APPELLO Verso la svolta autoritaria Pubblicato il 31 mar 2014 libertaegiustizia.it – Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto. Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone. Primi firmatari: Nadia Urbinati Gustavo Zagrebelsky Sandra Bonsanti Stefano Rodotà Lorenza Carlassare Alessandro Pace Roberta De Monticelli Salvatore Settis Rosetta Loy Corrado Stajano Giovanna Borgese Alberto Vannucci Elisabetta Rubini Gaetano Azzariti Costanza Firrao Alessandro Bruni Simona Peverelli Sergio Materia Nando dalla Chiesa Adriano Prosperi Fabio Evangelisti Barbara Spinelli Paul Ginsborg Maurizio Landini Marco Revelli Beppe Grillo Gianroberto Casaleggio Gino Strada Paola Patuelli Tomaso Montanari Antonio Caputo Cristina Scaletti Raniero La Valle Dario Fo
lunedì 31 marzo 2014
INTERVISTA A PAOLO FERRERO
Intervista di Intelligonews a Ferrero: “Il Senato di Renzi? Un parco giochi per due partiti… E’ il programma di Craxi”
Si schiera apertamente contro la riforma del Senato il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, intervistato da Intelligonews : «L’idea che i problemi dell’Italia derivino dal fatto che ha due Camere è semplicemente una bugia. Chiudendo il Senato non risolve nulla, Renzi è un vero depistatore di massa».
Scontro Renzi-Grasso sulla riforma al Senato?
« Renzi ha un piglio iper Berlusconiano quindi chiunque si frapponga alla sua idea viene considerato un nemico. In una democrazia si discute, soprattutto su una modifica costituzionale piuttosto pesante. C’è un elemento pesantemente autoritario da parte di Renzi che coniuga arroganza e ignoranza. Anche gli Stati Uniti sono un sistema a bicameralismo perfetto, non è vero che siamo l’unico Paese, lui rischia di credere alle stupidaggini che dice. L’idea che i problemi dell’Italia derivino dal fatto che ha due camere è semplicemente una bugia, Renzi dà degli obiettivi finti agli italiani perché non affronta quelli veri. Farebbe molto prima a seccare gli F35 o a sforare il 3%. Dove ci sono i poteri veri, lui abbaia ma non morde e dà degli obiettivi incongrui rispetto a ciò che dice. Chiudendo il Senato non risolve nulla, è un vero depistatore di massa ».
Per quanto riguarda gli F35 però si parla di una diminuzione.
« Lo vedremo alla fine. Dall’incontro con Obama, che ha chiesto di aumentare la spesa militare, non è uscito il messaggio che Renzi è in dissenso. E’ emerso da Obama che c’è un accordo profondo e lui non ha smentito. Ho come il sospetto che gli F35 alla fine ce li compreremo tutti ».
Siete contrari alla riforma del Senato o volete che resti elettivo come dice Grasso?
« La cosa che viene proposta da Renzi trasforma il Senato in un parco giochi dei due partiti maggiori. Se uno guarda come verrebbero nominati, sarebbero quasi tutti Pd e Pdl. Il Senato diventerebbe semplicemente un elemento di compensazione all’interno dei due più grandi partiti. Se lo mettiamo insieme al fatto che già la legge sulla Camera va in questa direzione siamo di fronte, in nome dell’efficienza, a una torsione bipolare antidemocratica. Se vogliono fare una cosa così è meglio togliere tutto. Invece di essere una democrazia in cui gli italiani si esprimono Renzi sta rovesciando questo in un modo che neanche Berlusconi aveva osato fare e riesce a farlo perché quella è la proposta di Berlusconi da sempre e in parte della P2. Renzi riuscirà a realizzare il programma di Craxi. Fino adesso era stato impossibile perché il centro-sinistra si era opposto alla destra. Adesso, diventando il programma di Renzi, lo fanno tutti insieme appassionatamente ma è il programma della destra non del centro-sinistra ».
Si può parlare di un Nuovo Fronte Conservatore che è trasversale e va da Grasso e Rodotà a Monti passando per Grillo.
« Non solo d’accordo a chiamarli conservatori. In Italia la dizione conservatore è in sé un giudizio negativo, chi pone un problema di Costituzione fa un’opera meritoria, cioè pone al Paese il fatto che la Costituzione è stata fatta dopo la dittatura fascista che è cominciata in modo molto simile alla richiesta dell’uomo della provvidenza che vediamo oggi nel Paese. Secondo me giustamente, loro pongono il problema di conservare la saggezza che c’è dentro la Costituzione ».
Non le sembra strano che ci sia anche Grillo?
« Sarebbe positivo che Grillo ponesse al centro le questioni della Costituzione ».
La vittoria di Marine Le Pen è il segnale della forza dei partiti anti-euro?
« Io do una lettura un po’ diversa. Secondo me il risultato principale è la sconfitta del partito socialista. C’è una vittoria significativa del centro-destra, dell’UMP che è il primo partito. La Le Pen rispetto alle presidenziali va indietro di 1,5%. A me pare che ci sia un grande fenomeno mediatico sulla Le Pen, c’è un gonfiaggio che non è casuale che avvenga ».
Eppure si dice che i poteri forti boicottino mediaticamente i partiti anti-euro.
