lunedì 6 marzo 2023

CAMPAGNA TESSERAMENTO RIFONDAZIONE COMUNISTA - FUORI LA GUERRA DALLA STORIA

 


FUORI LA GUERRA DALLA STORIA

Campagna di tesseramento 2023 a Rifondazione Comunista -

di Ezio Locatelli * -

Rafforzare il partito, costruire un movimento di opposizione alla guerra e alle politiche del governo, questi i due temi che saranno al centro della campagna straordinaria per il tesseramento 2023 a Rifondazione Comunista dal 5 al 19 marzo. Al primo posto nella scala delle priorità per cui oggi chiediamo di iscriversi a una forza comunista non può che esserci la lotta contro la guerra per la pace. Rifondazione Comunista è l’unica forza schierata contro la guerra senza se e senza ma, qualificando questa sua posizione sul rifiuto dei blocchi militari, su una politica di disarmo contro l’industria delle armi, di uscita dalla Nato, di sostegno all’autodeterminazione dei popoli. L’unica forza politica schierata contro l’escalation bellicista in Ucraina per trattative di pace. E’ in ragione di ciò che la campagna per il tesseramento sarà simboleggiata dallo slogan “fuori la guerra dalla storia” coniato a suo tempo dalla nostra compagna partigiana Lidia Menapace, slogan diventato di uso comune in tutte le manifestazioni di contestazione della guerra. Va rimarcata l’idea base di questo slogan che non è solo il rifiuto della guerra nella sua dimensione più estrema e feroce, quella combattuta con le armi, ma rifiuto dell’antropologia liberista che mette gli uni contro gli altri, rifiuto della guerra contro i poveri, le classi meno abbienti, della logica perversa della ricchezza per pochi e della miseria per molti che ispira l’intero corpo delle politiche economiche e sociali portate avanti.

La data di avvio della campagna non è casuale. Il 5 marzo ricorre infatti l’anniversario – anniversario che ricordiamo anche sulla tessera – di quello che gli storici definiscono uno degli scioperi più significativi su scala europea in tutto il corso della seconda guerra mondiale, gli scioperi italiani del marzo 1943. Dopo un silenzio durato oltre vent’anni quella mattina gli operai della Fiat Mirafiori, la maggior parte dei quali priva della minima esperienza di lotta, incrociarono le braccia in segno di protesta contro le pessime condizioni di vita e di lavoro. Lo sciopero estendendosi a macchia d’olio nelle fabbriche del torinese e, nei giorni seguenti, in quelle di Milano e di diversi centri industriali del paese divenne il primo vero capitolo della Resistenza italiana in un paese fascista in guerra. Parola d’ordine della rivolta operaia: “per il pane, la pace, la libertà”.

Sono passati ottant’anni da quegli avvenimenti emblematici. Ottant’anni in cui sono cambiate molte cose tranne la natura di un sistema spietato di sfruttamento e di guerra che distrugge la vita umana, un sistema incompatibile con le regole del vivere comune, in cui il potere e la ricchezza sono nelle mani di pochi. Un sistema di cui fanno parte partiti isomorfi, varianti della stessa cosa, che hanno smesso da tempo di svolgere le funzioni assegnate dalla Costituzione in tema di pace, democrazia, giustizia sociale, lavoro, diritti sociali. Il venir meno di questa funzione spiega l’ondata di sfiducia e di indignazione che c’è stata alle ultime elezioni regionali con sei elettori su dieci, in specie di quella parte di popolazione che ha perso tutto in questi anni – reddito, lavoro, sicurezza, futuro – e che non sono andati a votare. In questa situazione, oltre alle spinte involutive, alla guerra distruttiva in atto nel cuore dell’Europa e in tante altre parti del mondo va colta anche la frattura che si è aperta tra bisogni fondamentali e aspettative di pace di tanta parte della popolazione e le scelte di segno contrario di chi detiene il potere. Viene meno la possibilità che il vivere e i percorsi quotidiani della maggior parte delle persone possano identificarsi con un sistema che provoca l’impoverimento sociale, la morte di interi popoli, la depredazione e il saccheggio della natura sino al rischio del disastro nucleare. Sotto questo punto di vista quello che stiamo vivendo è anche un momento di possibilità, di possibile ricostruzione di una risposta politica, sociale.

Come Rifondazione Comunista siamo chiamati a dare il nostro contributo di fuoriuscita dal sistema dominante della guerra, a trasformare il dissenso passivo che c’è in larghissima parte dell’opinione pubblica in partecipazione attiva, lotta politica. L’efficacia di questo intento oltre che dalla crescita di un movimento dal basso dipende dalle forze organizzate che sono in campo. Il lavoro nostro deve andare in questa direzione, di una crescita della forza organizzativa, di iniziativa, di mobilitazione che oggi è molto al di sotto della necessità. La cura del tesseramento deve tornare ad essere una attività fondamentale del Partito della Rifondazione Comunista. Già l’anno scorso, in diverse realtà provinciali, siamo tornati a crescere rispetto a due anni fa. Segno che il Partito, a condizione di svolgere un ruolo socialmente riconoscibile, può tornare a essere un punto di coagulo oltre che diventare fattore di unione popolare delle forze antagoniste. Torniamo a crescere. Bisogna crederci e lavorarci da subito a partire dalla campagna straordinaria per il tesseramento 2023.

* segreteria nazionale,
responsabile organizzazione nazionale Prc-Se


 

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