mercoledì 6 aprile 2016

MILANO IN COMUNE CON BASILIO RIZZO SINDACO

Lista “Milano in Comune”, una speranza per i diritti, la partecipazione e la giustizia sociale

05.04.2016 - Anna Polo - (Foto di Thomas Schmid)

Lunedì 4 aprile, Salone Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano pieno (con tanta gente rimasta in piedi) e due ore e mezzo di interventi brevi e incalzanti, culminati con il discorso di Basilio Rizzo, candidato sindaco, per la presentazione della lista “Milano in Comune”.
Parlano accademici, sindacalisti, avvocati, medici, insegnanti, rappresentanti di partiti e associazioni, concordi nel considerare Basilio Rizzo l’unico candidato in grado di impedire il ritorno dei poteri forti al governo della città. In molti condividono la delusione per le debolezze e l’incoerenza della giunta Pisapia, dopo tanto appassionato impegno messo nella campagna elettorale di cinque anni fa e tante speranze aperte da quella magica serata di festa in Piazza Duomo. E tutti individuano nella lista “Milano in Comune” e nel suo candidato sindaco la continuità con quello spirito e la possibilità di proseguire sulla via della giustizia sociale e della difesa dei beni comuni. Siamo qui per vincere, per dettare l’agenda politica dei prossimi anni, non per una pura operazione di testimonianza, dicono in molti, dunque non chiedeteci se appoggeremo Sala al ballottaggio, perché a combattere con la destra per il secondo turno vogliamo esserci noi.
E tanti individuano nei referendum che ci attendono (quello sulle trivelle in aprile e quello sulla Costituzione in autunno, oltre a quello sull’acqua di cinque anni fa, ormai da difendere) un filo rosso fondamentale per affermare la partecipazione dei cittadini in contrapposizione alla politica renziana, autoritaria e insofferente a chiunque osi “disturbare il manovratore”.

Tra i tanti intervenuti prima del discorso finale di Basilio Rizzo, tre si distinguono per la loro grande passione: Vittorio Agnoletto, Anita Sonego ed Emilio Molinari. Agnoletto delinea il cupo futuro che ci attenderebbe se Milano venisse governata con la stessa logica di Expo – corruzione, favori ai privati, lavoro precario, trionfo delle multinazionali. Un saccheggio che dobbiamo impedire. Siamo noi, dice, l’alternativa ai tre manager tutti uguali, espressione degli interessi contro cui Basilio Rizzo ha sempre lottato, siamo noi a offrire una  scelta a chi non vuole astenersi, ma nemmeno votare turandosi il naso.
Anita Sonego ripercorre l’esperienza di tramite tra le istituzioni e i cittadini fatta in questi anni; restando chiusi nel Consiglio Comunale si perde il contatto con le esigenze e le rivendicazioni di tutti quelli che difendono i diritti e il territorio. Ricorda l’appoggio ai lavoratori comunali, agli sfrattati, agli sgomberati, a chi ogni giovedì manifesta davanti a Palazzo Marino per denunciare i morti nel Mediterraneo, le mozioni contro il TTIP e gli F35. Ci siamo sempre schierati dalla parte degli ultimi, conclude e non ci rassegniamo a farci guidare da un manager scelto prima della Moratti e poi da Renzi.
A Milano con la candidatura di Sala e a livello nazionale vogliono riproporci una versione perfino peggiorata del degrado degli anni Ottanta e Novanta, di quella Tangentopoli che non è mai davvero finita, avverte Emilio Molinari. Vogliono umiliare i sindaci, far saltare i referendum e privatizzare i servizi pubblici locali, cancellando democrazia ed etica politica. E a chi critica Basilio Rizzo perché “viene dal passato” ricorda la straordinaria ondata di attivismo e di entusiasmo, soprattutto tra i giovani, suscitata da Jeremy Corbyn nel Regno Unito e da Bernie Sanders negli Stati Uniti, non certo due ragazzini. Sta arrivando il momento di personaggi etici e miti, che non urlano, non aggrediscono, ma si battono per i beni comuni e i diritti sociali.
Dopo la scelta, per alzata di mano, del simbolo della lista, la serata culmina con il lungo discorso di Basilio Rizzo, soddisfatto perché il suo ruolo di candidato sindaco gli permette di sviluppare un ragionamento senza il limite dei 4 minuti imposto agli altri. Inizia ringraziando chi ha condiviso con lui tante battaglie, molte sconfitte e poche vittorie. Ribadisce la ribellione a un candidato sindaco come Sala, scelto da pochi durante primarie che hanno amputato una parte dello schieramento che ha portato alla vittoria elettorale del 2011 e rappresentante di interessi e gruppi di potere opachi e insofferenti alla richiesta di rendere conto del loro operato. Come Molinari, vede il pericolo di un ritorno al consociativismo degli anni Ottanta e Novanta, assicurato dalla vittoria di Sala, ma anche di Parisi. Ma la giunta comunale non è un consiglio d’azienda, le persone non sono clienti, le loro vite non sono voci di bilancio! afferma tra gli applausi del pubblico.
Stiamo offrendo un punto di riferimento a gente assetata di partecipazione, buon governo e trasparenza, continua. E vogliamo partire dalla Costituzione, che ora si vuole stravolgere quando non è stata ancora del tutto applicata. A proposito di referendum e di sovranità popolare, sarebbe opportuno chiedere ai vari candidati sindaci come voteranno. E ancora, partecipazione dei cittadini, loro coinvolgimento nelle scelte fondamentali, spazi da dare, ma anche da negare, per esempio a manifestazioni di carattere nazista.
I Comuni devono avere il coraggio di scontrarsi con il potere centrale che in questi anni li ha affamati e costretti a vendere il patrimonio immobiliare e le aziende partecipate, aprendo la strada al taglio dei servizi e non sarà certo chi è stato scelto da Renzi a farlo. A proposito di macchina comunale, che vergogna considerare un successo la diminuzione dei dipendenti, con l’unica conseguenza di peggiorare i servizi! Molto più interessante stabilire un rapporto massimo di 1 a 10 tra gli stipendi più alti e quelli più bassi. E sempre a proposito di fondi, una proposta concreta, che si potrebbe realizzare subito: che il governo compri le nostre quote investite in Arexpo, 32 milioni di euro con cui si potrebbero ristrutturare 2.000 alloggi popolari.
Le elezioni di Milano hanno una valenza nazionale. Possono rompere lo schema che la politica di Renzi cerca di imporre agli enti locali e dare forza alla battaglia sulla Costituzione; per questo tutta l’Italia guarderà al loro risultato. Ci attendono due mesi di lavoro intensi e bellissimi, conclude tra gli applausi Basilio Rizzo. Due mesi scanditi da appuntamenti importanti come il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Non a caso, la nascita della Repubblica italiana, settant’anni fa, è stata possibile grazie a un referendum, in cui per la prima volta votavano anche le donne.

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