« Secondo me sono due cose distinte. Impedire la visibilità della sinistra anti-liberista e accentuare all’inverosimile il rischio della destra fascista per far vedere che l’unica alternativa è votare Renzi o i gollisti. Perché Repubblica pompa tanto questa cosa della Le Pen? Perché la barriera alla destra è Renzi. Non sto dicendo che non è successo niente, i risultati del Fronte Nazionale segnalano una capacità di radicamento sul territorio, ma il punto vero è la sconfitta dei socialisti che è drammatica e io penso positiva perché in Francia ha fatto malissimo ».
lunedì 24 marzo 2014
FIRME PER LISTA L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS E PIANO PER IL LAVORO... NOI... INSISTIAMO...
PRC VIMODRONE – RACCOLTA FIRME – PER LA LISTA “L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS” e “PIANO PER IL LAVORO” – PROSSIMI BANCHETTI A VIMODRONE (MI) Venerdì 28 MARZO 2014 dalle ore 10 alle ore 12 in Via Battisti angolo Via Matteotti vicino al MERCATO; Sabato 29 MARZO 2014 dalle ore 10 alle ore 12 in Via Dante vicino alla PISTA CICLABILE; Domenica 30 MARZO 2014 dalle ore 10 alle ore 12 in Piazza Unità d’Italia fronte CHIESA. Il PRC di Vimodrone, i suoi Assessori e Consiglieri Comunali, i/le suoi/e iscritti/e si mettono a disposizione…. Preparate le PENNE e buon lavoro a tutte e tutti. PRC VIMODRONE – Sinistra Europea rifodrone.blogspot.com Facebook: Prc Vimo Email: prcvimo@tin.it
domenica 23 marzo 2014
L'ALTRA EUROPA ... SI PARTE...
IL MASSIMO IMPEGNO E LA MASSIMA MOBILITAZIONE DEL PRC CON TSIPRAS ALLE ELEZIONI EUROPEE, PER LA COSTRUZIONE DELLA SINISTRA D’ALTERNATIVA E PER UN’ALTRA EUROPA
Documento approvato dal Cpn PRC del 16 marzo 2014 -
Le elezioni europee del 25 maggio rappresentano una grande possibilità per avviare – da sinistra – la messa in discussione dell’impianto politico, istituzionale ed economico neo-liberista che sta alla base di questa Europa. Attraverso le politiche di austerità vogliono distruggere l’Europa sorta dopo la sconfitta del nazifascismo, quell’Europa basata sulla democrazia, sul welfare, sui diritti dei lavoratori. Noi dobbiamo fermare questa offensiva che si maschera da presunta oggettività economica ed è stata esplicitata dal presidente della BCE Mario Draghi con la formula del “pilota automatico”.
Queste elezioni sono l’occasione per contribuire alla costruzione di un’opposizione politica e sociale di sinistra alle politiche di austerità praticate tanto dai governi conservatori quanto dai governi espressione di forze e coalizioni riformiste. Noi vogliamo dare uno sbocco positivo al disagio sociale crescente costruendo un’alternativa all’impianto politico dei socialisti europei e alla formula politica della “grossa coalizione” – o delle “larghe intese” – che è praticata ormai in diversi paesi europei – e che viene riproposta per il governo europeo – con l’obiettivo di anestetizzare ogni forma di opposizione.
In questi mesi il nostro partito ha lavorato per la costruzione di una lista unitaria della sinistra di alternativa, anche in Italia, per le elezioni europee. Abbiamo avanzato per primi, all’interno della Sinistra Europea, la candidatura di Alexis Tsipras alla presidenza della Commissione europea; abbiamo lavorato con spirito unitario in Italia perché potesse prendere piede una proposta politica e programmatica chiara nella collocazione, e al contempo inclusiva.
Abbiamo proposto che la lista si costruisse come spazio pubblico della sinistra di alternativa e avesse un carattere marcatamente democratico nella sua costruzione concreta. Il processo di costruzione ha vissuto varie contraddizioni e riteniamo che questo abbia portato ad errori nel percorso della costruzione della lista, in particolare, all’esclusione della parola “Sinistra” dal simbolo e dalla denominazione della lista, alle modalità centralizzate con cui sono state decise le candidature, alla non presenza di compagni e compagne del PdCI nella lista.
Questi errori non inficiano però l’assoluta positività della costruzione della lista e il ruolo politico decisivo che questa lista può giocare nelle elezioni europee e successivamente.
Il terreno politico su cui avviene la costruzione di questa lista unitaria è infatti cristallino: è chiarissima la netta opposizione da sinistra alle politiche di austerità e la scelta di lavorare per un’altra Europa; le liste presentate nelle diverse circoscrizioni presentano candidature rappresentative di lotte, vertenze, battaglie culturali, comitati e associazioni. Le differenze rispetto a Rivoluzione Civile, le cui liste venivano giustamente lette come la lottizzazione praticate da gruppi dirigenti di forze politiche in gran parte poco coerenti, sono evidenti. C’è una chiara continuità e convergenza tra la collocazione e le proposte politico-programmatiche di Rifondazione Comunista e la collocazione e le proposte politico-programmatiche – pensiamo al documento programmatico della Sinistra Europea o ai dieci punti presentati da Tsipras – de “L’Altra Europa con Tsipras”: anche per questo, un buon risultato della lista sarebbe un passo importantissimo, nel nostro Paese, per la costruzione della sinistra di alternativa.
