martedì 22 settembre 2020
lunedì 21 settembre 2020
domenica 20 settembre 2020
RIFONDAZIONE COMUNISTA: SENZA ROSSANA ROSSANDA CI SENTIAMO PIÙ SOLI
Rifondazione Comunista: senza Rossana Rossanda ci sentiamo più soli
Senza Rossana Rossanda ci sentiamo oggi più soli. È stata un punto di riferimento imprescindibile. La perdita della compagna Rossana Rossanda priva l’intero paese di una delle più grandi militanti e intellettuali della sinistra e quindi della democrazia. Per chi non rinuncia a dirsi comunista lascia un’eredita’ preziosa di pensiero critico, complesso, appassionato, libero indispensabile per affrontare questi tempi di sconfitta e fuga nelle semplificazioni e nelle abiure. La sua lunga storia di “comunista ortodossa” come ultimamente ha preferito definirsi pur avendo, prima di molti altri e in maniera eretica, compreso la crisi del socialismo reale e la necessità di leggere la realtà, le trasformazioni del capitalismo e la stessa classe senza partire da dogmi predefiniti. Ci mancherà la sua lucidità puntuale, spesso scomoda e controcorrente, la mai sopita criticità non solo verso il pensiero dominante ma anche verso gli identitarismi settari. Mentre il grosso della sinistra italiana abbandonava il terreno del socialismo e del comunismo l’eretica Rossanda ne difese la storia e le ragioni di fondo proprio perché la critica mai manichea e la riflessione l’aveva praticata in anticipo. E così fu anche per i movimenti del lungo sessantotto italiano. E sulle pagine del Manifesto in maniera mai codina ha saputo interpretare e interloquire con tutti i movimenti sempre col coraggio di andare controcorrente mettendo in guardia dalle mode superficiali.
La maniera con cui ha riflettuto sulla storia dei comunisti rappresenta un esempio eccezionale di rigore.
Ci mancherà la sua intransigenza intellettuale e morale, la sua combattività inarrestabile, la sua scelta di restare sempre e comunque “dalla parte del torto”
Grazie Rossana per tutto quello che sei stata capace di insegnarci.
La segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
mercoledì 16 settembre 2020
Steflor, tre condanne per abusi edilizi
Chiuso il processo di primo grado.
Il Comune di Vimodrone si era costituito parte civile
Martesana, 11 Settembre 2020 ore 20:01
Tre condanne per abusi edilizi e violazione delle norme ambientali, che il giudice monocratico del Tribunale di Monza Marco Formentin ha comminato ad altrettanti imputati finiti alla sbarra per il “caso Steflor”, l’azienda florovivaistica di via Pio La Torre,a Vimodrone, che si affaccia sulla Padana, chiusa (e sequestrata in parte) nel 2017, pochi giorni dopo l’inaugurazione. A Stefano Busatti (che è anche titolare dell’omonimo centro per il giardinaggio di Paderno Dugnano, nel Milanese) sono stati inflitti tre anni e otto mesi di pena, oltre al pagamento di una multa pari a 22.500 euro. Stessa sorte per Emiliano Cattaneo, architetto, progettista e direttore lavori del punto vendita cittadino. Al terzo imputato (Andrea De Carli, legale rappresentante dell’azienda responsabile del cantiere “incriminato”) sono invece andati due anni, tre mesi e quindici giorni, con una sanzione di 11.250 euro.
Il Comune si era costituito parte civile
Non solo. All’Amministrazione comunale di Vimodrone (che si era costituita parte civile nel procedimento penale aperto a Monza) dovranno essere versati 10mila euro, come provvisionale. Per Busatti e Cattaneo il giudice brianzolo ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre a quella dalla professione (per due mesi) per il solo architetto. Una vicenda lunga, annosa e complicata quella legata a Steflor, che ha animato le cronache locali e attorno alla quale sono arrivati a essere aperti ben sei procedimenti giudiziari, tra penale (ora concluso, in primo grado) e amministrativi.
Le accuse della Procura di Monza
Secondo l’accusa e il pm titolare delle indagini Michele Trianni (della stessa opinione il Municipio firmatario delle ordinanze di demolizione più volte impugnate dalla controparte), l’azienda avrebbe dovuto realizzare nell’area in questione solo delle serre per la vendita di prodotti agricoli coltivati in loco. Invece sorse un centro per il giardinaggio del tutto similare a quello di Paderno, con 45mila metri quadrati complessivi e un parcheggio di altri 10mila. Il tutto, secondo quanto riportato dalla sentenza emessa in questi giorni, non rispettando la normativa in materia e le possibilità concesse dal Piano di governo del territorio cittadino. Emersero poi anche delle difformità tra il realizzato e quanto invece inserito nel progetto messo agli atti in Comune.