Come unire la sinistra senza farsi male. Documento approvato nella
Direzione Nazionale del Prc S.E. il 28/10/2017
Il documento
di Anna Falcone e Tomaso Montanari rilancia con forza il percorso di
costruzione di un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza che era
partito con l’assemblea del Brancaccio. Abbiamo con convinzione aderito a quel
percorso e accolto positivamente l’idea di una lista che unificasse la sinistra
sociale e politica e le tante forme di civismo e partecipazione su un programma
di attuazione della Costituzione e di netta alternativa al PD le cui politiche
da anni sono “indistinguibili da quelle della destra”. Rinnoviamo dunque
l’invito a tutte le compagne e i compagni del PRC-SE a partecipare attivamente
e a promuovere le assemblee in tutti i territori. Il compito di Rifondazione
Comunista non è quello di assistere passivamente al dibattito di altri ma di
essere strumento al servizio dell’aggregazione e della partecipazione dal basso
e protagonista del confronto. Per questo è fondamentale dare forza alla
campagna di adesioni individuali, essere tra i promotori delle assemblee sui
territori, lavorare per una larga partecipazione all’assemblea nazionale del 18
novembre a Roma.
Condividiamo
in particolare che sia “chiusa la stagione del centro-sinistra: perché è giunto
il tempo di rovesciare il tavolo delle diseguaglianze, non di venirci a patti”.
Il centro sinistra in questi anni, a livello italiano come europeo, è stato il
protagonista indiscusso dell’attuazione delle politiche liberiste: dai trattati
di Maastricht fino al Fiscal Compact passando per guerre e privatizzazioni.
Queste politiche non solo hanno favorito i ceti più ricchi e il grande capitale
ma aumentato le diseguaglianze e peggiorato nettamente le condizioni di vita e
di lavoro delle giovani generazioni e di larghi settori della popolazione. La
precarietà dilagante e le decine di migliaia di giovani emigranti sono la
sintesi di queste politiche che il centrosinistra e il centrodestra hanno
prodotto e condiviso in questo paese. Il governo Monti, con il pareggio di
bilancio in Costituzione e la Legge Fornero, spicca come vero e proprio
monumento della contiguità di politiche economiche e sociali tra centrodestra e
centrosinistra.
Le politiche
del centrosinistra però non hanno solo impoverito e reso più ingiusto il nostro
paese: hanno deluso speranze, desertificato i processi di partecipazione
democratica, svuotato di significato agli occhi di milioni di persone persino
la parola sinistra. Il ritornello secondo cui non c’è alternativa alle
politiche europee, all’austerità, alle privatizzazioni, alla massimizzazione
della concorrenza ed al peggioramento delle condizioni di vita, ha prodotto
sconforto e impotenza, ha aperto la strada alla guerra tra i poveri, al
razzismo e alla xenofobia. Le leggi elettorali incostituzionali, il tentativo
di manomissione della Costituzione e poi lo scippo attuato dal governo
Gentiloni e dalla sua maggioranza parlamentare ai danni del popolo italiano, a
cui è stato impedito di pronunciarsi attraverso un referendum sui voucher (ma
in realtà sulla precarietà), esplicitano una volontà palese di impedire al popolo
di esercitare la propria sovranità.
Per questo
“serve costruire la Sinistra che ancora non c’è” e “non ci basta più difendere
la Costituzione e lo Stato democratico di diritto, vogliamo attuarli e
costruire insieme un fronte politico e sociale alternativo al pensiero unico
neoliberista e alle riforme dettate e imposte dal capitalismo finanziario a
Parlamenti e governi deboli o conniventi”, come scrivono Anna Falcone e Tomaso
Montanari.
Per questo
la sinistra che vogliamo costruire deve essere fondata su contenuti chiari a
partire dallo smantellamento delle misure liberiste che hanno devastato la
condizione di esistenza di milioni e milioni di persone.
Il No al
fiscal compact, l’eliminazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione, la
disobbedienza ai trattati europei che sono in palese contrasto con l’attuazione
dei principi e degli obiettivi della nostra Costituzione sono elementi centrali
e imprescindibili di un programma di alternativa che non sia solo di
enunciazione di buone intenzioni. Dentro la camicia di forza che i governi
italiani e l’UE hanno contribuito a determinare non è possibile una svolta.