Proprio per questo Rifondazione Comunista è impegnata pienamente al successo della lista “un’altra Europa con Tsipras”, a partire dalla raccolta delle firme per la presentazione. La raccolta di 150.000 firme ed in particolare la raccolta di almeno 3.000 firme nelle regioni più piccole, è un punto di passaggio difficile ma decisivo per la presentazione della lista.
Rifondazione Comunista impegna tutte le sue strutture alla raccolta delle firme e a costruire iniziative di solidarietà militante con le strutture regionali più piccole e più in difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi dettati dalla legge.
Vogliamo dire con tutta chiarezza che non esiste alternativa alla raccolta delle firme, non esiste un piano B. La possibilità della presentazione di questa lista unitaria di sostegno alla candidatura di Tsipras presidente, è legata all’autonoma capacità della lista di raccogliere le firme e presentarsi con la propria identità. Per questo la raccolta delle firme è un dato fondativo della possibilità della presentazione della lista e del nostro progetto politico.
Connesso al lavoro di raccolta delle firme vi è il lavoro politico per la buona affermazione elettorale della lista. Non si tratta solamente di porsi l’obiettivo di superare lo sbarramento elettorale ma di costruire nel paese una battaglia politica e culturale che proponga il tema dell’uscita dell’austerità da sinistra. Noi dobbiamo operare con spirito maggioritario ed evidenziare come la nostra proposta politica sia l’unica che permette di uscire dalla crisi economica e di evitare che la crisi economica diventi a tutti gli effetti una crisi di civiltà.
In questo vogliamo valorizzare nella campagna elettorale le proposte politiche e sociali del partito e della Sinistra Europea – a partire dal Piano per il Lavoro – organizzando incontri ed iniziative nazionali e internazionali, valorizzandone contenuti e ampiezza di relazioni.
Come Rifondazione abbiamo lavorato in queste settimane anche per esprimere, all’interno della lista, candidature di compagni e compagne iscritte al partito, espressioni dei gruppi dirigenti locali e nazionale, espressioni delle lotte e delle vertenze in cui ci siamo maggiormente impegnati in questi anni. In un contesto di valutazione positiva delle liste per la qualità politica delle stesse e per la presenza al loro interno di numerose ottime candidature, occorre fare un lavoro a sostegno dei nostri candidati ed in particolare il Comitato Politico Nazionale dà indicazione affinché vengano sostenute da tutte le strutture le seguenti candidature. Si tratta di figure emblematiche delle lotte e dei percorsi politici che riteniamo necessario valorizzare nella battaglia contro le politiche neoliberiste e per la costruzione anche in Italia di una forte Sinistra Europea.
Nicoletta Dosio (circoscrizione Nord-Ovest); - Paola Morandin (circoscrizione Nord-Est); - Fabio Amato (Centro); - Eleonora Forenza (Sud); - Antonio Mazzeo (Sicilia); - Simona Lobina (Sardegna).
Il Comitato Politico Nazionale perciò, recependo anche l’esito della consultazione interna avvenuta tra le iscritte e gli iscritti del partito, esprime e conferma l’adesione e il sostegno di Rifondazione Comunista alla lista “Un’Altra Europa con Tsipras” per le prossime elezioni europee. Chiede alle strutture territoriali di proseguire la massima mobilitazione – all’interno dei comitati territoriali per Tsipras – sulla raccolta delle firme per la presentazione in tutte le circoscrizioni della lista. Invita tutte le compagne e compagni a garantire il massimo sforzo per la campagna elettorale a favore della lista e a sostegno delle candidate e dei candidati sopra indicati.
Il Comitato Politico Nazionale, detto tutto questo:
•approva il simbolo elettorale con cui si presenterà “Un’Altra Europa con Tsipras” e le liste ad esso collegate;
•decide di aderire alla manifestazione del prossimo 12 aprile promossa da varie realtà sociali e anticapitaliste contro l’austerità e i diktat della Troika.
LA SEGRETERIA NAZIONALE PRC.
