mercoledì 13 maggio 2009
Referendum, facciamolo fallire
Referendum, Rodotà: 4 buone ragioni per l’astensione
Stefano Rodotà: "Come aveva già evidenziato la Corte Costituzionale rischiamo un sistema elettorale incompatibile con la Costituzione. Possiamo accettare un risultato di questa gravità?".
NASCE IL COMITATO CONTRO IL REFERENDUM.
Si è costituito oggi il Comitato ‘No al referendum elettorale’, promosso da esponenti del mondo giuridico – docenti di diritto costituzionale, avvocati, magistrati -, di partiti politici (Rifondazione comunista, Nuovo Partito d’azione, IdV), e del sindacalismo.
A presiedere il Comitato è stato chiamato Gianni Ferrara, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma.
Scopo del Comitato è di far fallire il referendum elettorale, che con ben 67 quesiti mira, con un lavoro di ‘tagli e cuci’, alla manipolazione del sistema elettorale per giungere al bipartitismo coatto assegnando il premio di maggioranza alla lista con il maggior numero di voti. Ciò significa che una lista, anche con il 20%, conquisterebbe il 55% dei seggi. Si avrebbe così una legge peggiore di quella attuale e ancor peggiore di quella del fascista Acerbo, che almeno prevedeva la soglia minima del 25% per conquistare la maggioranza dei seggi.
Contro questo disegno di cancellazione dell’eguaglianza del diritto di voto e del pluralismo democratico, il Comitato agirà per far fallire il referendum, che per essere valido ha bisogno della partecipazione al voto della metà degli elettori. Questo referendum, se i sì prevalessero, non aprirebbe al strada alla riforma dell’attuale sistema elettorale, perché il Parlamento non potrebbe certo contrastare un eventuale voto popolare favorevole. Avremmo un sistema ultramaggioritario che darebbe a Berlusconi lo strumento per ottenere un potere personale ancora più forte. I referendari Segni e Guzzetta continuano nel lavoro di guastatori di quel che rimane della democrazia rappresentativa in Italia. Il Comitato si propone di essere uno strumento per riunire tutti/e coloro che vogliono difendere la democrazia rappresentativa, il pluralismo politico, la libera scelta dei parlamentari, oggi nominati dai capi-partito.
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