Una lista di
sinistra si costruisce intorno a un programma che sia effettivamente di
sinistra e che può raccogliere come negli altri paesi europei un grande
consenso popolare: la difesa dei diritti di chi lavora a partire dalla
reintroduzione dell’articolo 18 e dall’abolizione del Jobs Act e della legge
30, la redistribuzione del reddito a partire dall’aumento della tassazione
sulle grandi ricchezze, la redistribuzione del lavoro a partire dall’abolizione
della legge Fornero e dal perseguimento di una drastica riduzione di orario (32
ore settimanali), il rilancio della scuola pubblica a partire dall’abrogazione
della Buona Scuola e delle tante riforme che, con diverso segno hanno
impoverito il sistema scolastico nazionale e dallo stop al finanziamento delle
scuole private, lo stop ai tagli alla sanità e allo smantellamento della
servizio sanitario nazionale, il contrasto all’impoverimento crescente a partire
dall’istituzione di un reddito minimo garantito e dal rilancio del welfare, una
politica per il diritto alla casa, la salvaguardia dell’ambiente e dei beni
comuni a partire dall’abrogazione dello Sblocca Italia e dallo stop al consumo
di suolo e alle grandi opere inutili come la Tav in Val di Susa o il gasdotto
Tap, la ri-pubblicizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici in attuazione del
referendum del 2011, il rilancio dell’intervento pubblico a partire da un
grande piano per il lavoro incentrato sulla messa in sicurezza del territorio,
la riconversione ambientale e sociale delle produzioni e dell’economia, lo stop
e la messa in discussione delle privatizzazioni di aziende strategiche o che
forniscono servizi universali, un impegno senza se e senza me contro la guerra
e gli interventi militari che nulla hanno di umanitario, ma perseguono un
progetto imperialista e colonialista, per il dimezzamento delle spese militari
e la riconversione dell’industria bellica, contro la permanenza di testate
nucleari nel nostro territorio e per l’adesione dell’Italia al Trattato sulla
proibizione delle armi nucleari.
Tra i
prodotti tossici del neoliberismo va evidenziato quello di aver trasformato,
anche nell’immaginario popolare, una guerra contro i poveri in una guerra fra
poveri, cercando nel migrante, nel richiedente asilo il capro espiatorio. Per
una sinistra di alternativa accogliere non si traduce in una semplice seppur
necessaria etica antirazzista. Il modello di società a cui dobbiamo tendere è
quello che garantisca la parità nell’accesso ai diritti fondamentali e lo
smantellamento di ogni atto legislativo – dalla Turco – Napolitano alle leggi
Minniti Orlando, passando per la Bossi- Fini che hanno prodotto apartheid e
abbassamento generalizzato delle tutele per migranti e autoctoni. La sinistra
che vogliamo realizzare considera “nostra patria il mondo intero” rigetta i
dogmi della “Fortezza Europa” e aspira verso una società aperta e meticcia in
cui i diritti costituzionali, in primis la cittadinanza sostanziale, non siano
vincolati da reddito o provenienza ma considerino l’eguaglianza come fondamento
e valore comunemente condiviso. Razzismo e scontro fra ultimi e penultimi
vengono giustificati e propagandati con il dogma liberista secondo cui non ci
sono le risorse, si deve tirare la cinghia e fare sacrifici. Si tratta di una
pura e semplice menzogna: i soldi ci sono. Basta prenderli dalle tasche di chi
controlla la maggior parte delle risorse del paese, ricchi italiani e
multinazionali. Sarebbe sufficiente obbligare la BCE a finanziare con i soldi
nostri piani per il welfare e per l’occupazione e non solo le banche private. I
soldi ci sono e nostro nemico è chi è ricco non chi scappa dalle guerre. Va
contrastato con forza questo impianto ideologico con cui detengono il potere
tanto le destre dichiarate quanto quelle che, in nome della “sicurezza” ne
copiano gli stessi slogan.
Da troppo
tempo manca di visibilità, forza e credibilità un punto di vista che si
contrapponga al populismo reazionario e al neoliberismo pseudo-progressista.
Una sinistra
che si batte per l’attuazione della Costituzione non contrappone diritti civili
e diritti sociali, si batte per l’uguaglianza e la libertà. Consideriamo
fondamentale la nuova ondata di mobilitazione delle donne e il suo caratterizzarsi
sempre più per un femminismo del 99% con un’agenda inclusiva – allo stesso
tempo antirazzista, anti-imperialista, anti-eterosessista, anti-neoliberista –
come definita nell’appello per la giornata internazionale di sciopero dell’8
marzo 2017 e più in generale dal movimento “non una di meno”. Libertà significa
per noi anche la piena autodeterminazione delle persone nel proprio
orientamento sessuale, il rifiuto di ogni forma di omofobia e transfobia, la
piena affermazione del valore della laicità.
Tante
esperienze europee, dalla Spagna alla Francia alla Grecia alla Gran Bretagna,
dimostrano che le posizioni di una sinistra radicale e in netta rottura con
classi dirigenti delegittimate possono conquistare consenso popolare, anzi che
solo una sinistra nuova e radicale può contrastare il diffondersi nei ceti
popolari della destra razzista e xenofoba che cresce proprio in conseguenza
delle politiche neoliberiste sostenute in Europa dai governi di centrodestra e
centrosinistra. La sinistra si ricostruisce mettendo in discussione non solo le
scelte di Renzi ma quelle del complesso del Partito Socialista Europeo e le
politiche dominanti nell’Unione Europea che hanno visto la condivisione di
liberali, socialisti e popolari.