PRECARIOPOLI DA IERI E’ LEGGE
PRECARIOPOLI DA IERI E’ LEGGE Lavoro. Il decreto sui contratti a termine è in vigore: 60 giorni per modificarlo in Parlamento, come chiedono Cgil, Fiom, Sel e una parte del Pd. «Porcata pazzesca» per i giovani dem emiliani. «Io non lo voto», minaccia Fassina L’orrore è arrivato in Gazzetta ufficiale. Il decreto Poletti su contratti a termine e apprendistato è legge: serviranno ora 60 giorni per approvarlo in Par¬lamento, e dopo le proteste di Cgil e Fiom dell’ultima settimana, si approfondisce il disagio dentro il Pd. Se la riforma è stata scritta dall’emiliano Giuliano Poletti – con le indicazioni di Renzi, va da sé – il testo non piace ai giovani democratici emiliani, che parlano di «porcata pazzesca». Stefano Fassina minaccia di non votarlo se non verrà cambiato, mentre il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, chiede correzioni. Il decreto prolunga da 12 a 36 mesi il periodo in cui si potrà stare a termine nella stessa azienda senza alcuna causale, senza più pause e con all’interno la possibilità di otto proroghe. È come dire che la causale è ormai stata cancellata dal governo per tutti i contratti a termine, visto che dopo i 36 mesi scatterebbe il tempo indeterminato. La percentuale dei lavoratori a termine nell’azienda potrà essere al massimo del 20%. Stravolti anche i contratti a termine, che non solo perdono l’obbligatorietà della formazione pub-blica, ma anche il principio per cui per assumere nuovi apprendisti l’impresa avrebbe dovuto almeno stabilizzarne una percentuale. Il governo spalanca così le porte del supermarket della precarietà, ormai senza limiti: viene di fatto cancellato il tempo indeterminato, che ormai nessuna azienda avrà più né l’obbligo né l’incentivo ad accendere. L’apprendista diventa un lavoratore low cost usa e getta. Se si somma il tutto alle dichiarazioni di ieri della ministra allo Sviluppo Federica Guidi sull’articolo 18, comprendiamo come questo esecutivo voglia riagganciare lo sviluppo cancellando le tutele. La definizione più bella del testo è dei giovani dem emiliani. Il segretario Vinicio Zanetti è straordi-nariamente efficace con un post sui social: «Non vi pare una porcata pazzesca – chiede ai compagni di partito – l’introduzione del contratto a tempo determinato senza causale fino a tre anni, rinnova-bile otto volte nell’arco dei 36 mesi? Avevo capito che si sarebbe introdotto un contratto unico a tempo indeterminato a tutele crescenti, non l’ennesimo contratto a zero tutele». Nel Pd, evidentemente, sanno che al duo Renzi-Poletti è riuscito quanto non era riuscito a Maurizio Sacconi e alla stessa legge 30: una prima formulazione avrebbe infatti voluto cancellare le causali, cosa che in parte è riuscito a fare il governo Monti, ma solo per 12 mesi. Stefano Fassina è perentorio: «Il decreto sul lavoro emanato dal governo è più grave dell’abolizione dell’articolo 18 – dice l’ex viceministro all’Economia – Forse vi sono delle tecnicalità che non a tutti sono chiare ma sarebbe meno grave l’eliminazione dell’articolo 18, almeno ci sarebbe un con¬tratto a tempo indeterminato seppure interrompibile in qualunque momento. Siamo di fronte a una regressione del mercato del lavoro – aggiunge l’esponente della minoranza Pd, uno dei maggiori avversari interni di Renzi – Il decreto aumenta in modo pesantissimo la precarietà, non è una riforma e per quanto mi riguarda deve essere modificato, altrimenti non è votabile». L’ex ministro del Lavoro Damiano conferma di star lavorando nel Pd per far passare delle corre¬zioni (il testo sarà da mercoledì all’esame della Commissione Lavoro della Camera). «Nel decreto c’è un eccesso di liberalizzazione – spiega – e questo contratto cannibalizza tutti gli altri, rendendo superfluo quello di inserimento a tutele crescenti previsto nella delega. Elenco i punti critici: 1) la durata di 36 mesi senza causale, troppo lunga. 2) il rinnovo per ben 8 volte. Bisogna mettere una durata minima di ciascun contratto: dico per esempio 9 mesi, e saremmo così a massimo 4 proroghe». Male, per Damiano, anche la parte sugli apprendisti: «La discrezionalità sull’offerta formativa pub-blica non va e ci espone a rischi di una procedura di infrazione europea, perché per le norme Ue è obbligatoria. Trovo poi sbagliato che non sia prevista una percentuale di stabilizzazione. Apprezzo invece la decontribuzione dei contratti di solidarietà». Alza le barricate contro ogni modifica Sacconi (Ncd), con un tweet: «Il decreto non si tocca. A meno che non si voglia cancellare l’articolo 18». Rete imprese apprezza la riforma, come anche la Confindustria: Giorgio Squinzi chiede che «non venga distorto in Parlamento». Mentre la Cisl apprezza, e la Uil chiede una correzione sul numero delle proroghe, Fiom e Cgil ieri sono tornate a richiedere una modifica incisiva: «Il decreto rende i lavoratori ricattabili: l’impresa potrà non prorogarli senza fornire motivazioni», dice Serena Sorrentino (Cgil). Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti annuncia che è disposto a cambiare il testo, se non funzio-nerà: «La verifica la facciamo a sei mesi», dice, anche se poi aggiunge che «per vedere i risultati delle riforme del lavoro ci vorranno 3–4 anni». Antonio Sciotto - il manifesto
lunedì 17 marzo 2014
GALLINO: RENZI PORTERA' IL PAESE CONTRO IL MURO DELLA BCE
