Ottimo risultato.
La mozione presentata dal gruppo consiliare del partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea di Vimodrone, contro gli aumenti delle bollette di luce e gas, è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale del 27 luglio 2021.
MOZIONE: CONTRO GLI AUMENTI DELLE BOLLETTE DI LUCE E GAS.
Il Consiglio Comunale di Vimodrone (MI)
Evidenziato con preoccupazione
Che dal 1° luglio sono scattati gli aumenti delle bollette per energia elettrica e gas, di circa il 10 % per la luce e del 15,3% per il gas.
L’Arera – Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente - ha spiegato che l’incremento dei prezzi è dovuto al “forte aumento delle quotazioni delle materie prime – in continua crescita da inizio anno per la ripresa delle economie dopo i ribassi dovuti alla pandemia – nonché la decisa crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2”.
Che subito prima della realizzazione degli aumenti il Governo è intervenuto con una decretazione d’urgenza al fine di calmierare l’impatto degli aumenti con un decreto, con la messa a disposizione una tantum di fondi per il solo trimestre luglio settembre 2021.
L'Unione Nazionale Consumatori ha stimato che l'aumento significherà per una famiglia tipo, spendere su base annua (e dunque ipoteticamente dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022, nell'ipotesi di prezzi costanti), 56 euro in più per la luce e 158 euro per il gas.
Una maggior spesa complessiva pari, quindi, a 214 euro.
Come non siano previsti ribassi delle bollette in questione nei prossimi mesi;
Evidenziato quindi
Come tale incremento sia quindi riconducibile ad una logica meramente di mercato nazionale ed internazionale, senza nessuna regolazione da parte del Governo e dell’autority capace di incidere significativamente su bisogni e servizi essenziali come quelli di gas e luce.
Sottolineato inoltre
Che parte degli aumenti – in particolar modo la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 – rispondono ad una logica di contrasto alle emissioni nocive e quindi di tutela dell’ambiente, che però vengono completamente scaricati sulla bolletta che, non essendo ispirata a criteri di progressività, incide in maniera assai più consistente sulle classi sociali più deboli. Che quindi sono costrette a sostenere il peso maggiore dell’andamento del mercato dell’energia, sia quello per provvedimenti pur doverosi di natura ambientale, ingenerando ciò un possibile conflitto fra ambiente e condizioni economico sociali.
Che solo parte dei fondi reperiti dai permessi di emissione di CO2 sono utilizzati per politiche a tutela dell’ambiente, mentre in parte sono utilizzati per il pagamento del debito pubblico.
Ricordato
Che sia prima che durante la fase pandemica gli operatori e fornitori di energia hanno realizzato fortissimi aumenti di utili, prontamente redistribuiti ai soci, e solo in maniera marginale ciò ha inciso sul costo delle bollette energetiche
Ricordato inoltre che
Dall’avvio della parziale liberalizzazione del mercato dell’energia e del gas si stima un aumento dei prezzi in bolletta del 70% per il gas e del 40% per l’energia elettrica. Si registra quindi un totale fallimento degli obbiettivi dichiarati della parziale liberalizzazione
Ricordato infatti
La liberalizzazione del mercato energetico in Italia fu avviata dal primo governo D’Alema nel 1999, Il documento riportava le indicazioni della direttiva comunitaria 96/92/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 19 dicembre 1996 volta alla creazione del Mercato Unico dell'energia in Europa. Il documento prevedeva una graduale liberalizzazione delle attività per favorire la libera concorrenza nel settore energetico “a beneficio del consumatore”. Venne seguito dal decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 che istituì l'effettiva liberalizzazione del mercato del gas.
Per la regolamentazione dell'intero mercato fu creata nel 1995 l'"Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas", un'autorità amministrativa indipendente, poi
diventata ARERA (Autorità di Regolamentazione per Energia Reti e Ambienti), il cui compito era quello di garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nei servizi di pubblica utilità, tutelando gli interessi di utenti e consumatori. Il decreto Bersani bis nel 2007 segnò la completa liberalizzazione del mercato energetico italiano, aprendolo ai nuovi fornitori e permettendo agli utenti di scegliere liberamente l'operatore a cui rivolgersi per le proprie utenze. Il quadro regolatorio prevedeva un periodo di coesistenza del mercato libero e quello regolato (Servizio di maggior tutela) per permettere ai consumatori di effettuare un passaggio graduale e agevole.
La fine del servizio di maggior tutela è stata rinviata più volte: il D. Lgs. 22 settembre 2018, n. 91 ha posticipato il passaggio obbligatorio al mercato libero dell'energia dapprima a luglio del 2020, seguito da un ulteriore slittamento al 1º gennaio 2022 per i privati
Ricordato altresì
Che la bolletta per l’energia elettrica ed il gas si compone di numerose voci che conducono alla conclusione – come sottolineato da più esperti del settore – che “chi meno consuma più paga”. La logica infatti ivi contenuta prevede l’introduzione in bolletta dei costi degli investimenti, ma anche la remunerazione del capitale investito. Esso – definito tecnicamente WACC – rappresenta un valore variabile (relativamente al peso in bolletta) in quanto legato anche a meccanismi relativi ai mercati finanziari e per giunta può essere evidenziato solo in parte dato che si tratta di una stima soggetta a possibile errore in quanto non risultano pubblici in maniera puntuale i valori del capitale investito di ogni asset infrastrutturale.
