venerdì 15 novembre 2024
lunedì 11 novembre 2024
INIZIATIVA ANPI IL 14 NOVEMBRE 2024 A VIMODRONE CONTRO L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA
domenica 3 novembre 2024
domenica 27 ottobre 2024
LEGGE DI BILANCIO: UNA MANOVRA CHE AVVIA 7 ANNI DI DURA AUSTERITA'...
Di Antonello Patta*
Con questa manovra il governo delle
destre conferma il suo carattere antisociale: sacrifici per i lavoratori
e i ceti popolari, impoverimento ulteriore di ciò che resta di pubblico
con nuovi tagli, salvaguardia di profitti e rendite.
Il modello sociale che coltivano le
destre è chiaro : protezione delle grandi ricchezze, degli evasori e
della speculazione (il blocco sociale delle destre) il tutto a scapito
dei redditi bassi provocati dalle pensioni sempre più magre e dai
salari reali agli ultimi posti in Europa; bonus e mance a sostegno di
natalità e famiglie con importi risibili a fronte dei costi che
dovranno affrontare per la mancanza di servizi aggravata dai nuovi
tagli.
Tutto ciò appare in modo lampante considerando anche solo gli aspetti principali di questa manovra che, andrà valutata meglio al momento del suo varo.
Per le/i lavoratrici/ori dipendenti si spacciano come aumenti i soldi già ottenuti 2 anni fa
e oramai annullati da inflazione e fiscal drag; unica differenza: il
bonus che sostituisce lo sconto sui contributi verrà esteso ai redditi
tra 35 e 40 mila euro.
Sulle pensioni c’è l’insulto di un aumento di 3 euro al mese per le pensioni minime(promesse a 1000 euro in campagna elettorale.. ) mentre il ministro Giorgetti portando a compimento La controriforma Fornero, svela fino in fondo la demagogia delle promesse leghiste di una sua abolizione.
Per di più il governo riduce le detrazioni, sulle ristrutturazioni e su altre spese, e le rimodula sulla composizione del nucleo familiare, penalizzando quindi gli anziani soli ma anche i giovani single.
Svanite nel nulla le promesse alla sanità da anni in gravissime difficoltà nel personale e nelle strutture: i 4.7 miliardi promessi dal ministro si sono ridotti a 1.3 dei quali la gran parte servono per i contratti di medici e infermieri cui intanto viene dimezzata l’indennità prevista. Saltano le assunzioni, 30 mila promesse per il 2025, con tanti saluti alla riduzione dei tempi d’attesa. Aumenta la quota delle risorse utilizzabili per comprare prestazioni dai privati.
La scure si abbatte su tutto il pubblico impiego colpito dal blocco parziale del turn over per il 2025 mentre per i contratti dei dipendenti pubblici del periodo 2022/24 sono previsti aumenti del 6% circa rispetto a un inflazione del 18 col risultato di una perdita salariale superiore al 10%
La scuola subisce il taglio di 5660 posti agli insegnanti e 2174 al personale tecnico che si tradurrà in un peggioramento significativo delle attività didattiche e di sostegno; nessun intervento per dare una prospettiva ai 250 mila precari, 1 su 4, che tengono in piedi la scuola essendo privati di diritti basilari.
Sugli enti territoriali sono previsti 4 miliardi di tagli in 5 anni con pesanti conseguenze sui servizi pubblici, in particolare quelli sociali già insufficienti rispetto alla diffusione della povertà assoluta aumentata a 5 milioni e 600 mila persone.
I punti della manovra richiamati che comportano per 2025 una riduzione della spesa del 2,5, 30 miliardi in meno del 2024,
ne mostrano chiaramente il carattere antipopolare, ma occorre capire
che è solo l’inizio di una fase regressiva non solo per le condizioni
di vita degli strati popolari, ma per il Paese tutto.