Intervista a Gallino: "Renzi porterà il paese contro il muro della Bce" dal Manifesto del 14 marzo 2014 «Mi rattrista che si sia sviluppata una polemica che di politico non ha nulla. Ma andremo avanti e porremo questioni politiche». Un referendum contro il pareggio di bilancio? «Sarebbe un passo molto concreto per aprire una discussione sui vincoli dei trattati europei» «Un aspetto che lascia perplessi in questa “svolta” di Matteo Renzi – afferma Luciano Gallino – è che si promettono 80–85 euro in più al mese a persone che già lavorano mentre sarebbe stato più equo ed efficiente spenderli per creare occupazione». Per l’autore di uno dei libri più acuminati contro l’austerità («Il colpo di stato di banche e governi») e uno dei «garanti» della lista «Altra Europa con Tsipras» alle europee, «è chiaro che 10 miliardi per 10 milioni di persone suona bene, e porterà voti. Ci sono anche misure positive per l’edilizia scolastica, ma se si stanziassero 10 miliardi di euro per un milione di posti di lavoro l’impatto sull’economia sarebbe più forte. Renzi avrebbe dato un chiaro segnale contro lo scandalo della disoccupazione che in Italia riguarda quasi 3 milioni e mezzo di persone. La disoccupa¬zione è la peggiore ferita per una persona. Ma di tutto questo non c’è la minima traccia». Bce e commissione Ue vogliono il taglio del debito e del deficit. Renzi sta andando verso un muro? Direi di si, ma il problema è che ci sta andando un intero paese. L’idea di tagliare 32 miliardi alla spesa pubblica con la spending review aumenterà le possibilità di un disastro greco anche in Italia. Nel 2013, lo Stato italiano ha incassato meno di 520 miliardi tra entrate tributarie e extratributarie, ma ne ha spesi a fini pubblici 435. 95 li ha spesi in interessi per far fronte al debito. Se si tagliassero 32 miliardi avremmo un bilancio di entrate che superano i 530 miliardi e per spese importanti, per strade, maestri o medici meno di 400. C’è uno Stato che ingoia ma non restituisce, perchè ha l’onere del debito pubblico. Cosa accadrà con il Fiscal Compact nel 2015? L’impegno di tagliare il debito di un ventesimo l’anno per portarlo dal 133% al 60% è uno scoglio che non si può affrontare. Stiamo entrando in una situazione rispetto alla quale la Grecia è un’isola felice. L’Italia non è in grado di trovare 50 miliardi di euro all’anno da tagliare. È una cosa inimmaginabile fare scendere il debito da più di 2 mila miliardi a 900. Accadrà quello che già accaduto altrove: tagli alla sanità, i bambini affamati, la povertà. La porta che abbiamo davanti è di ferro. O la si apre per altre strade o ci si sbatte contro. Perché la riforma Renzi del lavoro è sbilanciata sul lato delle imprese? È una questione di fondo. Da parte dei politici, e dei governanti, non è mai stata fatta un’analisi sulle cause strutturali della crisi economica. Il lavoro precario è una filiazione diretta della finanziarizzazione dell’economia. L’obiettivo è: massima libertà dei capitali, elasticità della produzione, creare lavoro usa e getta. Rischiamo lo scenario inglese dei «contratti a zero ore»: chi è assunto, non sa se lavorerà per quanti giorni e per quante ore. Dev’essere sempre mobile, saltare da un lavoro all’altro. Tra l’altro è un grave danno economico. In qualunque professione l’esperienza è fondamentale. Dopo il 1997 con Prodi e Treu, il centro-sinistra introduce la precarietà e rimanda gli ammortiz-zatori sociali ai tempi lunghi di una legge delega. Qual è il motivo di questa ferocia? È semplice, purtroppo. Dopo il crollo dell’Urss la maggior parte della «sinistra», e di chi aveva lavorato con quella parte del mondo, ha fatto di tutto per far dimenticare le vecchie appartenenze e ha cambiato campo, facendo un salto a destra. Una minoranza in questo paese si è alleata con gli interessi delle classi dominanti, con quello che definisco il partito di Davos. Il centrosinistra ne è stato un buon inter-prete. Basti pensare alla riforma delle pensioni. Le polemiche con Flores e Camilleri hanno indebolito la Lista Tsipras? Mi rattrista che si sia sviluppata una situazione che di politico non ha nulla. Se ci fossimo divisi sulla patrimoniale, o sulla lotta al partito di Davos, sarebbe stato quasi meglio. Qui ci si è imputati sulla com-posizione della lista da cui voglio restare lontano. Ma le posso dire che, con gli altri garanti e tantissime altre persone, andremo avanti. E parleremo di questioni con un fondamento politico. Stefano Rodotà in un’intervista al nostro giornale ha parlato di un referendum contro il pareggio di bilancio in Costituzione. Può essere uno strumento utile? È un’ottima notizia. Se il primo firmatario sarà Rodotà, io sarò il secondo. Questa norma è una prova di follia e di imbecillità economica. Questi incompetenti che ci governano hanno scelto di metterlo in costi-tuzione, ma per l’articolo 4 del trattato sul Fiscal Compact non era obbligatorio. I nostri sciagurati hanno scelto la strada peggiore. Se avessero fatto una legge, sarebbe stato più semplice uscirne. Il referen-dum lo caldeggerei molto, se la lista Tsipras l’appoggiasse. Questo può essere un passo molto con-creto per aprire una discussione sui vincoli dei trattati europei. L’alternativa è spaccare tutto e uscire dall’euro. Milioni di persone andranno per strada. È la soluzione dei nazionalisti di destra.
venerdì 14 marzo 2014
PRC VIMODRONE – RACCOLTA FIRME – PER LA LISTA “L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS” e “PIANO PER IL LAVORO” – P.ZA UNITA’ D’ITALIA - 16 MARZO 2014 – DALLE 10 ALLE 12
PRC VIMODRONE – RACCOLTA FIRME – PER LA LISTA “L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS” e “PIANO PER IL LAVORO” – P.ZA UNITA’ D’ITALIA - 16 MARZO 2014 – DALLE 10 ALLE 12
Domenica 16 MARZO 2014 dalle ore 10 alle ore 12 il PRC di Vimodrone allestirà un BANCHETTO in PIAZZA UNITA’ D’ITALIA per RACCOGLIERE le FIRME necessarie alla presentazione della LISTA L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS e per il PIANO PER IL LAVORO E L’ECONOMIA ECOLOGICA E SOLIDALE.
