venerdì 13 marzo 2015

SYRIZA SVELA L’EUROPA


Syriza svela l’Europa
di Luciana Castellina
«Gliela faremo pagare». In que­sta frase che le cro­na­che sull’ultima riu­nione dell’Eurogruppo ci riman­dano c’è tutto il caso greco. Al di là di ogni que­stione di merito, è evi­dente che a Bru­xel­les si sta gio­cando una par­tita poli­tica di mas­sima impor­tanza e che ci riguarda: biso­gna punire chi, per la prima volta in 58 anni di sto­ria, ha osato sfi­dare i ver­tici dell’Unione euro­pea e ha messo in discus­sione i cri­teri di con­du­zione di quella che dovrebbe essere una comu­nità. Que­sto è quel che conta: non deve più acca­dere, chi ci ha pro­vato deve essere punito. Guai se si aprisse un varco alla poli­tica. Cioè alla condivisione.
Per­ciò il signor Jeroen Dijs­se­bloem ha alzato il ditino per dire no, sette riforme non ci bastano, ne vogliamo venti. La pros­sima volta diranno 25, chissà. Con­tro Varou­fa­kis ci sono dicias­sette robot che con­ti­nuano a chie­dere al governo Tsi­pras, forte di un appog­gio popo­lare senza pre­ce­denti, di pagare per le male­fatte accu­mu­late da chi sarà pur greco, ma è com­pa­gno di par­tito, e di casta, pro­prio di chi vor­rebbe impar­tire lezioni di mora­lità: i mini­stri del governo Sama­ras. Pro­prio nelle stesse ore in cui que­sta scena andava in onda uno di loro, anzi il più impor­tante per­ché l’ex mini­stro delle Finanze, Gikas Har­dou­ve­lis, veniva accu­sato di aver espor­tato ille­gal­mente 450 mila euro in un para­diso fiscale inglese. «Volevo met­tere al sicuro il capi­tale per i miei figli», si è scu­sato. Poveretto.
Non sono pas­sati nep­pure due mesi da quando ine­diti per­so­naggi , diver­sis­simi da chi da sem­pre aveva coman­dato il paese, hanno preso le redini della Gre­cia, tro­van­dosi a dover gestire un immane disa­stro eco­no­mico e ormai uma­ni­ta­rio. Ma la mera­vi­gliosa Europa non è dispo­ni­bile a dar­gli tempo affin­ché pos­sano ripa­rare e riav­viare lo svi­luppo del paese, nono­stante sem­pre più nume­rosi siano gli avver­ti­menti di eco­no­mi­sti euro­pei ed ame­ri­cani, che invi­tano Bru­xel­les a ragio­nare anzi­ché ad emet­tere editti imperiali.
La par­tita in atto è duris­sima. Del resto sape­vamo che così sarebbe stato. Ma è stato fon­da­men­tale avere accet­tato la sfida. Per la Gre­cia e per tutti noi che vor­remmo un’altra Europa. Final­mente la grande que­stione di cosa voglia dire essere una comu­nità, che è cosa diversa da un mer­cato, è stata posta sul tap­peto. Non si potrà più nascon­derla sotto. E sarà stri­dente ascol­tare, dopo que­sta vicenda, ripe­tere le reto­ri­che invo­ca­zioni sull’Europa che ha por­tato pace e pro­spe­rità. Anche que­sta in corso è una guerra. Con le sue vit­time umane.
Ci sono per­ples­sità, e anche cri­ti­che per come Varou­fa­kis e Tsi­pras hanno con­dotto le cose? Sì, certo. Pro­ve­nienti dal loro stesso par­tito e Con­si­glio dei mini­stri. È com­pren­si­bile. Credo però che esse siano ingiu­ste. Si tratta di una guerra di lunga durata, non di una rapida e con­clu­siva bat­ta­glia, desti­nata a cono­scere arre­tra­menti e passi in avanti, per molti versi una vera guer­ri­glia. Ma biso­gna tenere i nervi saldi: i risul­tati non pos­sono esser misu­rati nell’immediato, è già una vit­to­ria aver impo­sto un nuovo discorso, aver aperto con­trad­di­zioni (che nono­stante l’apparente unità del fronte di Bru­xel­les già emer­gono), aver forse, anche que­sto per la prima volta, ani­mato un movi­mento popo­lare dav­vero euro­peo in soli­da­rietà con Syriza, su un tema che riguarda tutti. È già molto. Ha dato corag­gio a tutti. Per que­sto rin­gra­ziamo i com­pa­gni di Syriza e li invi­tiamo a continuare.
Fonte: il manifesto


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