venerdì 28 agosto 2015
BERLUSCONISMO O COSA? ECCO I VERI MOTIVI PER CUI L’ITALIA HA PERSO GLI ULTIMI VENT’ANNI
BERLUSCONISMO O COSA? ECCO I VERI MOTIVI PER CUI L’ITALIA HA PERSO GLI ULTIMI VENT’ANNI
Da”IL FATTO QUOTIDIANO” di Paolo Ferrero - 27 agosto 2015
Segretario nazionale di Rifondazione comunista – Sinistra europea
Twitter Renzi ha detto che il Paese ha perso vent’anni nella diatriba tra berlusconiani e antiberlusconiani. Si capisce perché Renzi affermi questo: volendo gestire dal Pd il progetto politico di Berlusconi, non può certo dichiararsi erede dell’antiberlusconismo. Contro queste affermazioni di Renzi, si levano nel centro sinistra, voci contrarie che ripropongono nella sostanza la divisione tra berlusconismo e antiberlusconismo e fanno ricadere sul primo l’intera responsabilità della crisi italiana. Questa discussione mi pare la classica discussione in cui tutte le posizioni sono sbagliate e prive di fondamento.
La mia tesi è che il cancro del Paese, quello che ha impedito all’Italia di svilupparsi in questi ultimi vent’anni, che ha imbarbarito il Paese a livelli impensabili, è la Seconda Repubblica, di cui Berlusconi è solo un attore, non il regista. E’ la Seconda Repubblica, nata nei primissimi anni ’90 a mettere le basi per il disastro.
Indubbiamente Berlusconi e il berlusconismo sono state un cancro per il Paese ma che l’antiberlusconismo non è mai stata la soluzione a questa malattia ma semplicemente l’altra faccia della stessa medaglia. Non a caso il berlusconismo si è chiuso con i governi di unità nazionale in cui tutti insieme appassionatamente Pd e Pdl stanno distruggendo la Costituzione, il welfare e il diritto della classe lavoratrice per organizzarsi e far valere i propri diritti.
Vediamo quali erano le caratteristiche della Seconda Repubblica che hanno macinato il Paese.
In primo luogo la distruzione del potere e dei diritti della classe lavoratrice e l’esaltazione della centralità dell’impresa. La Seconda Repubblica nasce con l’abolizione della scala mobile (Amato ’92) e la concertazione (Ciampi ’93).
In secondo luogo la scelta del sistema elettorale maggioritario che ha distrutto il sistema Costituzionale di democrazia parlamentare per introdurre in modo strisciante il sistema presidenziale. La Seconda repubblica nasce con l’abolizione del sistema elettorale proporzionale. Berlusconi e Renzi, in generale la riduzione della politica a rappresentazione teatrale, non sono altro che il frutto marcio delle politiche istituzionali impostate negli anni 90.
In terzo luogo la scelta di usare il debito pubblico per spostare soldi dalle tasche dei cittadini ai ricchi, agli speculatori, alle banche, raccontando ai cittadini che “non ci sono i soldi”. E’ dal 1992 (stangate di Amato) che il bilancio dello Stato italiano è in avanzo primario e cioè che regolarmente, ogni anno, il bilancio dello Stato per il complesso della spesa pubblica (dalla sanità alle pensioni arrivando fino alle armi e alle mazzette) è in attivo: cioè che gli italiani pagano più tasse di quanto lo stato spenda per il loro benessere e per finanziare le ruberie di politici ed imprenditori. Da 23 anni lo Stato italiano è in attivo – come nessuno in Europa – ma finisce in perdita solo a causa degli interessi da usura che paghiamo sul debito. E’ da 23 anni che ci sentiamo dire che lo Stato spende troppo quando lo Stato spende troppo poco e nel mentre regaliamo – legalmente e attraverso la separazione tra Banca centrale e governo – i soldi agli speculatori.