Il PRC di Vimodrone, i suoi Assessori e Consiglieri Comunali, i/le suoi/e iscritti/e si mettono a disposizione….
Preparate le PENNE e buon lavoro a tutte e tutti.
PRC VIMODRONE – Sinistra Europea
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RENZI E LO SPOT SULL’USCITA DALLA CRISI
Renzi e lo spot sull’uscita dalla crisi
di Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Economia e Lavoro Prc-Se
“La flessibilità nel contratto a termine, sia per l’acausalità che per la possibilità di articolare i periodi del contratto, coincide con le esigenze delle imprese di ogni ordine e grado”, parola di Maurizio Sacconi che plaude Renzi per avere esteso l’acausalità del contratto a termine da uno a tre anni, anche attraverso proroghe continue di contratti dalla durata limitatissima (ad esempio 36 prororghe di contratti da un mese).
Al plauso sul contratto a termine si aggiunge quello sulla “semplificazione” dell’apprendistato. Il datore di lavoro in sostanza potrà assumere nuovi apprendisti beneficiando dei fortissimi vantaggi retributivi e contributivi, senza avere l’obbligo di stabilizzare neppure in parte i vecchi apprendisti, come era sinora almeno nella misura del 30%. Il tutto nel quadro dell’estensione a tre anni del periodo di prova cioè senza diritti, annunciato con la previsione del cosiddetto contratto a tutele crescenti e di cui null’altro è ad oggi noto.
Alla “flexy” non si aggiunge peraltro la “security”. Il riordino degli ammortizzatori sociali infatti promette un’estensione dell’Aspi alle collaborazioni, che secondo le anticipazioni dei giorni scorsi coprirebbe circa trecento mila collaborazioni per non più di 6 mesi mentre per quel che riguarda ipotesi di altre forme di sostegno al reddito si dovrà “valutare la possibilità che, dopo l’ASpI, possa essere riconosciuta un’ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto”.
L’esito dell’ulteriore precarizzazione dei contratti, che è ad oggi il solo provvedimento insieme a quelli sulla casa, su cui Renzi ha dichiarato di intervenire per decreto, non farà altro che accelerare il processo di sostituzione tra ciò che resta del lavoro stabile con lavoro precario e povero, senza che la precarietà venga contrastata neppure dall’introduzione di una qualche forma significativa di reddito minimo.
Ma qual è il segno complessivo dei provvedimenti annunciati da Renzi?
L’intervento sull’Irpef – se sarà confermato – rappresenta il riconoscimento tardivo ma di un qualche impatto dell’avvitamento della crisi per la compressione dei consumi interni, per salari tra i più bassi d’Europa, per il crollo della capacità di consumo delle famiglie. L’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie a livello europee – se sarà fatta- è un provvedimento corretto anche se la destinazione delle risorse alla riduzione dell’Irap, continua ad identificare l’origine dei problemi della nostra struttura produttiva nel fisco, senza fare i conti con il fatto che – come per i salari – anche il costo complessivo del lavoro in Italia è tra i più bassi d’Europa.
Ma l’intervento annunciato non risolverà la crisi del paese, diversamente dal mega spot di Renzi, per un paio di buone ragioni. La prima è relativa agli altri provvedimenti in corso d’opera, la seconda alla logica dell’intervento proposto.
Sul primo versante vale la pena di ricordare non solo l’entità delle politiche restrittive deliberate nel corso degli ultimi anni i cui effetti continuano a dispiegarsi, non certo compensate dall’intervento attuale, ma i provvedimenti che hanno appena iniziato ad essere realizzati in omaggio al rispetto dei vincoli del Fiscal Compact. Gli oltre 30 miliardi previsti per le privatizzazioni dal governo Letta nel Def e quelli sulla spending review di Cottarelli con i 35 miliardi di tagli al 2016, decisamente non realizzabili solo riducendo le autoblu, sono provvedimenti che annunciano entrambi un’ulteriore riduzione del perimetro pubblico. Nel primo caso facendo cassa su quel che resta dell’apparato produttivo pubblico anche in quei settori, dai trasporti all’energia, che sarebbero decisivi per un rilancio e una riconversione del sistema produttivo, nel secondo, se le poste restano quelle, con un ulteriore affondo su servizi e lavoro pubblico, già massacrati in questi anni.
L’intervento annunciato da Renzi oltre alla precarizzazione integrale dei rapporti di lavoro ha peraltro due fortissimi aspetti negativi.