Col nuovo patto di stabilità accolto
con favore dal governo e da quasi tutta l’opposizione ritornano i
vincoli di spesa, che obbligheranno a tagli di 13 miliardi all’anno per
sette anni.
Si continua a ignorare la lezione del
passato quando politiche di bilancio restrittive hanno aggravato
ulteriormente la situazione sociale del paese distruggendo l’welfare,
riducendo i consumi e gli investimenti, deprimendo l’economia e
aumentando ancora di più la povertà, le disuguaglianze e il divario tra
l’Italia e le economie più avanzate.
Scelte assunte, oggi come in passato,
con la motivazione della necessità di ridurre il debito che invece
produrranno di nuovo effetti sociali ed economici nefasti senza ridurre
il debito.
Per questo vanno respinti con forza i
refrain che già si sentono ripetere dai sedicenti patrioti delle destre:
“Ce lo chiede l’Europa” e “Non ci sono i soldi”.
Non è questa l’Europa che vogliamo.
Un’ Europa subalterna alle banche, alla finanza e agli Usa che si
arricchiscono mentre, complici governanti sudditi, scaricano sui popoli e
i paesi europei i costi economici e umani di una escalation di guerra
per difendere il predominio economico Usa nel mondo.
Occorre opporsi ai vincoli che
accentueranno ancora di più il declino del nostro Paese che da quando
esistono i trattati di Maastricht ha visto scendere la propria quota sul
pil europeo da quasi il 20 a meno del 15%. Di fronte a questo sfacelo
occorre disobbedire ai trattati.
Lottiamo per espandere la spesa
sociale, investire nell’istruzione e nella formazione, nella tutela
dell’ambiente, per l’occupazione nel lavoro, per produzioni di qualità
che tutelino i salari, anche istituendo un salario minimo per i diritti
di tutte e tutti; per il rilancio del welfare, per investire nella
riconversione sociale e ambientale dell’economia, per sostenere
produzioni e lavoro di qualità, per smettere di destinare enormi
risorse al riarmo, al sostegno delle guerre a partire dall’ Ucraina.
I soldi in Italia ci sono! Si possono
reperire grandi risorse tassando di poco le grandi ricchezze sopra il
milione di euro; attuando una riforma fiscale che tassi tutti i redditi
in modo davvero progressivo attraverso l’ampliamento del ventaglio
delle aliquote, il recupero del drenaggio fiscale e l’eliminazione di
tutte le flat tax che sottraggono all’IRPEF decine di miliardi; una
vera lotta contro l’evasione fiscale; la riduzione delle spese militari;
il recupero delle ingenti risorse dedicate a grandi opere inutili e
dannose come il ponte sullo stretto.
In Italia sono già previsti scioperi
di diverse categorie contro la manovra per i contratti, il lavoro, i
salari e per pensioni dignitose in difesa del pubblico , della sanità,
dell’istruzione.
Noi sosterremo tutte le mobilitazioni
previste perché riteniamo che solo una dura opposizione sociale potrà
fermare la regressione sociale e politica cui questo governo condanna il
paese. Saremo in tutte le piazze con l’obiettivo di estendere le lotte e
unificarle fino a uno sciopero generale che rappresenti l’inizio di una
grande stagione di lotte senza la quale non sarà possibile sconfiggere
le politiche antipopolari di questo governo e riconquistare il primato
del lavoro e dei diritti nella società e nei luoghi di lavoro.
Per il rilancio e l’unificazione delle
lotte sosteniamo -l’aumento generalizzato di tutti i salari, delle
pensioni, l’istituzione di un salario minimo legale e l’indicizzazione
piena all’inflazione; la riduzione dell’orario di lavoro a parità di
salario per la piena occupazione, una necessità di fronte ai progressi
tecnologici che aumentano la produttività; la garanzia del reddito per
tutte e tutti tramite un reddito di cittadinanza slegato dalle politiche
attive del lavoro, un grande piano nazionale del lavoro partendo
dall’assunzione di 500 mila nuovi dipendenti pubblici; il ripristino
dell’articolo 18, l’abrogazione del jobs act e di tutte le leggi che
hanno ridotto diritti, tutele e precarizzato il lavoro; l’abolizione
della legge Fornero e la garanzia della pensione abbassando l’età della
pensione , il riordino del fisco in direzione progressiva, riducendo le
aliquote più basse per favorire lavoratori e pensionati istituendo
una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze.
