Le Olimpiadi
dei grandi fondi d’investimento
Paolo Berdini – “IL MANIFESTO” del 26.06.2019
Anche questa
volta la misura non ha retto. Oltre ad un entusiasmo delle autorità presenti al
sorteggio degno di una gita scolastica, sono iniziati gli aggettivi di rito,
vittoria storica, la grande macchina italiana invincibile… E tutta la vicenda
delle Olimpiadi invernali si è subito colorata di una retorica falsa, tanto per
evitare ogni ragionamento di merito.
Stavolta si
sostiene che saranno le prime Olimpiadi sostenibili dal punto di vista
ambientale, economico e del riuso di tutte le attrezzature che verranno
realizzate. Sembra di riascoltare i roboanti annunci che contribuirono a far
passare l’Expo 2015, la precedente vittoria “epocale” di Milano, quando ci
dissero che l’esposizione avrebbe contribuito a sconfiggere la fame nel mondo.
Fandonie.
Intanto la
città ha dovuto prendere atto del grande buco nero – economico e urbano –
creato dalla manifestazione. L’area è infatti abbandonata da anni e nessuno ha
un’idea chiara di come potrà essere trasformata nell’interesse di tutta la
città, a parte quello del fondo Lendlease per la parte privata.
E qui
iniziamo ad avvicinarci al cuore della scelta di assegnare le Olimpiadi a
Milano e Cortina. Se infatti Expo non ha contribuito al miglioramento della
città intesa nel suo complesso, e cioè comprensiva delle periferie degradate, è
stata certamente utilissima ad alcuni grandi gruppi finanziari e immobiliari
che da sempre controllano lo sviluppo della metropoli lombarda.
L’EVENTO HA
CREATO un indubbio ritorno di immagine di cui si è giovata l’economia dominante.
Nel marzo scorso, il Sole 24 Ore titolava sull’inizio del «rinascimento» (sic)
di Milano, mentre per Assoimpredile e Ance si era resa disponibile una
liquidità record, circa 10 miliardi in dieci anni, e con una cifra così
gigantesca si sarebbe sicuramente potuto cambiare il volto della città.
Tutti i
grandi quartieri che si erano arenati a causa della bolla immobiliare esplosa
nel 2008 si sono rimessi in moto grazie all’aiuto prezioso dei grandi fondi di
investimento internazionali. A Santa Giulia entra in campo il fondo di
investimento australiano Lendleaseal posto di Luigi Zunino la cui società era
stata rilevata da un pool di banche. A Porta Vittoria, altro buco nero lasciato
da Danilo Coppola, è subentrato il fondo statunitense Nike di Prelios sgr, che
ha acquistato i crediti da Bpm. A Segrate un altro grande fondo immobiliare
internazionale realizzerà uno dei più grandi centri commerciali d’Europa: una
trasformazione di cui la città sentiva un gran bisogno.
Poi c’è la
grande trasformazione delle aree ferroviarie su cui si vorrebbe far arrivare
una alluvione di cemento, fin qui contrastata dall’intelligenza collettiva dei
comitati. L’elenco potrebbe continuare con altri esempi, ma ci possiamo
fermare.
A PARTIRE
DAL 2019 a Milano verrà investito un miliardo all’anno. Forse la Svezia ha
perso la sfida perché non è al centro delle attenzioni e delle aspettative dei
grandi gruppi finanziari internazionali e immobiliari che dominano invece
Milano.
A questo
fiume di denaro che metterà la città a ferro e fuoco, si aggiunge una quota di
investimenti pubblici olimpici che al confronto sono molto modesti, ma che
torneranno utilissimi per chiudere alcuni progetti. È stato ad esempio già
anticipato che a Santa Giulia nasceranno le case per gli atleti che diventeranno
poi immancabili alloggi per studenti. Nuovi alloggi in una città che ha una
enorme quantità di immobili abbandonati: si parte dunque male.
È del tutto
evidente che chi ha un’altra idea del futuro di Milano rischia di soccombere di
fronte allo strapotere di quei potentati economici. Ma la partita è invece
aperta. È lo stato delle periferie milanesi a formare la cartina di tornasole
per dare un giudizio consapevole. Ciò che possiamo affermare con sicurezza è
che seguiremo con grande attenzione ogni atto in cui i poteri pubblici – un
nuovo immancabile commissario, a quanto si afferma – prenderanno le decisioni.
Nulla di
preconcetto, dunque. Chi scrive si era dichiarato a favore della candidatura di
Roma alla sfida olimpica proprio sulla base di un ragionamento che minava alla
radice la retorica nascosta dietro il progetto urbano che era stato approvato
dalle precedenti giunte comunali. Tram invece di nuove case; risanamento delle
periferie invece della continuazione delle politiche liberiste che hanno
devastato le città in questi decenni. I 5 Stelle, romani e nazionali,
mostrarono allora tutta la loro inconsistenza e non compresero i termini del
confronto. A Milano la sfida di sognare città che cancellano le periferie può
diventare invece un buon terreno di scontro.
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