Il primo riguarda le stesse politiche fiscali. Che nella situazione attuale non si ragioni neppure di un’imposta patrimoniale è inaccettabile. Ricordiamo che secondo gli stessi dati della Banca d’Italia, la disuguaglianza nel nostro paese, cresciuta durante la crisi, ha raggiunto livelli insostenibili: i dati disaggregati mostrano che l’1% ricchissimo delle famiglie (poco più di 240.000 unità familiari ) da solo detiene il 15% della ricchezza per un valore pari a 1292 miliardi di euro, mentre il 50% delle famiglie più povere cioè 12milioni e 230.000 famiglie non ne detiene che il 9,4% per un valore pari a 810 miliardi. Detto in altri termini, poco più di 600.000 persone possiedono un patrimonio pari ad una volta e mezzo quello di 31 milioni di persone.
Una patrimoniale progressiva a partire dai 700.000 euro potrebbe generare un gettito tra i 30 e i 35 miliardi, cioè molte risorse in più di Imu e Tasi, ma diversamente da queste colpendo solo il 10% più ricco della popolazione e segnatamente il 5% dei ricchissimi.
Si regalano invece nuove risorse alla proprietà immobiliare attraverso l’abbattimento ulteriore della cedolare secca che avrebbe un senso se i benefici per il canone concordato andassero insieme all’eliminazione dei privilegi per chi affitta a canone libero.
Né è accettabile che dai benefici fiscali vengano esclusi i pensionati in essere, in un paese in cui 7 milioni e mezzo di persone ricevono pensioni inferiori ai 1000 euro mensili.
Ma soprattutto quello che non c’è nei provvedimenti annunciati da Renzi è un piano per creare lavoro. Lo sblocco di risorse (già stanziate) per scuola e dissesto idrogeologico, potrà avere un qualche impatto ma sarà del tutto insufficiente in un paese in cui i disoccupati sono 3,3 milioni e quasi altrettanto sono coloro che un lavoro lo vorrebbero ma neppure lo cercano perché lo ritengono un miraggio. Non si scappa dalla necessità di un intervento pubblico che crei lavoro con investimenti significativi, che metta in campo politiche industriali che rimedino ai veri problemi dell’apparato produttivo del paese, che attivi direttamente posti di lavoro piuttosto che continuare a ridurli.
Un limitato intervento redistributivo mentre si intensifica la precarietà e si continua a privatizzare: è questo il succo dello spot di Renzi.
Per questo rilanciamo il Piano per il Lavoro, e i nodi fondamentali su cui si articola: investimenti pubblici e assunzioni dirette, riduzioni d’orario, salario e reddito minimi.
mercoledì 5 marzo 2014
I CANDIDATI DELLA LISTA L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
Un cerchio rosso con al centro una scritta bianca, in stampatello: "L'altra Europa con Tsipras". È questo il simbolo scelto dalla lista che alle elezioni europee di maggio sosterrà il leader del partito greco Syriza, Alexis Tsipras.
Nord Ovest (20 candidate/i)
1. Curzio Maltese (giornalista di Repubblica)
2. Loredana Lipperini (giornalista, anchor women)
3. Moni Ovadia (artista)
4. Nicoletta Dosio (No Tav Valle di Susa)
5. Domenico Finiguerra (Ex sindaco – Stop al consumo di territorio)
6. Mauro Gallegati (economista – già M5 Stelle)
7. Anita Giurato (organizzatrice carovana a sostegno delle donne greche)
8. Lorena Luccatini (se non ora quando – Genova Comunità Don Gallo)
9. Carla Mattioli ( ex sindaco Pd di Avigliana)
10. Nicolò Ollino (25 anni da compiere – casa del popolo asti)
11. Daniela Padoan (scrittrice e giornalista)
12. Andrea Padovani (Valle d’Aosta)
13. Argiris Panagopolus (giornalista Syriza)
14. Dijana Pavlovic (Consiglio europeo Rom)
15. Alessandra Quarta (Officine Corsare – Torino –avvocatessa beni comuni)
16. Gigi Richetto (No-Tav Valle di Susa)
17. Stefano Sarti (Pres. Lega Ambiente – Liguria)
18. Giuliana Sgrena ( giornalista)
19. Alfredo Somoza (giornalista Radio Popolare)
20. Giuseppe Viola (operaio Fiat Fiom)
Nord Est (14 candidate/i)
1. Paola Morandin (operaia RSU Electrolux Treviso)
2. Adriano Prosperi (storico)
3. Giovanni Alleva (giuslavorista e avvocato CGIL)
4. Oktavia Brugger (ambientalisti Alto Adige)
5. Isabella Cirelli (Referendum scuola pubblica Bologna)
6. Annalisa Comuzzi (pacifista Udine)
7. Stefano Lugli (comitati terremotati Modena)
8. Ivan Marescotti (attore)
9. Riccardo Petrella (economista ambientalista)
10. Cristina Quintavalla (comitato Audit Bilancio comune Parma)
11. Carlo Salmaso ( attivista)
12. Edoardo Salzano (urbanista e blogger)
13. Camilla Seibezzi (diritti civili – Venezia)
14. Assunta Signorelli (psichiatra basagliana – Trieste)
Centro (14 candidate/i)
1. Barbara Spinelli (capolista)
2. Lorella Zanardo (attivista scrittrice documentarista)
