Lombardia, unità a sinistra impossibile?
di UGO BOGHETTA*
Il risultato della Puglia ha valore anche perché è il frutto di una battaglia unitaria della sinistra che ha messo in crisi la casta del Pd e la sua deriva moderata. Tutto il contrario di quanto accade - e sarebbe necessario - nella Lombardia dei Berlusconi, dei Bossi e di quel Formigoni ricandidato per la quarta volta. Senza cambiare in Lombardia non si cambia l'Italia.
Noi della Federazione della sinistra abbiamo proposto al Partito democratico di fare un accordo elettorale per battere la destra. Parallelamente abbiamo proposto a Sinistra e Libertà e all'Italia dei Valori, di avanzare una proposta unitaria nel confronto con il Pd. Avevamo proposto di mettere al centro del confronto i contenuti dopodiché facciamo una valutazione comune: o tutti dentro o tutti fuori senza subalternità. Questo percorso unitario è risultato ancora più necessario quando da Roma è calato il nome di Penati, uomo dalle caratteristiche particolarmente moderate.
Purtroppo abbiamo sentito solo silenzio. Dall'Idv ma anche da Sinistra e Libertà. A differenza della Puglia, nessuna disponibilità ad un percorso unitario. In questo contesto abbiamo avanzato a Penati una proposta elettorale in base alla quale la sinistra portava il suo contributo per battere Formigoni, pur tenendo conto realisticamente delle differenze di programmi su punti importanti: beni comuni, ambiente, lavoro, immigrazione. La proposta ha avuto una risposta negativa dal Pd.
Il profilo moderato di Penati non doveva essere inquinato dalla stessa presenza della Federazione della sinistra e dei suoi contenuti. Questo atteggiamento la dice lunga su di un'inutile discussione nel centrosinistra fatta in ordine sparso. Penati, dunque, non ha operato per una coalizione larga (anche i radicali vanno da soli) e si candida scientemente a perdere, con un profilo politico molto più a destra di quello di Boccia in Puglia. Ha gia dichiarato che non farà una campagna frontale contro Formigoni. In Lombardia, in effetti, l'oscuro oggetto del desiderio del Pd non è tanto l'Udc ma Formigoni stesso. Il Pd intende, dunque, proseguire l'opposizione molle di questi anni e continuare inciuci e affari con la Compagnia delle Opere.
Mario Agostinelli («L'unità possibile» il manifesto 27/1) ha ragione a sostenere della necessità di allargare la coalizione alla sinistra. Ha torto quando chiede alla Federazione di stare in coalizione, come se non lo avessimo già proposto. Agostinelli sa benissimo che noi abbiamo proposto la coalizione al Pd e che è Penati ad aver deciso la rottura. Tocca a lui aprire, a questo punto, se vuole allargare la sua coalizione bonsai. È Sinistra e Libertà a dover dire se vuole stare in una coalizione che rompe con la sinistra o se puntare - come in Puglia - all'unità delle forze della sinistra di alternativa, aprendo col Pd uno scontro mai fatto. Noi non pietiamo accordi e né andiamo ai confronti con il cappello in mano. Ed è Agostinelli stesso a dover essere coerente, altrimenti le sue sono posizioni strumentali, elettoralistiche, ed alla lunga, anche opportuniste. Nel tempo delle scelte ci vuole chiarezza.
Noi della Federazione della sinistra abbiamo proposto al Partito democratico di fare un accordo elettorale per battere la destra. Parallelamente abbiamo proposto a Sinistra e Libertà e all'Italia dei Valori, di avanzare una proposta unitaria nel confronto con il Pd. Avevamo proposto di mettere al centro del confronto i contenuti dopodiché facciamo una valutazione comune: o tutti dentro o tutti fuori senza subalternità. Questo percorso unitario è risultato ancora più necessario quando da Roma è calato il nome di Penati, uomo dalle caratteristiche particolarmente moderate.
Purtroppo abbiamo sentito solo silenzio. Dall'Idv ma anche da Sinistra e Libertà. A differenza della Puglia, nessuna disponibilità ad un percorso unitario. In questo contesto abbiamo avanzato a Penati una proposta elettorale in base alla quale la sinistra portava il suo contributo per battere Formigoni, pur tenendo conto realisticamente delle differenze di programmi su punti importanti: beni comuni, ambiente, lavoro, immigrazione. La proposta ha avuto una risposta negativa dal Pd.
Il profilo moderato di Penati non doveva essere inquinato dalla stessa presenza della Federazione della sinistra e dei suoi contenuti. Questo atteggiamento la dice lunga su di un'inutile discussione nel centrosinistra fatta in ordine sparso. Penati, dunque, non ha operato per una coalizione larga (anche i radicali vanno da soli) e si candida scientemente a perdere, con un profilo politico molto più a destra di quello di Boccia in Puglia. Ha gia dichiarato che non farà una campagna frontale contro Formigoni. In Lombardia, in effetti, l'oscuro oggetto del desiderio del Pd non è tanto l'Udc ma Formigoni stesso. Il Pd intende, dunque, proseguire l'opposizione molle di questi anni e continuare inciuci e affari con la Compagnia delle Opere.
Mario Agostinelli («L'unità possibile» il manifesto 27/1) ha ragione a sostenere della necessità di allargare la coalizione alla sinistra. Ha torto quando chiede alla Federazione di stare in coalizione, come se non lo avessimo già proposto. Agostinelli sa benissimo che noi abbiamo proposto la coalizione al Pd e che è Penati ad aver deciso la rottura. Tocca a lui aprire, a questo punto, se vuole allargare la sua coalizione bonsai. È Sinistra e Libertà a dover dire se vuole stare in una coalizione che rompe con la sinistra o se puntare - come in Puglia - all'unità delle forze della sinistra di alternativa, aprendo col Pd uno scontro mai fatto. Noi non pietiamo accordi e né andiamo ai confronti con il cappello in mano. Ed è Agostinelli stesso a dover essere coerente, altrimenti le sue sono posizioni strumentali, elettoralistiche, ed alla lunga, anche opportuniste. Nel tempo delle scelte ci vuole chiarezza.
* Segretario regionale Prc Lombardia
Nessun commento:
Posta un commento