*Responsabile nazionale lavoro
martedì 8 ottobre 2024
Acqua pubblica, il governo Meloni l’attacco definitivo al Referendum 2011
Acqua pubblica, il governo Meloni l’attacco definitivo alAc Referendum 2011
di Alex Zanotelli, Corrado Oddi -
Troviamo incredibile la cecità con cui il governo Meloni sta gestendo il più importante bene comune che abbiamo: l’acqua. Veniamo infatti da una torrida estate che ha messo in crisi le nostre riserve idriche, soprattutto nelle regioni meridionali. È notizia di questi giorni (Il sole 24 ore) che ben due milioni di cittadini siciliani sono senz’acqua. Di fatto l’acqua è la prima vittima di questo spaventoso surriscaldamento del Pianeta. Il World Institute of Resources ci ammonisce che entro il 2040, in Italia, avremo meno 50% di disponibilità idrica.
In un contesto del genere è veramente aberrante e criminale che il governo Meloni stia elaborando un decreto che rafforzerà le politiche di privatizzazione di questo bene fondamentale. Infatti, con un vero e proprio colpo di mano, sperando nella disattenzione generale, il governo Meloni sta mettendo mano a un provvedimento che sancirebbe la definitiva consegna del servizio idrico ai soggetti privati e al mercato.
Il Decreto-legge in elaborazione porta come titolo: “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche, di siti contaminati e dissesto idrogeologico.” In questo Decreto, dove non si parla mai di servizio idrico, che sarà discusso prossimamente nel Consiglio dei ministri, si trova inserita una norma in base alla quale soggetti privati, fino a un tetto del 20%, possono entrare nelle società a totale capitale pubblico. Parte così l’attacco del governo Meloni alle società a totale capitale pubblico che gestiscono le reti idriche. Questo, dopo che sia il governo Draghi come della Meloni, avevano proibito le Aziende Speciali, che non essendo Spa (società per azioni), possono fare solo utili da investire nel servizio idrico.
I privati, una volta entrati nella società a totale capitale pubblico, la faranno da veri padroni. Se questo provvedimento venisse approvato, tutto il servizio idrico sarebbe dominato dai privati. Sarebbe questo decreto-legge l’ultimo e definitivo schiaffo al Referendum del 2011, quando 27 milioni di italiani avevano votato che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto sull’acqua. Stranamente questo decreto coincide con la visita a Roma di Larry Fink . Di fatto il 30 settembre la presidente Meloni ha avuto un lungo colloquio a Palazzo Chigi con Larry Fink, presidente e amministratore delegato di Blackrock, la più grande società di patrimoni del mondo, con circa 10 mila miliardi di dollari in gestione, con partecipazione in istituti di credito italiani e società come Enel e Leonardo, per discutere le possibilità di investire anche in Italia. Il settore idrico è oggi molto appetibile, visto che continua a realizzare profitti garantiti. Gli occhi della finanza internazionale sono puntati sull’acqua.
Davanti a una tale situazione sollecitiamo una grande mobilitazione popolare per bloccare questo Decreto del governo Meloni che intende trasformare questo bene essenziale per la nostra sopravvivenza, in merce. È inaccettabile il trionfo della privatizzazione dell’acqua. Facciamo nostre le parole di Papa Francesco nella Laudato Si’, che afferma:” Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato.”
