AGGIORNAMENTO BACHECA P.R.C. VIMODRONE
venerdì 17 ottobre 2025
mercoledì 1 ottobre 2025
venerdì 12 settembre 2025
ADESIONE PRC VIMODRONE all'iniziativa del COMITATO MARTESANA CONTRO LE GUERRE
Dopo la riuscitissima adesione e partecipazione di molte realtà politiche, sociali, associative della zona Martesana del 14 giugno 2025 a Gorgonzola, rinnova il proprio impegno a mobilitarsi per rimettere al centro le politiche di DISARMO e ribadire il NO A TUTTE LE GUERRE e lo STOP AL GENOCIDIO in Palestina.
Invitiamo tutte le forze politiche, le associazioni, le/i cittadine/i del nostro paese ad aderire e partecipare all’iniziativa e ad inviare una e-mail di adesione al comitato promotore.
PRC VIMO - Vimodrone (MI)
12 settembre 2025
lunedì 8 settembre 2025
mercoledì 27 agosto 2025
martedì 12 agosto 2025
GENOCIDIO
Perché è importante dire «genocidio»
Niente testimoni Nella sua essenza, genocidio è una parola giuridica: più precisamente, una parola appartenente al linguaggio del diritto internazionale. È in quel contesto che è nata ed è in quel contesto che ha titolo per venire in rilievo
FRANCESCO PALLANTI
Genocidio è, certo, una parola intrisa di implicazioni morali. Ma è anche, e soprattutto, una parola carica di significati giuridici. Anzi, nella sua essenza, è una parola giuridica: più precisamente, una parola appartenente al linguaggio del diritto internazionale. È in quel contesto che è nata ed è in quel contesto che ha titolo per venire in rilievo.
A fronte delle polemiche in atto sulla liceità del suo impiego a qualificazione delle azioni di Israele a Gaza, occorre anzitutto evidenziare che non è una questione di opinioni. La definizione dei comportamenti che configurano il genocidio e l’individuazione puntuale dei crimini a esso connessi si trovano nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948; e l’ascrivibilità di determinati fatti ai comportamenti vietati, unitamente alla loro sanzione, è competenza della Corte internazionale di giustizia (Cig) e della Corte penale internazionale (Cpi), nei casi in cui si tratti di far valere, rispettivamente, responsabilità gravanti sugli Stati o su singole persone.
Entrambe le corti sono, in effetti, attualmente all’opera. La Cig ha rifiutato, il 26 gennaio 2024, di archiviare l’accusa mossa a Israele dal Sudafrica, ritenendo plausibile che quello in corso a Gaza sia effettivamente un genocidio. Da allora, per ben tre volte i giudici hanno disposto il rafforzamento delle misure cautelari di prevenzione, a testimonianza di una plausibilità non solo persistente, ma crescente (basti pensare all’escalation degli attacchi terroristici contro i giornalisti). Il che obbliga Israele e tutti gli Stati contraenti, tra cui l’Italia, ad adoperarsi per impedire la prosecuzione delle violenze.
La Cpi, dal canto suo, ha incriminato, il 21 novembre 2024, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’allora ministro della difesa Yoav Gallant (oltre a membri della dirigenza di Hamas), con l’accusa di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità: atti solitamente correlati, se non preordinati, al genocidio.
Non è qui possibile ripercorrere gli argomenti spesi nel dibattito giuridico che ne è seguito, salvo segnalare che la quasi totalità degli esperti – principalmente giusinternazionalisti e storici specializzati in genocidi – concorda nel ritenere possibile individuare un intento genocidario nelle dichiarazioni e nelle azioni dei vertici politici israeliani, peraltro trasversalmente agli schieramenti politici (si ricordino le parole del presidente Herzog, esponente laburista, sulla colpevolezza di tutti gli abitanti di Gaza).
Lungi dall’avere mero rilievo nominalistico, insistere nel chiedere di qualificare giuridicamente come genocida l’azione di Israele può essere ritenuto espressione della perdurante fiducia nella capacità del diritto internazionale di fermare la violenza, anche per via del ricordato obbligo di prevenzione che la Convenzione fa gravare sugli Stati firmatari: il che significa obbligo di interrompere i rapporti con cui Israele continua a procurarsi denaro, munizioni e sostegno per proseguire gli attacchi. Prevenire è, d’altronde, lo scopo principale del diritto: comminare sanzioni a chi ha tenuto comportamenti vietati è importante, ma decisivo è riuscire a evitare che quei comportamenti siano tenuti.
È una sfida epocale: fermare le armi con le regole (e, cioè, con le parole), opporre alla brutalità della violenza militare la logica della ragione giuridica. Ma è la sfida di sempre: la stessa che dopo la seconda guerra mondiale, sulla scorta del «mai più!» gridato ad Auschwitz, condusse la comunità internazionale a immaginare una nuova epoca improntata alle regole della pace e della diplomazia. L’alternativa, ora come allora, è reagire alla violenza con la violenza: vale a dire, arrendersi all’arbitrio della guerra.
È per questo che oggi è così importante dire genocidio: perché chi lo dice alimenta una speranza di pace, dimostrando di credere che, nonostante tutto, la ragione, tramite il diritto, è ancora capace di indicare la strada per punire i colpevoli e, soprattutto, prevenire ulteriori lacrime innocenti.

mercoledì 6 agosto 2025
lunedì 28 luglio 2025
DAZI NOSTRI...
ANTONELLO PATTA - NAZIONALE P.R.C.
Caporetto dell'Europa di fronte a Tump: dazi al 15% su tutte le merci esportate negli Usa, 50 su acciaio e alluminio. Apertura dell'Europa ai prodotti agricoli Usa ( ogm compresi?), aquisto di 250 miliardi di energia all'anno dagli Usa, acqusto sempre dagli "alleati"della maggior parte di armi previste nel mostruoso piano di riarmo varato dalla UE. Non basta! Dovremo investire 600 miliardi all'anno negli Usa che si aggiungono ai 300 miliardi di risparmio europeo drenati ogni anno dai grandi fondi e portati oltre oceano. Tutto questo oltre sl prezzo pagato dall'Europa per la svalutazione del dollaro. Dopo le scelte della guerra autodistruttive per il vecchio continente siamo di fronte alla conferma che le classi dirigenti europee non sono stupide, ma servi prezzolati per portare al suicidio politico e militare e alla distruzione di quel che resta del modello sociale europeo. Liberarsi di questi lacchè, riconquistare l'indipendenza dell'Europa in un mondo multilaterale, di cooperazione e di pace sono aspetti della stessa lotta.






















