lunedì 19 dicembre 2022

CONTRO IL GOVERNO CLASSISTA E GUERRAFONDAIO.


 CONTRO IL GOVERNO CLASSISTA E GUERRAFONDAIO. Documento approvato dal CPN

Documento approvato dal comitato politico nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea domenica 18 dicembre. 

Il Comitato Politico Nazionale approva la relazione del segretario.

La guerra in Ucraina prosegue mentre il parlamento europeo approva una risoluzione sull’Holodomor che segue quella che ha definito la Russia come “stato terrorista”. Si tratta di un’operazione di uso guerrafondaio della storia, infondata sul piano storiografico e volta ad alimentare il conflitto invece di prendere la strada del cessate il fuoco e della trattativa. La NATO e l’Unione Europea e il governo italiano proseguono sulla strada della guerra per procura. Giorgia Meloni prosegue nella linea guerrafondaia e di oltranzismo atlantista del precedente governo Draghi. Questa linea è condivisa anche dal PD e dai centristi. La lotta contro la guerra è oggi più che mai la discriminante, lo sviluppo del movimento e l’allargamento del “fronte pacifista” è il nostro compito principale.

Il governo Meloni si rivolge al suo elettorato con iniziative identitarie volte a polarizzare l’opinione pubblica su un’agenda tanto reazionaria quanto lontana dai problemi reali del paese: provvedimenti liberticidi come il decreto “antirave”, ripresa della guerra ai migranti e alle ong, esternazioni omofobe, rilancio dell’anticomunismo. Il populismo reazionario serve a nascondere l’aggressivo neoliberismo antipopolare e l’allineamento agli interessi capitalistici forti.

La prima manovra del governo Meloni è classista e reazionaria come il governo. Siamo di fronte a una manovra odiosa contro lavoratrici e lavoratori, pensionati e poveri, che taglia le tasse sulle rendite da capitale, non tassa come dovrebbe gli extraprofitti delle aziende che hanno speculato sui prezzi dell’energia, non interviene seriamente contro l’inflazione e il carovita che depredano salari e pensioni, aumenta le spese militari, continua a tagliare su sanità, scuola e servizi. Il governo sceglie di consolidare il consenso del lavoro autonomo con misure ingiuste come l’innalzamento dell’aliquota del 15% ai redditi fino a 85.000 euro. La reintroduzione dei voucher ha un netto segno di classe e di riproposizione di un modello di precarizzazione selvaggia, lavoro povero e in nero.

Una manovra ingiusta a cui si aggiungono le conseguenze delle decisioni della BCE di alzare i tassi di interesse. I costi della guerra e di un’inflazione per buona parte causata dalla speculazione sull’energia e sui mercati vengono fatti pagare alle classi popolari con l’erosione del potere d’acquisto, la crisi e ovviamente ulteriori tagli allo stato sociale.

Le diverse misure che rappresentano la guerra ai poveri e tese a incentivare la guerra tra poveri sono il segno più evidente del carattere di classe di questa manovra. Tra queste la più ignobile è l’attacco al taglio del reddito di cittadinanza.

Non va sottovalutato il tentativo di presentarsi come destra sociale con misure come il taglio del cuneo fiscale solo per i lavoratori o quota 103 che in realtà rappresenta il tradimento dell’impegno sbandierato durante la campagna elettorale di una soglia di 41 anni di contributi per andare in pensione. Anche la promessa dell’aumento delle pensioni minime a mille euro si riduce a quasi nulla e a spese di altri pensionati.

L’’offensiva del governo su terreno istituzionale è un attacco alla democrazia costituzionale. La proposta Calderoli sull’autonomia differenziata rappresenta un colpo di grazia all’unità della Repubblica e all’universalità dei diritti. Il presidenzialismo è una pericolosa torsione autoritaria dopo anni di svuotamento del ruolo del parlamento.

Contro questo governo è necessaria un’opposizione di segno chiaramente di classe, popolare, antiliberista e anticapitalista, ambientalista, pacifista che abbia come bandiera la Costituzione e la sua attuazione.

E’ necessario continuare a lavorare per la costruzione di uno schieramento politico e sociale di alternativa. Il progetto di Unione Popolare è chiamato ad assumere un ruolo forte di costruzione dell’opposizione sociale e politica.

La costituzione di un coordinamento nazionale provvisorio allargato e di gruppi di lavoro operativi e tematici, la predisposizione di indicazioni per coordinarsi sui territori sono i primi passi necessari di un percorso che va costruito con pazienza unitaria.

Siamo impegnate/i in vista delle prossime elezioni regionali nella costruzione di proposte che consentano di rilanciare la nostra proposta di un polo alternativo ai poli esistenti.

I fatti nuovi che si sono prodotti sul terreno politico – nascita di un esecutivo guidato da eredi del MSI, rottura del campo largo del centrosinistra, nuovo ruolo “progressista” del M5S –  richiedono una analisi attenta.

La nuova collocazione e le scelte assunte dal M5S sulla guerra e le questioni sociali, pur nella loro contraddittorietà, non possono essere ignorate. Una sinistra radicale ma non settaria deve porsi il compito di interloquire – senza subalternità e senza rinunciare alle proprie posizioni – con questo partito per verificare la possibilità di convergenze sul piano elettorale nei territori in alternativa ai poli esistenti su una base programmatica condivisa e cooperare in battaglie comuni (pace, reddito, salario minimo).

Lavoriamo per dare un’espressione politica alla contrarietà alla guerra e all’emergenza sociale. Il progetto di Unione Popolare e la nostra stessa iniziativa politica si rafforzano se riescono a presentarsi come elementi propulsivi della più efficace iniziativa di opposizione, proposta di alternativa e difesa degli interessi popolari.

Rifondazione Comunista avanza la proposta di una campagna referendaria su un pacchetto di quesiti su temi democratici, sociali, ambientali e del lavoro come terreno concreto di convergenza di lotte, reti, movimenti, forze politiche, sociali, sindacali.

Il CPN impegna

il partito alla massima mobilitazione nella raccolta firme per la presentazione delle liste di Unione Popolare nelle imminenti elezioni regionali,

a verificare in vista delle consultazioni elettorali regionali e amministrative la possibilità della costruzione di uno schieramento unitario con altre formazioni, inclusi M5S e Si/Verdi laddove si collochino in alternativa al PD, sulla base di priorità programmatiche condivise su temi sociali e ambientali.

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