I vent’anni persi dall’Italia sono il frutto di queste tre scelte di fondo. La riduzione dei salari ha aperto la strada ad imprese che invece di investire innovare e aumentare la produttività del lavoro hanno vissuto parassitariamente sullo sfruttamento brutale della classe lavoratrice. I morti di fatica nei campi pugliesi sono il prodotto di questa idea demente di rilanciare il Paese attraverso lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’avanzo primario (siamo ad oltre 600 miliardi avanzo primario realizzato dal ’92 ad oggi) che viene presentato come un fatto positivo e virtuoso – si tratta in fin dei conti del fatto che lo Stato spende meno di quanto incassa – è al contrario il principale motivo per l’economia italiana è cresciuta in questi vent’anni meno della media europea. L’avanzo primario infatti ha determinato una situazione folle in cui ogni anno (fatto salvo il 2009) lo Stato toglie dall’economia italiana 2 o 3 punti di Pil (siamo arrivati fino al 6,5% di avanzo) e li regala agli speculatori nazionali ed internazionali attraverso gli interessi sul debito pubblico. Sono 20/40 miliardi di tasse che vengono sottratti all’economia italiana in quanto non rientrano in circolo attraverso la spesa pubblica. Se Keynes riteneva necessario per poter far funzionare l’economia avere una spesa aggiuntiva da parte della Stato, in Italia da vent’anni funzioniamo a rovescio: lo Stato toglie ogni anno decine di migliaia di miliardi dall’economia reale del Paese. In queste condizioni è impossibile che l’economia italiana cresca perché l’avanzo primario è una misura fisiologicamente recessiva.
Potrei proseguire ma mi fermo qui. Se l’Italia non funziona è perché i valori di fondo, l’idea della democrazia e le politiche economiche e sociali che contraddistinguono berlusconiani ed antiberlusconiani sono pressoché identiche e sono sbagliate. Renzi, che è la sintesi tra queste due tendenze, è un errore al quadrato. Salvini grufola nel liquame prodotto da queste politiche e Grillo sovente parla d’altro. Per questo serve una sinistra antiliberista alternativa al Pd.
giovedì 27 agosto 2015
FERRERO PRC - VERSO IL NUOVO SOGGETTO POLITICO DELLA SINISTRA
VERSO IL NUOVO SOGGETTO POLITICO DELLA SINISTRA Un’alternativa europea in ogni singolo paese C’è vita a sinistra. Si tratta di fare i conti con la crisi della politica: non ci serve un partito tradizionale. La sinistra unitaria di cui abbiamo bisogno deve essere costruita dal basso, a “bassa soglia di ingresso”, darsi una nuova classe dirigente. Da “Il Manifesto” 30 luglio 2015 di Paolo Ferrero Condivido molto l’appello di Marco Revelli e Argiris Panagopoulos nel manifesto del 29 luglio nel contesto del dibattito sulla sinistra. Costruire «un soggetto politico dichiaratamente antiliberista dotato della forza per competere per il governo del paese in concorrenza con gli altri poli politici» oggi non solo è necessario ma possibile. Rifondazione Comunista da tempo avanza questa proposta politica: partiamo subito, noi ci siamo. I punti di riferimento di questo soggetto mi paiono ben delineati da Marco e Argiris: l’Unione Europea è una gabbia d’acciaio neoliberista, costruita sull’austerità attorno agli interessi dominanti tedeschi. Questa Europa è stata costruita insieme da popolari, liberali e socialisti: a tutti costoro, alle loro politiche, al blocco di potere e di interessi che rappresentano, dobbiamo costruire un’alternativa. Si tratta di un punto fondamentale in quanto la sinistra in questi ultimi vent’anni si è sempre divisa sui rapporti con il PD e il partito socialista europeo. Oggi, dopo il vergognoso comportamento dei partiti socialisti nella vicenda greca, la questione mi pare chiara: i “socialisti” e non solo il PD renziano sono parte del problema e non della soluzione. La sinistra deve costruire un’alternativa anche alle loro politiche e non porsi in posizione emendativa, cioè subalterna. Un’alternativa europea – che non lasci solo il governo greco – ed in ogni singolo paese. La vicenda Greca ci parla chiaramente della durezza dello scontro. Le classi dominanti europee non accettano una dialettica democratica tra proposte alternative: sono portatrici di una