venerdì 3 luglio 2015

CON IL POPOLO GRECO - ORE 18.30 VENERDI 3 LUGLIO DARSENA DI MILANO

CON IL POPOLO GRECO - ORE 18.30 VENERDI 3 LUGLIO DARSENA DI MILANO NO ALL'AUSTERITA' SI ALLA DEMOCRAZIA NO AI PRIVILEGI SI ALLA SOLIDARIETA' NO AI RICATTISI AI DIRITTI NO ALL'EUROPA DELLE BANCHE SI ALL'EUROPA DEI POPOLI
 Grecia, la solidarietà scende in piazza. Venerdì il "popolo OXI" darà il suo contributo


Catania, Pescara, Venezia, Firenze, Roma, Milano, Torino, La Spezia, Cremona, Napoli, Padova, Firenze, Lecce, Genova, Savona, Ancona, Bologna, Reggio Emilia, Como, Palermo, Prato, Bari, Verona, Massa Carrara, Afragola, Brecia, Trieste... E la lista continua. La solidarietà alla Grecia potrebbe esplodere in Italia. Ha sonnecchiato per troppo tempo ed ora è pronta a dilagare. Quasi impossibile contare le tante iniziative con lo slogan “Demogrecia”che ci saranno in occasione del referendum contro “L’Austericidio”.


Alexis Tsipras: Non rispettano la democrazia


Pubblicato il 2 lug 2015

Discorso di Alexis Tsipras alla tv pubblica, 1 luglio 2015

Il refe­ren­dum di dome­nica non riguarda la per­ma­nenza o no della Gre­cia nell’eurozona. Que­sta è scon­tata e nes­suno può con­te­starla. Dome­nica dob­biamo sce­gliere se accet­tare l’accordo spe­ci­fico oppure riven­di­care subito, una volta espresso il responso del popolo, una solu­zione sostenibile.

In ogni caso voglio assi­cu­rare al popolo greco che la ferma inten­zione del governo è quella di otte­nere un accordo con i part­ners, in con­di­zioni però di soste­ni­bi­lità e di pro­spet­tiva per il futuro. Già l’indomani della nostra deci­sione di pro­cla­mare un refe­ren­dum sono state poste sul tavolo pro­po­ste riguar­danti il debito e la neces­sità di ristrut­tu­rarlo, migliori di quelle che ci erano state pre­sen­tate fino a venerdì. Non le abbiamo lasciate cadere.

Abbiamo imme­dia­ta­mente pre­sen­tato le nostre con­tro­pro­po­ste, chie­dendo una solu­zione soste­ni­bile. È per que­sta ragione che c’è stata la riu­nione straor­di­na­ria dell’eurogruppo ieri e ci sarà una nuova riu­nione oggi pome­rig­gio. Se ci sarà una con­clu­sione posi­tiva, noi rispon­de­remo imme­dia­ta­mente. In ogni caso, il governo greco rimane al tavolo del nego­ziato e con­ti­nuerà a rima­nerci fino alla fine. Ma ci rimarrà su que­sto tavolo anche lunedì, subito dopo il refe­ren­dum, in con­di­zioni più favo­re­voli per la parte greca. Il ver­detto popo­lare, infatti, è sem­pre più potente rispetto alla volontà di un governo. Vor­rei anche riba­dire che il ricorso alla volontà popo­lare è uno dei fon­da­menti delle tra­di­zioni europee.

In momenti cru­ciali della sto­ria euro­pea, i popoli hanno preso deci­sioni impor­tanti attra­verso lo stru­mento del refe­ren­dum. E’ suc­cesso in Fran­cia e in tanti altri paesi, dove si sono svolti refe­ren­dum sulla Costi­tu­zione euro­pea. E’ suc­cesso in Irlanda, dove un refe­ren­dum ha tem­po­ra­nea­mente sospeso il Trat­tato di Lisbona e ha con­dotto a un nuovo nego­ziato, dal quale l’Irlanda ha otte­nuto con­di­zioni migliori. Nel caso della Gre­cia, pur­troppo, si usano due metri e due misure.