3. Nazzarena Agostini (Amministratrice locale – Sindaco Appignano Marche SEL)
4. Fabio Amato (campagna europea per Tsipras – Sinistra Europea PRC)
5. Raffaella Bolini (Dirigente nazionale Arci)
6. Luca Casarini ( attivista)
7. Tommaso Fattori (Forum dell’acqua)
8. Marco Furfaro (Giornalista – Sel)
9. Francuccio Gesualdi (Pres. Centro Nuovo Modello di Sviluppo)
10. Lucia Maddoli (Cooperazione sviluppo)
11. Roberto Mancini (Filosofo morale Univ. Macerata – RESM Economia solidale)
12. Sandro Medici (giornalista ex direttore Manifesto Roma)
13. Felice Pizzuti detto Felice Roberto Pizzuti (economisti)
14. Rossella Rispoli (No Inceneritori e acqua bene comune Arezzo)
Sud (17 candidate/i)
1. Ermanno Rea (capolista)
2. Barbara Spinelli (capolista)
3. Silvana Arbia (magistrato – Corte Aja – caso Ruanda)
4. Franco Arminio (scrittore Irpinia – esperto di paesologia)
5. Antonia Battaglia (ambientalista avvocato Ilva)
6. Costanza Boccardi (Area Zanotelli – mondo della scuola)
7. Anna Lucia Bonanni (Movimento carriole L’Aquila)
8. Gaetano Cataldo ( puglia- Sel)
9. Antonio Di Luca (operaio Fiat Pomigliano)
10. Dino Di Palma (ex pres. Provincia Napoli – Sel)
11. Enzo Di Salvatore (area No TRIV – Costituzionalista)
12. Raffaele Ferrara (avvocato lavorista Fiom – ex sindaco di Aversa)
13. Eleonora Forenza (associazione internaz. Filosofe – Ricercatrice univ.- nazionale PRC)
14. Teresa Masciopinto (Finanza etica)
15. Valeria Parrella (scrittrice)
16. Tonino Perna (economista – assessore all’ambiente Messina – ex pres. Parco dell’Aspromonte)
17. Claudio Riccio (rete studentesca)
ISOLE (8 candidate/i)
1. Barbara Spinelli
2. Elena Ledda (cantautrice in lingua sarda)
3. Mario Cicero (ex sindaco di Castelbuono – Sicilia SEL)
4. Valeria Grasso (testimone di giustizia)
5. Antonella Leto (coordinamento acqua Sicilia )
6. Simona Lobina (insegnante precaria di lingue – PRC)
7. Antonio Mazzeo (No MUOS) – Giornalista)
8. Olga Nassis (Milazzo – associazionismo locale).
martedì 4 marzo 2014
L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
Appena definite le candidature, si provvederà a stampare i moduli per la raccolta delle firme, in modo tale da riuscire a partire per l’inizio della prossima settimana.
La partenza della raccolta delle firme costituisce di fatto l’apertura della campagna elettorale: è una straordinaria occasione di incontro con migliaia di persone e può diventare un veicolo fondamentale per far camminare l’idea dell’altra Europa.
La consegna delle firme dovrà avvenire nelle singole 5 Circoscrizioni ( Nord-Ovest, Nord-Est, Italia Centrale, Italia Meridionale e Italia Insulare) tra il 15 e il 16 aprile e, quindi, la raccolta dovrà concludersi, indicativamente, nella settimana precedente, per poter poi ultimare la fase finale di controllo.
In questa grande sfida, abbiamo però bisogno di tutte e di tutti: di chi può organizzare banchetti, di chi può svolgere attività di sensibilizzazione on line e off line per raggiungere l’obiettivo, di chi può diffondere la lista nei territori.
I moduli, a differenza del referendum, non hanno bisogno della vidimazione del tribunale o del comune. Le operazioni per la validità delle firme sono autenticazione e certificazione.
I soggetti abilitati all’autentificazione sono: notai, giudici di pace, cancellieri e collaboratori di cancellerie delle Corti d’appello, dei tribunali e delle sezioni distaccate dei tribunali, segretari delle Procure della Repubblica, presidenti delle province, sindaci, assessori provinciali e comunali, presidenti dei consigli provinciali e comunali, presidenti e vicepresidenti dei consigli circoscrizionali, segretari provinciali e comunali, funzionari incaricati dal presidente della provincia e dal sindaco, consiglieri provinciali e comunali che comunichino la loro disponibilità, rispettivamente, al presidente della provincia e al sindaco. La qualifica dell’autenticatore traccia i confini geografici entro i quali può operare.
I dipendenti pubblici che possono autenticare sono funzionari ( inquadramento categoria D) che sono stati preventivamente autorizzati in forma scritta dal presidente della provincia o dal sindaco.
Inoltre, già da ora, si possono pianificare i banchetti, per quelli che si vogliono organizzare per strada è necessario procedere alla richiesta (qualche giorno prima), al Comune di OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO indicando il giorno, l’orario, ecc….
Il PRC di Vimodrone, i suoi Assessori e Consiglieri Comunali, i suoi iscritti/e si mettono a disposizione di questa impresa collettiva….
Buon lavoro a tutte e tutti.
PRC VIMODRONE – Sinistra Europea
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