ideologia ed una pratica totalitaria che ha messo fuori gioco completamente ogni ipotesi riformista. Il socialismo europeo è fallito con l’attiva accettazione del neoliberismo, così come i partiti socialisti europei naufragarono cento anni fa di fronte alla prima guerra mondiale: occorre costruire una alternativa da sinistra a questo fallimento e al nazionalismo razzista che esso alimenta. Per questo serve una sinistra antiliberista di governo – italiana ed europea — che sappia avanzare proposte concrete su cui ottenere il consenso popolare, rovesciando l’impostazione dell’Unione Europea che favorisce il capitale distruggendo diritti e democrazia. Dentro questa crisi del capitalismo, occorre uscire dal paradigma della scarsità, imposto attraverso l’austerità, al fine di aumentare profitti e guerre tra i poveri. Tematizzare la redistribuzione della ricchezza, del lavoro, del potere. Praticare la riconversione ambientale e sociale dell’economia, aprendo un percorso di cooperazione mediterranea. Serve un nuovo progetto europeo che sappia sconfiggere l’incubo che è diven-tata l’Unione Europea. Su questo progetto lavorano da tempo il Gruppo Unitario della Sinistra nel Parlamento Europeo e il Partito della Sinistra Europea: credo sia necessario rafforzare queste esperienze per dare corpo alla nostra prospet¬tiva in Italia. Se il governo greco ha dovuto subire il diktat della UE, questo è dovuto alla nostra debolezza, alla debolezza della sinistra in Europa. Dobbiamo colmare questo gap e parallelamente costruire un progetto sul piano nazionale per il diritto al lavoro, i diritti sociali e civili, la democrazia. Oggi la forza di Renzi non sta nel consenso di cui godono le sue proposte e nemmeno nell’assenza di sin-gole proposte alternative. La sua forza sta nell’assenza di una forza di sinistra, civile e credibile, in grado di proporre un cambiamento complessivo e di agire la speranza nel vivo del conflitto sociale. Per questo serve un soggetto unitario della sinistra: non due o tre in concorrenza elettorale tra di loro. L’unità è la condizione per dar vita ad un processo aperto, democratico, partecipato che sia rivolto a tutti e tutte coloro che vogliono costruire una alternativa al PD e al resto del quadro politico. Non si tratta solo di mettere insieme i partiti. Si tratta di costruire uno spazio politico ove gli uomini e le donne, i compagni e le compagne che operano a sinistra, nei sindacati, nelle associazioni, nei movimenti, nei comitati, possano riconoscersi e ricominciare a “fare politica”. Si tratta di fare i conti con la crisi della politica: non ci serve un partito tradizionale. La sinistra unitaria di cui abbiamo bisogno deve essere costruita dal basso, a “bassa soglia di ingresso”, darsi una nuova classe dirigente. Un soggetto politico che a partire da un progetto politico chiaro e condiviso sia in grado di essere il punto di riferimento per tutti e tutte coloro che sono impegnati nella trasformazione sociale, valorizzando le diverse forme di militanza, le diverse idee, i diversi percorsi, sconfiggendo il settarismo che non riconosce l’altro impedendo il dialogo e la costruzione di un comune progetto politico. Per questo serve un grande processo democratico e di partecipazione — una testa un voto – evitando i limiti di precedenti esperienze basate su una logica pattizia di vertice. Individuiamo subito un percorso possibile di assemblee territoriali che prepari un primo momento nazionale in autunno. Definiamo una carta di intenti e alcune semplici regole che per mettano di organizzare un per-corso democratico per cominciare a discutere. Noi comunisti e comuniste di Rifondazione riteniamo questo percorso necessario. Vediamoci subito!
venerdì 21 agosto 2015
IL DISCORSO INTEGRALE DI ALEXIS TSIPRAS
IL DISCORSO INTEGRALE DI ALEXIS TSIPRAS
TUTTO IL MESSAGGIO
Alexis Tsipras: Al popolo sovrano la prima e l'ultima parola
Greche e greci,
Negli ultimi mesi abbiamo passato tutti noi momenti difficili e drammatici.
La dura trattativa con i creditori è stata una grande prova per il governo e per il paese.
Le pressioni, i ricatti, gli ultimatum, l’asfissia di credito hanno portato ad una situazione senza precedenti.