Per­so­nal­mente, non mi sarei mai aspet­tato che l’Europa demo­cra­tica non rie­sca a com­pren­dere la neces­sità di lasciare a un popolo sovrano lo spa­zio e il tempo neces­sa­rio per­ché fac­cia le sue scelte riguardo al pro­prio futuro. Sono pre­valsi ambienti estre­mi­sti con­ser­va­tori e di con­se­guenza le ban­che del nostro paese sono state por­tate all’asfissia. L’obiettivo è evi­dente: eser­ci­tare un ricatto che parte dal governo e arriva fino a ogni sin­golo cit­ta­dino greco.

E’ infatti inac­cet­ta­bile in un’Europa della soli­da­rietà e del rispetto reci­proco, vedere que­ste scene ver­go­gnose: far chiu­dere le ban­che pro­prio per­ché il governo ha deciso di far par­lare il popolo, creare disagi a migliaia di anziani, per i quali, mal­grado l’asfissia finan­zia­ria, il governo si è pre­oc­cu­pato e ha fatto in modo che la loro pen­sione fosse rego­lar­mente ver­sata nei loro conti. A que­ste per­sone dob­biamo delle spie­ga­zioni. E’ per pro­teg­gere le vostre pen­sioni che stiamo dando bat­ta­glia tutti que­sti mesi. Per pro­teg­gere il vostro diritto a una pen­sione digni­tosa e non a una man­cia. Le pro­po­ste che, in maniera ricat­ta­to­ria, ci hanno chie­sto di sot­to­scri­vere pre­ve­de­vano un taglio con­si­stente delle pen­sioni. Per que­sto motivo ci siamo rifiu­tati, per que­sto oggi si vendicano.

E’ stato dato al governo greco un ulti­ma­tum che com­pren­deva esat­ta­mente la stessa ricetta, com­pren­dente tutte le misure ancora non appli­cate del vec­chio Memo­ran­dum di auste­rità. Come se non bastasse, non hanno pre­vi­sto alcuna forma di alleg­ge­ri­mento del debito né di finan­zia­mento dello svi­luppo. L’ultimatum non è stato accet­tato. Poi­ché in regime di demo­cra­zia non ci sono strade senza uscita, l’ovvia via d’uscita era quella di rivol­gerci al popolo, ed è stato esat­ta­mente quello che abbiamo fatto.

Sono pie­na­mente con­sa­pe­vole che in que­ste ore c’è un’orgia di cata­stro­fi­smo. Vi ricat­tano e vi invi­tano a votare sì a tutte le misure chie­ste dai cre­di­tori, senza alcuna visi­bile via d’uscita dalla crisi. Vogliono fare dire anche a voi, come suc­ce­deva nei quei giorni bui della nostra vita par­la­men­tare che abbiamo lasciato die­tro di noi, sì a tutto. Farvi diven­tare simili a loro, com­plici nel piano di farci rima­nere per sem­pre sotto l’austerità.

Dall’altra parte, il no non è una sem­plice parola d’ordine. Il no rap­pre­senta un passo deci­sivo verso un accordo migliore che pun­tiamo a sot­to­scri­vere subito dopo la pro­cla­ma­zione dei risul­tati di dome­nica. Sarà l’inequivocabile scelta del popolo riguardo le sue con­di­zioni di vita nei giorni a venire. No non signi­fica rot­tura con l’Europa, ma ritorno all’Europa dei valori. No signi­fica pres­sione potente per un accordo eco­no­mi­ca­mente soste­ni­bile che trovi una solu­zione al pro­blema del debito, non lo farà schiz­zare a livelli inso­ste­ni­bili, non costi­tuirà un eterno osta­colo verso i nostri sforzi per far ripren­dere l’economia greca e dare sol­lievo alla società. No signi­fica pres­sione forte per un accordo social­mente equo che distri­buirà il peso ai pos­si­denti e non ai lavo­ra­tori dipen­denti e ai pensionati.

Un accordo cioè che por­terà in tempi brevi il paese a essere di nuovo pre­sente nei mer­cati finan­ziari inter­na­zio­nali, in modo che si ponga ter­mine alla sor­ve­glianza stra­niera e al com­mis­sa­ria­mento. Un accordo che com­prenda quelle riforme che puni­ranno una volta per sem­pre gli intrecci insani tra poli­tica, mezzi d’informazione e potere eco­no­mico che hanno con­trad­di­stinto in tutti que­sti anni il vec­chio sistema poli­tico. Nel con­tempo potrà affron­tare la crisi uma­ni­ta­ria: sten­derà, in altre parole, una rete di sicu­rezza per tutti quelli che oggi sono stati spinti all’emarginazione gra­zie alle poli­ti­che seguite in tutti que­sti anni nel nostro paese.

