venerdì 15 marzo 2013

A FIRENZE CONTRO LE MAFIE

A Firenze, contro le mafie e il potere politico ed economico collusi


La marcia e la riflessione contro le mafie, indetta, come ogni anno, da Libera (si svolgerà da domani a Firenze) assume un valore inedito. Viene innanzitutto ribadito, come ha detto don Ciotti,"che il nostro modo di fare memoria è l'impegno". Non è una cerimonia rituale, perchè una memoria che parla delle persone uccise dalle mafie, che le nomina, le racconta è, di per sè, l'allusione ad un percorso di legalità.

La memoria serve quindi a diffondere tra i giovani indignazione, riflessione, impegno a non farsi catturare nei circuiti delle illegalità e del mercato del lavoro"parallelo"delle mafie. E' anche una battaglia culturale, perchè si abbatta il muro dell'indifferenza che finisce con il diventare omertà. L'esempio del recente incendio alla Città della Scienza a Napoli è paradigmatico: si attacca la cultura per intimorire, per lanciare un avvertimento spietato. Le mafie sguazzano nel disimpegno dalla cittadinanza attiva. Sarebbe bene, per le nuove responsabilità di massa che ha assunto, che lo comprendesse anche Grillo, che ha lanciato, sul tema della lotta alle mafie, messaggi populisti e, tutto sommato, giustificativi. Quest'anno le giornate fiorentine di Libera sono particolarmente importanti anche perchè parte il processo sulla cosiddetta trattativa Stato/mafie.

L'impianto accusatorio di Ingroia e dei suoi colleghi palermitani regge, nonostante l'opposizione dei poteri forti, il tentativo di interdizione del Presidente della Repubblica, l'atteggiamento settario di giuristi piddini come Ferrajoli e di parte di Magistratura democratica (che hanno lanciato una feroce campagna contro Ingroia, accusato di inventare il "reato di trattativa": ma l'impianto giuridico dell'inchiesta appare a noi saldo e saremo nel giudizio essendo stati ammessi, come Rifondazione Comunista, come organizzazione di donne e uomini lesi dal rapporto tra politica e potere mafioso).

Non dimentico mai che Pio La Torre sosteneva, nei suoi comizi appassionati ed accorati nelle terre di Sicilia, che "senza l'intreccio tra i mafiosi, la politica, l'amministazione, la finanza, non c'è vera mafia; la destra vuole farci credere che i mafiosi sono come i terroristi; invece il nucleo è la "borghesia mafiosa", come dice Umberto Santino, che spara o fa stragi (come quella di Firenze) solo se è necessario. Le bombe di Firenze e di Roma furono proprio funzionali all'apertura della trattativa tra mafia e uomini importanti dello Stato che oggi va a processo, finalmente. Libera, a Firenze, pone al centro il rapporto contemporaneo tra il potere politico e le mafie. Si ricomincia dalle conclusioni alle quali eravamo giunti con il lavoro della Commissione Antimafia sull'assassinio di Peppino Impastato che, non a caso, abbiamo sintetizzato nel libro che abbiamo voluto intitolare "Anatomia di un depistaggio". Nel processo Stato/mafia è imputato un altissimo grado dell'Arma dei Carabinieri, Subranni, che, nel 1978, aveva già"depistato"le indagini sul delitto Impastato. Il depistaggio di settori dello Stato è la drammatica continuità dello stragismo italiano.Vanno, per l'appunto, raccontate le storie vere della mafie, che seguono i tracciati delle accumulazioni dei patrimoni e i percorsi delle operazioni finanziarie.

Oggi vanno messi sotto i riflettori (mentre sono drammaticamente nascosti dal potere politico e delle banche) i percorsi del"riciclaggio"nei santuari finanziari ufficiali. Senza "ripulitura"del denaro di sequestri, estorsioni, pizzo, attuata dalle medesime banche che strangolano italiane ed italiani non vi sarebbe capitale mafioso; il riciclaggio viene effettuato da istituti finanziari, con una sconcertante (e sospetta) assenza di controllo della Banca d'Italia e dell'Ufficio Italiano Cambi. Occorre, allora, indagare i nessi attuali tra le mafie e i contemporanei processi di ricollocazione dei poteri sia nazionali che internazionali. Le mafie sono parte integrante dei processi di accumulazione e di valorizzazione del capitale. Rapporti ufficiali parlano di più di un quinto del prodotto interno lordo. Lotta sociale e contro le mafie sono, quindi, connesse. Non siamo riusciti a farlo comprendere in campagna elettorale. Il tema è , però, sempre più centrale in una strategia anticapitalista.

Giovanni Russo Spena

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