Tutti l’ha abbiamo vissuta.
Ma tutti abbiamo vissuto la pazienza, la calma, la resistenza del nostro popolo.
La determinazione popolare che ha registrato il referendum.
La decisione di cambiare le cose, di cambiare il paese, di cambiare tutto ciò che ci ha portato alla crisi e la frammentazione sociale.
Cerchiamo di essere chiari:
Senza questa determinazione popolare i creditori o avrebbero imposto assolutamente la loro volontà o ci avrebbero portato al disastro.
Questa determinazione è stata presente in ogni fase dei negoziati.
Questa determinazione offriva forza alla nostra resistenza, alla nostra battaglia giorno per giorno, con le a volte assurde richieste e le minacce dei creditori.
Oggi questa difficile fase si conclude in modo permanente con la ratifica dell'accordo e l'erogazione della prima tranche di 23 miliardi di euro e il pagamento delle obbligazioni del paese sia all'estero che all’interno.
L'economia si respira. Il mercato sarà normalizzato. Le banche dovranno lentamente trovare il loro ritmo normale.
Non si tratta, naturalmente, della fine della difficile situazione che stiamo vivendo ormai da cinque anni.
Ma ho la convinzione che può essere dimostrata dal lavoro e dalla coerenza di tutti noi, l'inizio della fine di questa situazione difficile.
Il passo decisivo verso la normalizzazione del finanziamento della nostra economia.
Un principio che non è facile, ma che ci offre prospettive e opportunità.
Basta che la società resta in piedi e presente.
Calma ed esigente come tutto il periodo precedente.
Greche e greci,
Voglio essere assolutamente sincero con voi.
Non abbiamo avuto l’accordo che abbiamo voluto prima delle elezioni di gennaio.
Non abbiamo affrontato pero anche la reazione che avevamo aspettato.
In questa battaglia abbiamo fatto concessioni.
Ma abbiamo portato un accordo che date le circostanze prevalentemente negative in Europa e dato che abbiamo ereditato dal governo precedente l’assoluto aggancio del paese alle condizioni dei memorandum, era il migliore che si poteva avere.
Questo accordo siamo obbligati a rispettarlo, ma contemporaneamente di dare la battaglia per ridurre al minimo le conseguenze negative.
Nell'interesse dei molti.
Al fine di riconquistare al più presto la nostra sovranità di fronte ai creditori.
Senza accettare come verità infallibili le loro interpretazioni.
Senza accettare tagli orizzontali, le atrocità sui diritti del lavoro, il dissanguare sempre le più deboli forze sociali.
E abbiamo già dimostrato che sappiamo e possiamo lottare per raggiungere molte cose.
Ricordate solo quale era la posizione dei partner prima di questo accordo:
Una proroga di cinque mesi del programma precedente, piena applicazione degli impegni del governo precedente e dopo nuovi prerequisiti per il finanziamento del paese.
A questo momento e dopo il referendum abbiamo approvato un accordo triennale, con un finanziamento assicurato.
Ricordate anche che ci avevano chiesto, l'abolizione immediata delle pensioni EKAS, privatizzazione la rete di energia elettrica e della “piccola DEH – Enel”.
Queste cose non le abbiamo accettate e abbiamo vinto.
Avevano chiesto anche l'applicazione immediata della clausola per il deficit pari a zero per i fondi integrativi dei pensionati.
Nell'accordo vi è un riferimento esplicito alla ricerca di misure equivalenti e siamo pronti a dare questa battaglia.
Anche il ritorno dei rapporti di lavoro e l’impedendo dei licenziamenti collettivi nel settore privato, sono nel nostro obiettivo irremovibile e penso che raggiungeremo anche questo.
I licenziamenti nel settore pubblico sono ormai alle spalle e hanno tornato i guardiani delle scuole, le donne delle pulizie e il personale amministrativo nelle università.
Negli ospedali non c'è più il ticket dei 5 euro, mentre si fa strada la procedura per assumere 4.500 tra medici ed infermieri che sono assolutamente necessari attraverso un concorso pubblico ASEP.