Gre­che e greci, sono pie­na­mente con­sa­pe­vole delle dif­fi­coltà che state affron­tando. Mi impe­gno per­so­nal­mente a fare qua­lun­que cosa per­ché siano prov­vi­so­rie. Alcuni fanno dipen­dere la per­ma­nenza della Gre­cia all’eurozona dal risul­tato del refe­ren­dum. Mi accu­sano di avere un’agenda segreta: nel caso di vit­to­ria del no, far uscire il paese dall’Unione Euro­pea. Men­tono sapendo di men­tire. Sono quelli stessi che dice­vano le stesse cose nel pas­sato e ren­dono un pes­simo ser­vi­zio sia al nostro popolo che all’Europa. D’altronde, sapete bene che un anno fa io stesso ero can­di­dato per la pre­si­denza della Com­mis­sione alle ele­zioni per il Par­la­mento europeo.

Anche allora ho detto agli euro­pei che le poli­ti­che di auste­rità devono finire, che non è que­sta la strada per uscire dalla crisi, che il pro­gramma appli­cato alla Gre­cia è stato un fal­li­mento. E che l’Europa deve smet­tere di com­por­tarsi in maniera non democratica.

Pochi mesi più tardi, nel gen­naio del 2015, il nostro popolo ha sigil­lato que­sta scelta. Sfor­tu­na­ta­mente, alcuni in Europa si rifiu­tano di com­pren­dere que­sta verità, non la vogliono ammet­tere. Quelli che pre­fe­ri­scono un’Europa anco­rata in logi­che auto­ri­ta­rie, di disprezzo verso le regole demo­cra­ti­che, che vogliono un’Europa unita solo in maniera epi­der­mica e tenuta insieme dal Fmi, non hanno una visione degna dell’Europa. Sono poli­tici senza corag­gio che non rie­scono a pen­sare come europei.

A loro fianco sta il nostro sistema poli­tico che ha por­tato il paese alla ban­ca­rotta e ora si pro­pone di get­tare la colpa a noi, a chi cerca di far finire que­sta mar­cia verso il disa­stro. Sognano il loro ritorno: lo hanno pro­get­tato nel caso che noi aves­simo accet­tato l’ultimatum – hanno pub­bli­ca­mente chie­sto la nomina di un altro pre­mier per appli­carlo– ma con­ti­nuano anche adesso, che abbiamo dato la parola al popolo. Par­lano di colpo di stato. Ma la demo­cra­zia non è un colpo di stato, i governi nomi­nati da fuori sono un colpo di stato.

Gre­che e greci, voglio rin­gra­ziarvi con tutto il cuore per la calma e il san­gue freddo che state mostrando in ogni momento di que­sta set­ti­mana dif­fi­cile. Voglio assi­cu­rarvi che que­sta situa­zione non durerà a lungo. Sarà prov­vi­so­ria. Gli sti­pendi e le pen­sioni non andranno persi. I conti dei cit­ta­dini che hanno scelto di non por­tare i loro soldi all’estero non saranno sacri­fi­cati sull’altare dei ricatti e delle oscure mano­vre poli­ti­che. Assumo io per­so­nal­mente la respon­sa­bi­lità di tro­vare una solu­zione al più pre­sto, subito dopo la con­clu­sione del refe­ren­dum. Allo stesso tempo rivolgo l’appello di soste­nere que­sto pro­cesso nego­ziale, vi chiedo di dire no alle ricette di auste­rità che stanno distrug­gendo l’Europa.

Vi chiedo di accet­tare la strada di una solu­zione soste­ni­bile, di aprire una bril­lante pagina di demo­cra­zia, nella spe­ranza certa di un accordo migliore. Siamo respon­sa­bili verso i nostri geni­tori, i nostri figli e verso noi stessi. E’ il nostro debito verso la storia.

1 luglio 2015

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