80 % al Sud, attribuendo questa situazione alla gestione pubblica. Un tema su cui da anni chiediamo insieme al Comitato per l'acqua pubblica un grande e straordinario intervento di riqualificazione delle reti, ma che esula dall'obiettivo del Referendum che vuole cancellare le norme che porterebbero entro l'anno alla privatizzazione dell'acqua in Italia.
L'obiettivo del Governo è di far saltare il quorum il 12 e 13 giugno, sia per proteggere i poteri economici forti del nucleare e delle multinazionali che vogliono mettere le mani sull'acqua, sia per salvare, ancora una volta, Berlusconi dall'altro tema oggetto di referendum, quello relativo al legittimo impedimento.
L'aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini e la spregiudicata manipolazione delle regole democratiche richiama tutte le opposizioni al dovere di costruire una straordinaria mobilitazione nel Paese. Dobbiamo continuare la campagna referendaria senza farci condizionare dalle sirene governative, anzi utilizzando "gli imbrogli" del governo per accrescere l'indignazione e trasformarla in partecipazione attiva verso il raggiungimento del quorum e l'affermazione dei "Si".
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