Non dimentichiamo che abbiamo concordato a drammaticamente inferiori surplus primari da quelli del governo precedente, con il risultato il risanamento dei conti pubblici, cioè le misure necessarie, di essere inferiori di 20 miliardi di euro.
Inoltre, il nuovo accordo di finanziamento non è sottoposto al Diritto Inglese con caratteristiche coloniali che avevano accordato i governi greci nei accordi precedenti, ma si riferisce al Diritto Europeo ed Internazionale, mentre il nostro paese mantiene tutti i privilegi e le immunità che proteggono la proprietà pubblica.
Ed infine, per la prima volta con modo cosi esplicito ed inequivocabile, di determina la procedura per la riduzione del valore del debito greco, che è forse il nodo più importante per risolvere il problema greco.
Abbiamo guadagnato allora terreno significativo, senza che ciò significhi che abbiamo ottenuto quello che noi e la gente ci aspettavamo.
Greche e greci,
Ora che questo ciclo difficile si conclude.
E a differenza del solito atteggiamento di molti che considerano purtroppo che sono autorizzati a mantenere i posti, gli offici, gli incarichi indipendentemente dalle condizioni e circostanze sento profondo obbligo morale e politico di mettere al vostro giudizio tutto quello che ho fatto.
Le cose giuste e gli errori.
Gli successi e le omissioni.
Per questo ho deciso di recarmi presto al Presidente della Repubblica a presentare le mie dimissioni e le dimissioni del governo.
Il mandato popolare che ho preso il 25 gennaio ha esaurito i suoi limiti.
E ora deve prendere di nuovo la parola il popolo sovrano.
Voi, con il vostro voto deciderete se abbiamo rappresentato il paese con la determinazione e il coraggio che richiedevano i difficili negoziati con i creditori.
Voi, con il vostro voto, deciderete se l'accordo ottenuto offre le condizioni per superare l'attuale impasse, di recuperare l'economia, per entrare infine alla strada per lasciare indietro i memorandum e la crudeltà che loro comportano.
Voi, con il vostro voto, deciderete chi e come può portare la Grecia nella difficile ma alla fine promettente strada che si apre davanti a noi.
Chi e come potrà negoziare meglio la diminuzione del debito.
Chi e come potrà procedere con passo sicuro e costante alle necessarie, profonde e progressiste riforme che abbiamo bisogno.
È, infine, con il vostro voto, voi vi giudicherete tutti.
Tutti coloro che abbiamo dato la battaglia dentro e fuori il paese, per non trovare la Grecia al plotone di esecuzione.
E quelli che invocando la coerenza ideologica e proponendo pertanto l'opinione che la Grecia ha bisogno dei crediti, cioè memorandum, ma con la dracma, commettono l'estrema incoerenza di convertire in minoranza parlamentare la maggioranza che il nostro popolo ha dato per prima volta al paese, il governo di Sinistra.
Ma anche quelli del vecchio sistema politico e i centri d’intreccio, che per tutto questo tempo ci chiamavano e ci facevano pressioni, coordinati con i più duri centri dei creditori, di firmare qualsiasi cosa che ci mettevano davanti a noi.
Calunniando anche la nostra resistenza come fosse ostruzionismo.
Greche e greci,
mi lascio al vostro giudizio con la mia coscienza tranquilla.
Orgoglioso per la battaglia che io e il mio governo abbiamo dato.
Mi sforzai tutto questo tempo per attenersi a ciò che abbiamo promesso.
Abbiamo negoziato duramente e con persistenza per lungo tempo.
Abbiamo resistere alle pressioni e ai ricatti.
Siamo arrivato è vero in situazioni limite per il popolo e per l'economia.
Abbiamo fatto, tuttavia, il caso della Grecia una questione globale.
Abbiamo fatto la resistenza del nostro popolo bandiera e incentivo di lotta per gli altri popoli europei.
E l'Europa non è la stessa dopo questi difficili sei mesi.
L'idea che si possa finalmente mettere fine all'austerità guadagna terreno.
Le differenze tra le forze democratiche e progressiste europee sono sempre più sentire.
E noi, la Grecia, con prestigio e un raggio di azione molte volte più grande della nostra dimensione abbiamo giocato e giochiamo un ruolo di primo piano nei cambiamenti a venire.