Che in bolletta è inserita anche l’imposizione IVA, al 10% per le utenze domestiche, non configurandosi quindi per il regolatore e per il legislatore un bene primario il costo dell’energia e del gas
Che altri paesi europei, soggetti alle stesse condizioni di mercato e di imposizione, hanno subito rincari dal 1° luglio più contenuti che quelli previsti e realizzatisi nel nostro paese
Evidenziato prioritariamente
Che il pesante aumento dei prezzi in bolletta di luce e gas va a inserirsi in una già pesantissima situazione sociale ed economica del nostro paese, dovuta agli effetti della prolungata fase pandemica, e va a sommarsi allo sbocco dei licenziamenti dal primo luglio scorso nonché di quello degli sfratti
Considerato quindi
Che sia assolutamente sbagliato procedere con i rincari in questione tanto più
in una fase socio economica come questa, che rischiano – unitamente agli altri
provvedimenti ricordati nel precedente paragrafo – di avere effetti devastanti
soprattutto sulle classi sociali più povere e più colpite dalla crisi economica e sociale
Che, tanto più di fronte alla fase che stiamo attraversando, vada preso atto del fallimento – dal punto di vista dei benefici per i cittadini – della liberalizzazione parziale del settore in questione, e che il governo e parlamento sia doveroso che agiscano per recedere dalla completa liberalizzazione prevista e anzi operino con tutti i mezzi a disposizione e in tutte le sedi per riacquistare un effettivo controllo pubblico del settore, al fine di realizzare obbiettivi di equità sociale, programmazione ed intervento pubblico diretti nel settore, andando quindi anche a predisporre un rinnovato piano nazionale energetico che sia connotato da questi elementi.
Che gli investimenti possibili col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbero – anche agendo in sede europea – privilegiare settori strategici e primari come quello dell’energia sia per una effettiva transizione ecologica – con elementi di tutela nel suo realizzarsi, in favore delle classi sociali più deboli – sia quello di un intervento diretto dello Stato dal punto di vista delle scelte di politica industriale e di regolazione effettiva del settore
Che vi debba essere in intervento non estemporaneo ma strutturale da parte del governo e del parlamento – magari nell’ambito una riforma più generale della tassazione diretta ed indiretta – affinché vengano messi in atto strumenti che, con elementi di calmierazione strutturale, portino alla cancellazione della remunerazione del capitale investito in bolletta, e ad un trasferimento sulla fiscalità generale dei costi di investimento nei settori in questione. Con l’obbiettivo di andare nella direzione di incentivare effettivamente il risparmio energetico e anche di una applicazione comunque tendenzialmente progressiva – relativa ai costi effettivi di utilizzo - dei costi di gas e energia, in ossequio al dettato costituzionale.
Che debba essere previsto, in tema di sostegno ai cittadini in maggiore difficoltà sociale anche dal punto di vista del pagamento di bollette di gas e luce, un maggiore protagonismo e margini di manovra – anche con fondi ad hoc – da parte degli enti locali.
Impegna l’amministrazione comunale
A chiedere al Governo e al Parlamento di agire con ogni mezzo a loro disposizione affinché:
venga bloccato l’aumento delle bollette di gas ed energia elettrica in vigore dal primo luglio u.s.
Si proceda ad una profonda revisione legislativo normativa – anche agendo in sede europea – al fine di ottenere la riduzione al 5% dell’IVA sulle bollette di luce e gas, nonché – magari anche nell’ambito una riforma più generale della
tassazione diretta ed indiretta – affinché vengano messi in atto strumenti che, con elementi di calmierazione strutturale, portino alla cancellazione della remunerazione del capitale investito in bolletta, ad un trasferimento sulla
fiscalità generale dei costi di investimento nei settori in questione. Con l’obbiettivo di andare nella direzione di incentivare effettivamente al risparmio energetico e anche di una applicazione comunque tendenzialmente progressiva – relativa ai costi effettivi di utilizzo - dei costi di gas e energia, in ossequio al dettato costituzionale.
Venga preso atto del fallimento – dal punto di vista dei benefici per i cittadini – della liberalizzazione parziale del settore in questione, e che i medesimi agiscano per recedere dalla completa liberalizzazione prevista dal 2022 e anzi agiscano con tutti i mezzi a disposizione e in tutte le sedi per riacquistare un effettivo controllo pubblico del settore, al fine di realizzare obbiettivi di equità sociale, programmazione ed intervento pubblico diretti nel settore, andando quindi anche a predisporre un rinnovato piano nazionale energetico che sia connotato con questi elementi.
Che gli investimenti possibili col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – anche agendo in sede europea – privilegino i settori strategici e primari come quello dell’energia, sia una effettiva transizione ecologica – con elementi di tutela nel suo realizzarsi, in favore delle classi sociali più deboli – sia quello di un intervento diretta dello Stato dal punto di vista delle scelte di politica industriale e di regolazione effettiva del settore
Che venga previsto in tema di sostegno ai cittadini in maggiore difficoltà sociale anche dal punto di vista del pagamento di bollette di gas e luce, un maggiore protagonismo e margini di manovra – anche con fondi ad hoc – da parte degli enti locali.
Che i maggiori introiti ottenuti dall’aumento dei costi per i permessi di emissione di C02 siano completamente utilizzati per interventi a tutela ambientale e per la riduzione delle bollette energetiche.
Cordiali saluti.
Marco MESSINEO
Aurelio LAMORTE
Gruppo Consiliare
RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA
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