Non basta
dunque invocare genericamente l’unità, bisogna avanzare una proposta credibile
ed effettivamente alternativa al PD che faccia delle elezioni un passaggio
verso la costruzione di una forza e di uno schieramento popolare che lavori per
un’alternativa di società: una sinistra antiliberista, antirazzista,
antisessista, democratica e ambientalista che si batta per l’attuazione della
Costituzione. Non si tratta dunque di fare una lista per ricostruire il
centrosinistra ricontrattando con il PD dopo le elezioni.
Parallelamente
la sinistra che vogliamo costruire deve fondarsi su un percorso democratico e
partecipato che segnali la più netta discontinuità con la stagione del
centrosinistra di cui il PD renziano rappresenta solo la fase terminale. Se si
ha l’obiettivo di riportare al voto chi ha scelto l’astensione o chi deluso si
è rivolto al M5S, la sinistra non deve essere in alcun modo confusa con gli
scampoli della fase precedente e deve essere chiaro che non intende allearsi
col PD né prima né dopo le elezioni.
Serve un
percorso basato sulla democrazia e la partecipazione, non un accordo pattizio
tra vertici politici. Serve un chiaro rinnovamento nella composizione delle
liste, con una forte presenza di chi è impegnato nella società e nei movimenti
e la scelta chiara che non siano candidati coloro che negli anni e nei decenni
scorsi hanno ricoperto responsabilità di governo nel vecchio centrosinistra.
Dobbiamo
costruire una lista di sinistra che costruisca l’oggi e il domani, non una
lista di reduci chiamati a giustificare gli errori – ingiustificabili –
commessi negli ultimi vent’anni e che hanno prodotto la situazione attuale. La
sinistra che dobbiamo unire è anzitutto quella che si espressa negli ultimi
anni nei conflitti sociali, nelle lotte, nei movimenti per la democrazia, i
beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace. Insomma c’è
bisogno di una lista che rappresenti chi ha saputo dire NO.
Serve un
codice etico e regole (a partire dalle retribuzioni) per elette/i che renda ben
chiara l’alterità della sinistra nei comportamenti concreti e una piattaforma
radicale per quanto riguarda la lotta alla corruzione.
Un programma
radicale e un profilo di netta discontinuità col passato sono le condizioni che
possono determinare l’unità auspicata dall’assemblea del Brancaccio.
Rifondazione
Comunista nel percorso della costruzione di una proposta di sinistra per le
prossime elezioni che abbia le caratteristiche che abbiamo delineato lavora per
il coinvolgimento di tutte le aree e le soggettività della sinistra
anticapitalista e antiliberista e dei movimenti e a tal fine porta avanti
un’interlocuzione larga con spirito inclusivo e unitario.
Non possiamo
rinunciare a una iniziativa autonoma del partito, rendendo subalterna la
pratica della linea politica del Prc alla risoluzione delle altrui
contraddizioni. La costruzione di una proposta elettorale in vista delle
prossime elezioni politiche non può che partire, da subito e nei tempi utili
che abbiamo di fronte, da una interlocuzione privilegiata con i soggetti
politici e sociali – interni ed esterni al Brancaccio – che in questi anni
hanno detto no alle politiche neoliberiste, razziste e sessiste che
attraversano lo spazio europeo e italiano; con chi – in questi anni difficili
in cui abbiamo pagato a prezzo altissimo scelte coerenti – ha resistito e
camminato con noi per le strade della difesa della Costituzione e del no
sociale; con chi sta promuovendo la manifestazione dell’11 novembre contro il
Governo e questa Ue; con i comitati per il No; con chi ha difeso beni comuni,
ambiente, territorio; con gli spazi sociali, i movimenti, il sindacalismo
conflittuale, le lotte che praticano autorappresentazione e autogoverno, con le
soggettività politiche e sociali che in questi anni sono state all’opposizione.
L’obiettivo è di costruire una coerente e credibile proposta politica in grado
di guardare oltre la scadenza elettorale per ricomporre un blocco sociale di
alternativa.
La
costruzione di una proposta di sinistra per le prossime elezioni politiche e
regionali non può che svilupparsi dentro le mobilitazioni e l’opposizione
sociale. In questa direzione vanno la nostra partecipazione alla manifestazione
nazionale dell’11 novembre a Roma contro le politiche del governo e la campagna
sulle pensioni per la cancellazione della legge Fornero.
La Direzione
Nazionale impegna tutto il partito sulle prossime scadenze e campagne:
- Manifestazione nazionale a Roma dell’11
novembre
- campagna in tutta Italia di iniziative e
volantinaggi sulle pensioni
- assemblea nazionale del Brancaccio del 18
novembre
Il documento
è stato approvato con 7 voti contrari