Nel dibattito per il futuro dell'Europa la Grecia sarà in prima linea.
Ieri con una mia lettera ho chiesto dal presidente del Parlamento europeo che il Parlamento europeo acquisisce come istituzione con una legittimazione democratica diretta, un ruolo attivo nel programma di finanziamento greco.
La trasparenza, l’aperto dibattito democratico, il fatto democratico di rendere conto delle azioni di tutti, la valutazione dell'impatto che hanno, dovrà essere ormai parte integrante dell’applicazione del nostro accordo con i partner.
Greche e greci,
Per tutto questo il tempo, nonostante le condizioni dure e difficile del negoziato abbiamo ottenuto anche di lasciare dietro di noi un esempio diverso di governare.
Abbiamo legiferato il pagamento dei debito arretrati allo stato in cento rate, abbiamo preso le misure per la crisi umanitaria, abbiamo riaperto la televisione pubblica ERT, abbiamo presentato il disegno di legge per le frequenze radiotelevisive, abbiamo votato la legge per gli immigrati, abbiamo fatto un intervento decisivo per fermare me miniere d’oro a Skouries e fermare un crimine ambientale, e decine di altre misure e iniziative, che dimostrano questo nuovo modo di governare.
E dimostrano inoltre la nostra decisione di cambiare con coraggio e fiducia il paese, utilizzando il sostegno sociale in obiettivi di riforma.
Davanti a noi abbiamo ancora di dare molte battaglie difficili, questa volta all'interno del paese.
La battaglia contro gli interessi loschi ed intrecciati, contro la corruzione, è appena iniziata.
La battaglia per far pagare finalmente gli eterni vincitori, che nessuno fino ad oggi ha avuto il coraggio di toccare.
La battaglia per portare alla giustizia coloro che fino ad ora sono al di sopra della legge.
La lotta contro l'evasione fiscale, per un sistema fiscale giusto e stabile.
La battaglia delle battaglie per cambiare lo stato e farlo diventare ogni giorno più efficiente.
Più amichevole per il cittadino
Più ostile ai favori politici e clientelari, il favoritismo del partito che governa e la corruzione.
E tutte queste cose richiedono un mandato chiaro, un governo forte, stabile e senza un vacillante percorso.
E soprattutto richiedono di tener lo stesso passo con la società.
Con tutti coloro che vogliono cambiamenti con democrazia, riforme con segno progressista, trasparenza e giustizia.
Greche e greci,
Nonostante le difficoltà, rimango ottimista.
Credo che i giorni più belli non gli hanno ancora vissuti, intrappolati dentro la tanaglia del negoziato.
Chiederò il voto del popolo greco, per governare e per sventolare tutti gli aspetti del nostro programma di governo.
Più esperti, più preparati, più terra terra, ma sempre impegnati per l'obiettivo finale di una Grecia libera, democratica e socialmente giusta, saremo diritti in piedi e coerenti alle nuove condizioni e sfide.
Vi assicuro, che non mi consegnerà e non consegneremo lo scudo delle nostre idee e dei nostri valori.
In nessuno e di fronte a nessuna difficoltà.
E vi invito, tutti insieme, con calma e con decisione di combattere la difficile battaglia per rimettere la nostra patria ai suoi piedi.
Per tenere questi tempi difficili, la Grecia e la democrazia nelle nostre mani.
E di alzarla in alto.
Vi ringrazio….
Traduzione: A. Panagopoulos
sabato 15 agosto 2015
CUBA E USA AVRANNO RELAZIONI DIPLOMATICHE REGOLARI
Cuba e USA avranno relazioni diplomatiche regolari. I media del pensiero unico neoliberista ci presentano questa come una vittoria degli USA. Si tratta al contrario di una vittoria della Rivoluzione Cubana. Non solo l'imperialismo statunitense non è riuscito a soffocare la rivoluzione cubana, pur avendoci provato in tutti i modi, ma adesso deve riconoscerla. L'enorme dignità del popolo cubano, del partito comunista e del suo gruppo dirigente, l'hanno avuta vinta sulla più grande superpotenza militare mondiale.
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