Per questo ci appelliamo a tutte le realtà associative, sindacali, ai movimenti, alle comunità cristiane, perché si oppongano alla privatizzazione di “Sorella acqua”.
venerdì 27 settembre 2024
Rifondazione: “Occorre una radicale riforma della RAI che non può certo realizzare questo governo, per riavere un servizio pubblico utile al Paese”
Rifondazione: “Occorre una radicale riforma della RAI che non può certo realizzare questo governo, per riavere un servizio pubblico utile al Paese”
Pubblicato il 27 set 2024
Stefania Brai*
Che la attuale legge che governa la Rai, voluta dal Pd di Renzi, sia orrenda, è un dato di fatto. Ma è anche un dato di fatto che nessuno dal 2016 ad oggi abbia voluto, né cercato, né chiesto di modificarla. Così come è un dato di fatto che se tutta l’opposizione si fosse astenuta nell’elezione del nuovo consiglio di amministrazione della Rai si sarebbe di fatto consegnata l’intera gestione del servizio pubblico radiotelevisivo nelle mani di un governo fascista che sta trasformando questo paese in uno Stato di polizia,
Secondo Elly Schlein “non c’è motivo di rinnovare il cda, visto che già controllano la Rai”. Se questo principio fosse messo in pratica, vorrebbe dire rinunciare al dovere di una forza politica democratica di rappresentare una reale opposizione, rinunciare al dovere di essere punto di riferimento di un’altra visione della società e di una alternativa possibile. Anche al dovere di rappresentare all’interno di un servizio pubblico quella parte di cittadine e cittadini che in questo governo non si riconoscono. Vorrebbe dire abbandonare la rappresentanza di chi lavora in quella azienda.
Inoltre: se nessuno finora, dal 2016 ad oggi, è riuscito né ha tentato di cambiare la legge di Renzi, davvero qualcuno pensa di poter mettere in campo una riforma della Rai insieme al governo Meloni? E su quali cardini si fonderebbe una riforma costruita insieme a questa destra?
E allora il punto politico è questo: tra chi pensa che sia sufficiente cambiare la cosiddetta “governance” aziendale e chi, come Rifondazione comunista, ritiene che una reale riforma della Rai che le restituisca il ruolo di servizio pubblico debba affrontare i nodi della sua missione, della sua struttura aziendale, delle sue professionalità, del suo rapporto col paese reale e tanto, tantissimo altro. Finché ci sarà un consiglio di amministrazione privato di qualsiasi ruolo, finché tutti i poteri rimarranno nelle mani di una sola persona al comando, finché non si restituirà potere decisionale e ideativo alle varie strutture e alle tante professionalità, finché non si attuerà una reale democratizzazione interna ed “esterna” della Rai, non ci sarà una reale riforma del servizio pubblico.
Ma ancora di più non ci sarà una reale riforma della più grande azienda pubblica produttrice di senso senza il coinvolgimento di tutte le forze culturali, professionali, artistiche e sindacali del settore.
*responsabile nazionale cultura Prc/Se
martedì 24 settembre 2024
FIRMA SUBITO IL REFERENDUM CITTADINANZA ATTIVA - IL LINK https://referendumcittadinanza.it/
REFERENDUM CITTADINANZA
Grazie a questo referendum verranno ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Questa semplice modifica rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2.500.000 persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita.
Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. Diritti oggi negati.
Il Referendum vuole allineare l’Italia ai maggiori paesi europei che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.
Siamo figlie e figli d’Italia.
PARTNER
Il comitato promotore è aperto alle adesioni di qualsiasi organizzazione voglia aiutare la campagna di raccolta firme.
Finora hanno aderito:
Associazioni
Italiani senza Cittadinanza, CoNNGI, Idem Network, Libera, Gruppo Abele, Società della Ragione, A Buon Diritto, ARCI, ActionAid, Oxfam Italia, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Forum Disuguaglianze Diversità, Recosol, MAEC, InMenteItaca, Le Contemporanee, InOltre Alternativa Progressista, ASGI
Partiti
giovedì 12 settembre 2024
domenica 1 settembre 2024
PRC: lavoriamo per unità della sinistra radicale in Europa